Il castagno, considerato come il più famoso e grande d'Italia[4] (oltreché il più grande e antico d'Europa e uno dei più antichi al mondo) e oggetto di uno dei più antichi atti di tutela naturalistica - se non il primo del genere - in Italia, è stato studiato da diversi botanici e visitato da molti personaggi illustri in epoche passate. La sua storia si fonde con la leggenda di una misteriosa regina e di cento cavalieri con i loro destrieri, che, si narra, vi trovarono riparo da un temporale[5].
Nel 1982 il Corpo forestale dello Stato lo ha inserito nel patrimonio italiano dei monumenti verdi, forte di 22.000 alberi di notevole interesse, ed evidenziato tra i soli 150 di eccezionale valore storico o monumentale[6].
Nel 2021 è stato eletto « albero italiano dell'anno 2021 ». Uno studio del C.R.E.A. (2022) ha ricalcolato l'età: ha 2 200 anni[1][2][3][7].
Storia
L'albero si trova nel bosco di Carpineto – un tempo posto nel territorio dell'ex contea di Mascali –, nel versante orientale del vulcanoEtna, in prossimità della zona D del Parco dell'Etna.
Diversi autori di botanica concordano sulla sua vetustà ma non sull'età: avrebbe dai duemila ai quattromila anni e, stando alla tesi del botanico torinese Bruno Peyronel, potrebbe essere l'albero più antico d'Europa ed il più grande d'Italia (1982)[8][9][10].
Le prime notizie storiche sul Castagno dei Cento Cavalli sono documentate già nel XVI secolo. Nel 1611 ne parlò Antonio Filoteo[11], mentre nel 1636, ne «Il Mongibello», Pietro Carrera descrisse maestoso il tronco e l'albero «...capace di ospitare nel suo interno trenta cavalli»[12].
Il 21 agosto 1745 venne emanato un primo atto dal «Tribunale dell'Ordine del Real Patrimonio di Sicilia»[13], con il quale si tutelava istituzionalmente il Castagno dei Cento Cavalli ed il vicino Castagno Nave.[14] Questo documento si configura, in virtù del periodo storico (fine del XVIII secolo), tra i primi atti - se non il primo in assoluto - di tutela ambientale prodotti in Italia.
«... Or volendo noi che a somiglianti alberi non s'irrogasse il minor danno, o nocumento sia con tagli, sia con fuoco, sia con altra incisione, o sfrondamento che ridondar potesse in lor pregiudizio, ma che soltanto si conservassero illesi, et intatti da chiunque dannifera invasione, per scorgersi in ogni tempo con pari piacere, e maraviglia la smisurata, straordinaria loro mole; fidati sul vostro zelo, et accortezza specialmente sulla cura indossata di detto Bosco, abbiamo stimato far a voi le presenti con le quali ordiniamo di dover con tutta diligenza, et ugual premura invigilare a che non fosse apportato ai cennati alberi di Castagno, o di altra sorte che siino, danno, o pregiudizio alcuno, o con tagli, o con fuoco, o con altra forma, e maniera che potesse andar da inferirgli il loro decadimento; ma che venissero custoditi, e curati con tutt'attenzione, conforme ce lo persuadiamo dalla vostra buona condotta; imponendo delle pene pecuniarie, personali, carcerazioni, o altro a' Campieri, Guardiani; e Gabelloti, di esso Bosco, affin di accertarsi l'intento della conservazione di detti alberi, e mantenersi con ciò sempre più viva e recente la memoria di una tale naturale maraviglia, che è di stupore ad ognuno, e di decoro a questo Regno: mercé noi in vigor delle presenti vi concediamo tutta la facoltà e potestà necessaria e le nostre veci ancora in disponere ciò che voi giudicherete proprio, e corrispondente alla conservazione di detti alberi, a non altrimenti.»
