«In un'epoca in cui c'è un'iperproduzione, un'iperstrutturazione, tentare di svuotare le canzoni è molto difficile e quindi ho chiamato Charlie, perché secondo me nell'urban ha già fatto ampiamente questo tipo di processo; [...] avevo bisogno di una lettura più fresca proprio del suono. [...] Con Charlie ho attuato un processo di sottrazione. Abbiamo mandato il brano, lui è rimasto entusiasta anche perché secondo me è anche molto diverso da quello che lui normalmente fa: l'ha colpito ed emozionato, come ha emozionato molte persone che lavorano con me e anche me stessa, proprio perché è una canzone molto pura, ha un testo che è un fiume in piena e ti racconta benissimo tutto quello che deve dire. [...] Ho fatto tanta fatica, non tanto da un punto di vista d'interpretazione, più che altro da un punto di vista vocale, perché è una canzone molto difficile, ha una linea melodica molto complessa da gestire, però al contempo sono contenta perché credo che dopo tanti anni venga fuori il mio timbro vocale in tutte le sue sfaccettature.»
Parlando con Vanity Fair, Michielin ha inoltre raccontato il significato del titolo del brano e la scelta della copertina:[7]
«È una questione un po' simbolica, attitudinale. Mi sento un po' in minoranza in questa nuova realtà che ogni tanto mi schiaccia. Ma sento di avere la natura dalla mia parte. Ho un background bucolico nel cuore che diventa la mia forza. Sono tra questi due mondi. Inizialmente ho vissuto male questa mia condizione. Mi sono sentita combattuta in queste due realtà, stavo male. Ho pensato di farci un disco. [...] Nella cover il manga rappresenta l'evasione, da piccola ho sempre usato i fumetti per staccarmi dalla realtà. La natura per me è manga. Invece nella foto c’è un palazzo di mattoni, l'urban.»
Accoglienza
Luca Dondoni de La Stampa afferma che il Cheyenne rappresenta «un brano totalmente inedito» testimone della «capacità di essere eclettica» di Michielin. Dondoni definisce il singolo «romantico, nostalgico, pieno di contrasti con un cuore electro-pop», in cui «la voce di Francesca si lega bene alla proposta produttiva di Charlie Charles, agli archi e alle percussioni digitali».[8]Paolo Giordano, scrivendo per Il Giorno vede nel brano «il frutto di una evoluzione» dell'artista la quale «avvolge un brano nostalgico dai forti chiaroscuri», descrivendolo come «un quadro naturale, talvolta irsuto e selvaggio con vocalizzi arditi e talvolta tribale grazie a percussioni digitali e taglienti».[9]
Giovanni Ferrari di Billboard Italia ha spiegato che il brano presenta un «sound electro-pop» che «risulta modernissimo, seppur ancorato alla forma tradizionale della canzone». Il giornalista inoltre riscontra che il testo narra di «un viaggio che per forza di cose ha a che fare con la nostalgia e con il peso del ricordo» in cui «è chiarissima la presenza di Mahmood, ormai riconoscibilissimo tra un'immagine e l'altra».[10]
Video musicale
Il video, diretto da Jacopo Farina, è stato reso disponibile il 21 novembre 2019 e mostra la cantante divertirsi ad una festa. In alcune scene appare anche Charlie Charles.[11][12]