Collocato nella parte nord-orientale della città, si estende principalmente nel quartiere Q. XXIX Ponte Mammolo e, in misura minore, nel quartiere XXI Pietralata.
Casale nuovo di Aguzzano, nel Parco di Aguzzano.[4]
Altri casali edificati per la società A.L.B.A., nel Parco di Aguzzano.[4]
Villa Farinacci - La Torre su viale Rousseau. Palazzina del XX secolo (1940), domicilio romano di Roberto Farinacci, in seguito ristorante, centro sociale e oggi di proprietà del Comune di Roma.
Resti del ponte della Cecchina. Trattasi di blocchi di pietra del ponte di via Nomentana sul fosso della Cecchina. Il ponte fu distrutto nel 1963 per realizzare la fogna collettore sotto l'odierna via Arturo Graf. I blocchi sono siti all'incrocio di viale Kant con via Nomentana sul lato di Parco Marchi.[7]
Villa romana della metà del I secolo a.C.. La villa, venuta alla luce nel 1982, è sita presso il Casale Nuovo di Aguzzano.[9]
Ruderi archeologici presso il Casale Vecchio di Aguzzano. L'impianto è in calcestruzzo e selce con impronte di blocchi in opera quadrata.[3]
Villa romana in via Diego Fabbri. La villa si trova in cima ad una collina. Consta di vari ambienti tra cui: terme, locali residenziali, rustici e di servizio. Dei lavori di ristrutturazione proseguono fino al V secolo d.C.[10]
Parco Petroselli, situato tra via Nomentana e viale Carlo Marx.
Terreno molto vario, con viali di pini, boschetti, prati, vie asfaltate e sterrate, dislivelli. Raggiungendo piazza Hegel, piazza sita lungo il suddetto viale Carlo Marx, si accede direttamente al parco di Aguzzano.
«Voltarono fuori dalla Tiburtina su per via Casal dei Pazzi che puntava tra le grandi spianate dei campi coltivati, coi solchi a zig zag, e i piccoli fabbricati bianchi di calce, i cantieri, i mozziconi di case. Non c'era un'anima, e sotto il sole che cuoceva l'asfalto della strada e l'agro si sentiva solo la voce del Riccetto che cantava.»
Da Una vita violenta:
«Passato il ponte sull’Aniene, si andava avanti ancora un pochetto fino a una pizzeria, e poi si voltava a sinistra per Via Casal dei Pazzi. Lí ancora non c’era l’illuminazione, come in tutta la borgata, ch’era di casette piccole e bianche di calce, mezze costruite e mezze no, con qualche grattacieletto sparso qua e là. A metà di Via Casal dei Pazzi, tutta bianca, c’era la chiesa, e lí accanto, la casa del prete. Dall’altra parte della strada, tutti prati e orti, con in fondo le luci di Montesacro.»
A menzionare Casal de' Pazzi è anche lo scrittore Ugo Moretti nel suo racconto La strada insieme, fratello, contenuto nella raccolta Nuda ogni giorno, pubblicata nel 1961 dall'editore milanese Canesi.
«Hanno fregato Filiberto... Io li ho visti arrivare dalla Tiburtina e ho dato il segnale... Filiberto e Pitto Pallone stavano smontando le ruote a un millenove e hanno tagliato verso il raccordo. Ma c'era almeno un plotone, scaglionato tra Casal de' Pazzi e Tiburtino. Manco fosse stato il mostro di Latina...»