(Dat. Pan. Die 21 (rectius 12) (9)Augusti 1745. II principe Corsini De Spucches P. - Filangeri M. R. Laredo Cons. Asmundo Paternò F. P. D. Blasius Miano Mag. Not: All'Ill. Duca di Tremistieri Rettore del Bosco del Carpinetto sopra Mascali delle pertinenze della Mensa di Catania)
L'insigne naturalista catanese Giuseppe Recupero in Storia naturale e generale dell'Etna (1815) descrisse accuratamente l'albero[15]:
«La figura esterna del nostro Castagno è una ellissoide, il suo diametro maggiore è da Tramontana a Mezzogiorno, ed il minore da Ponente a Levante. L'esterna sua circonferenza misurata a fior di terra è di palmi duecento ventisei (1 palmo equivale a circa 0,25 m pertanto la circonferenza era di circa 57 m)...Il suo diametro maggiore si è ritrovato palmi ottanta (20 m) ...Pare che qualche turbine, o altro accidente abbia rotto quest'arbore; ma vi ha contribuito anche la mano dell'uomo; restando ancora visibili i colpi di scure. ....Cosicché tutto il divisato fusto è diviso per le menzionate aperture in tanti pezzi, o segmenti, che vengono tutti a corrispondersi esattamente, onde l'occhio da per se stesso riconosce essere un solo ceppo...Nel concavo di questo gran pedale a lato dell'apertura di Levante vi è fabbricata una capanna, ove si ripongono le castagne; al fianco opposto vi è un forno capace di cuocere un tumulo di pane; e nel mezzo vi è una casa fabbricata a secco... lunga ventidue palmi da Tramontana a Mezzogiorno, larga quattordici. Nell'ultima visita, che feci a questo nobilissimo Castagno l'anno 1766, ritrovai la casa molto deteriorata»
L'esistenza della casa sotto le fronde del castagno, si può notare nel quadro di Jean-Pierre Houël.
È stato ritratto da molti viaggiatori del Grand Tour, fra i quali Patrick Brydone[16][17] e Jean Houel. Quest'ultimo, nel 1782, lo descrisse e ritrasse nel suo Voyage Pittoresque des Isles de Sicilie, de Malte, et de Lipari,[18][19][20] utilizzando, tra l'altro, le seguenti parole:[21]
«La sua mole è tanto superiore a quella degli altri alberi, che mai si può esprimere la sensazione provata nel descriverlo. Mi feci inoltre, dai dotti del villaggio raccontare la storia di questo albero (che) si chiama dei cento cavalli in causa della vasta estensione della sua ombra. Mi dissero come la regina Giovanna recandosi dalla Spagna a Napoli, si fermasse in Sicilia e andasse a visitare l'Etna, accompagnata da tutta la nobiltà di Catania stando a cavallo con essa, come tutto il suo seguito. Essendo sopravvenuto un temporale, essa si rifugiò sotto quest'albero, il cui vasto fogliame bastò per riparare dalla pioggia questa regina e tutti i suoi cavalieri.»
A seguito del dipinto e delle belle parole che Houel dedicò all'artista, l'amministrazione comunale ha deciso di dedicargli una via, proprio nei pressi dell'albero.
Inoltre, è stato oggetto di studio da Alberto Fortis in Della coltura del castagno (1780), che lo trovò degradato[8]. Una leggenda narra che ivi trovò rifugio, durante una tempesta, l'imperatrice Isabella d'Inghilterra, terza moglie di Federico II e i suoi cento cavalieri.[9][22][23][24][25]
Nel 1923 il tronco principale dell'albero fu intaccato da un incendio, che, secondo una non comprovata tradizione orale, sarebbe stato appiccato per ritorsione da alcuni abitanti di Giarre, cui era invisa l'autonomia amministrativa ottenuta dal paese di Sant'Alfio (proprio dal comune giarrese).
Il fondo dove sorge il castagno era di proprietà della nobile famiglia santalfiese dei Caltabiano e venne usato come luogo di conviviali e banchetti per ospiti illustri[26]. Nel 1965 l'albero fu espropriato e dichiarato monumento nazionale.[27] Solo alla fine del XX secolo alcuni enti locali hanno avviato una serie di studi per tutelare e conservare il castagno.[28]
Il programma televisivo scientifico Superquark, trasmesso sul canale Rai Uno, studiò il DNA, prelevato dal castagno. In base ai risultati ottenuti, si poté affermare che il castagno potrebbe avere la più grande circonferenza del mondo[29], prima di un grande cipresso presente in Messico e largo 38 m Tale tesi, tuttavia, è ancora al vaglio della comunità scientifica, che si sta nuovamente occupando delle peculiarità dell'albero.[28]
Il castagno dei cento cavalli è il titolo di un romanzo di Cristina Cassar Scalia, pubblicato nel 2024, ispirato al celebre albero monumentale.[30]
Il Riconoscimento UNESCO
Tra il 28 settembre ed il 1º ottobre 2006 si svolse a Sant'Alfio il Convegno Internazionale: "L'Unesco e la tutela dei Beni Ambientali per uno sviluppo sostenibile: Il Castagno dei Cento cavalli" che si concluse con la dichiarazione dell'albero come Monumento Messaggero di pace:
«Il luogo, ammirato per la sua selvaggia facies da tutti i visitatori settecenteschi ed ottocenteschi, è stato e continua ad essere simbolo di evocata fertilità. Il Castagno infatti è testimonianza della potenza generatrice della natura fecondante e, a sua volta fecondo e fruttifero, è rinomato universalmente per essere simbolo della forza della vita che nasce e sempre si rigenera. Attorno al suo tronco richiama da tutto il mondo coppie di innamorati e così perenne ed infinito diventa il dialogo tra gli uomini e la natura, in un connubio senza fine che coinvolge insieme la ricchezza e la fertilità dell'albero e del suolo e l'operosità dell'uomo. Rituali e leggende sono legati al Castagno millenario. Ricco di fascino è quel Mito che vuole che in una notte burrascosa una Regina di nome Giovanna sia stata amata dai Cento Cavalieri del suo seguito che con lei avevano trovato rifugio nel tronco del maestoso albero[31].»
Descrizione
Il castagno misura circa 23 m di circonferenza del tronco, per 22 m d'altezza[32].
Oggi si presenta costituito da tre polloni (fusti), rispettivamente di 10,50, 23 e 23,60 m. Negli ultimi anni il libro dei Guinness dei primati ha registrato il Castagno come l'albero più grande del mondo, per la rilevazione del 1780, quando furono misurati ben 57,9 m di circonferenza con tutti i rami.
Altri alberi plurisecolari etnei
Nelle vicinanze dell'albero, a circa quattrocento metri, si trova un altro castagno con almeno mille anni di vita, il « Castagno della Nave »[33]. Questo castagno sarebbe, secondo alcuni studi, il secondo per antichità e grandezza in Italia. La circonferenza misura 20 m ed è alto 19 m[32].
Sempre nel versante orientale dell'Etna, ma in territorio di Zafferana Etnea, si trova un leccio (specie di quercia) quasi millenario: l'Ilice di Carrinu. La circonferenza è 4 m ed è alto 19 m[32].
Altro albero è il « Castagno della Navotta », così denominato già nel 1867[34]. Si conosce pure l'esistenza del « Castagno di Sant'Agata »[35] (chiamato anche Arrusbigghiasonnu 'Risveglia sonno', forse per il cinguettio degli uccelli o forse per le fronde basse che destavano improvvisamente dal sonno qualche carrettiere passante[senza fonte])
Albero italiano dell'anno 2021
Nel 2021 vince il concorso Albero Italiano 2021, iniziativa indetta e promossa dalla Giant Trees Foundation Onlus per rappresentare l'Italia nel 2022 per il titolo di European Tree of the Year[36].
Leggenda
Si narra che una Regina, con al seguito cento cavalieri e dame fu sorpresa da un temporale, durante una battuta di caccia, nelle vicinanze dell'albero e proprio sotto i rami trovò riparo con tutto il numeroso seguito. Il temporale continuò fino a sera, così la regina passò sotto le fronde del castagno la notte in compagnia, si dice, di uno o più amanti fra i cavalieri al suo seguito.
Non si sa bene quale possa essere la regina, secondo alcuni si tratterebbe di Giovanna d'Aragona[37] oppure secondo altri l'imperatrice Isabella d'Inghilterra, terza moglie di Federico II, secondo altri ancora si tratterebbe di Giovanna I d'Angiò la cui storia verrà collegata all'insurrezione del Vespro (XIV-XV secolo).
Alcuni di questi racconti, molto probabilmente, sono frutto di fantasia popolare; infatti è quasi certo che la regina Giovanna d'Angiò, pur essendo nota per una certa dissolutezza nelle relazioni amorose[38], non fu mai in Sicilia[39].
Nell'Ottocento il poeta siciliano Giuseppe Borrello mette il versi la leggenda della regina Giovanna:
«Un pedi di castagna/tantu grossu/ca ccu li rami/so' forma un paracqua/sutta di cui si riparò/di l'acqua,/di fùrmini, e saitti/la riggina Giuvanna ccu centu cavaleri,/quannu ppi visitari Mungibebbu/vinni surprisa di lu timpurali./D'allura si chiamò/st'arvulu situatu/ 'ntra 'na valli/lu gran castagnu/d'i centu cavalli.»
(Giuseppe Borrello, in Santi Correnti, Leggende di Sicilia e loro genesi storica, Longanesi, 1975, p.150; 2ª ed., Palermo, Palumbo, 1993.)
La maestosità del castagno ha ispirato al poeta catanese Giuseppe Villaroel il sonetto:
«Dal tronco, enorme torre millenaria,
i verdi rami in folli ondeggiamenti,
sotto l'amplesso querulo dei venti,
svettano ne l'ampiezza alta de l'aria.
Urge la linfa, ne la statuaria
perplessità de le radici ergenti,
sotto i lacoontei contorcimenti,
dal suolo che s'intesse d'orticaria.
E l'albero - Briareo lignificato -
ne lo spasimo atroce che lo stringe
con catene invisibili alla terra,
tende le braccia multiple di sfinge
scagliando contro il cielo e contro il fato
una muta minaccia ebbra di guerra.»
(Giuseppe Villaroel, in Santi Correnti, Ecologia e storia in Sicilia, Catania, CUECM, 1984, p.14.)
Un altro poeta etneo, Carlo Parisi, lega in una descrizione poetica i tre santi fratelli martiri, Alfio, Cirino e Filadelfo al castagno:
«A sera dolce: al fresco di rugiada ora prendon beltà le vigne in fiore, ora ne' trebbi della lenta strada co' cavalieri delle tue convalli dormono i tre fratelli del Signore sotto il castagno dei cento cavalli.»
Nino Muccioli, nel suo Leggende e racconti popolari della Sicilia (2012), racconta di una singolare credenza legata al Castagno: chi un tempo voleva essere sicuro di avere un figlio maschio (ambizione molto diffusa nella cultura contadina) doveva concepirlo sotto la sua chioma; infatti tale massaro Tanu era riuscito ad avere due gemelli maschi dopo tre figlie femmine.
^Censimento Nazionale degli alberi monumentali 1982, su www3.corpoforestale.it (archiviato dall'url originale il 26 giugno 2014). Secondo una nuova e più precisa datazione basata sul suo Dna, l'albero più vecchio d'Italia ha 2.200 anni, meno dei 3-4 mila di una precedente stima
^Atti del Convegno Internazionale 'L'Unesco e la Tutela dei Beni Ambientali per uno sviluppo sostenibile: IL CASTAGNO DEI CENTO CAVALLI", Sant'Alfio 29-30 Settembre - 1 Ottobre 2006 - United Nations Educational Scientific Cultural Organizations, con il patrocinio della Commissione Nazionale Italiana UNESCO.
AA. VV., Un castagno, una Regina - la leggenda del Castagno dei Cento Cavalli nei racconti dei viaggiatori del '700 e '800, Catalogo della mostra (Sant'Alfio, Palazzo Comunale, agosto 1999), Santa Venerina 2000 (con indicazione delle fonti storiche).
S. Arcidiacono, Guida naturalistica della provincia di Catania, Catania 2003, pp. 110–113 (con indicazioni bibliografiche a p. 246).
S. Boscarino, Il restauro in Sicilia in età borbonica 1734-1860, in «Restauro», a. XIV (1985), n. 79, p. 11.
M. Caltabiano, Il Castagno dei Cento Cavalli, un monumento di sicilianità, in «La Sicilia», 23 agosto 2005, p. 40.
F. Pelluzza, Cenni storici dell'origine del comune di Sant'Alfio, Catania, 1971.
G. Recupero, Storia naturale e generale dell'Etna, Catania 1815.
Alcune stampe d'epoca del castagno, su comune.sant-alfio.ct-egov.it. URL consultato il 4 febbraio 2010 (archiviato dall'url originale il 10 maggio 2012).
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