Dal 1912, la Bièvre, che allora era il secondo fiume di Parigi e correva attraverso il XIII e il V arrondissement, è stato ricoperto lungo tutto il suo percorso urbano.
Etimologia
Essa deve forse il proprio nome al latinobiber, il castoro, scomparso nella zona già dal XIII secolo, ma potrebbe anche derivare da beber, che significa anche di colore bruno, come le sue acque. Nel 1787 la sua denominazione era ruisseau des Gobelins in riferimento a Gilles Gobelin, tintore dello scarlatto, che si stabilì sulla riva della Bièvre sotto Francesco I verso il 1500, in quello che diventerà l'attuale îlot de la Reine Blanche e quartiere della Manifattura dei Gobelins.[2] D'altronde essa è indicata sotto questo nome sulla pianta dell'intendenza di Guyancourt[3].
Geografia
Con un percorso di 34,6 km[1] la Bièvre nasce nel quartiere di Bouviers a ovest di Guyancourt, ad un'altezza s.l.m. di 159 m.
Sfocia a Parigi all'incrocio di tre arrondissement, il XIII, il XII e il V, a 37 m s.l.m.
La Bièvre, già fortemente modificata dall'uomo (pulitura, aggiustamento degli argini, ecc.) è più volte citata nella giurisprudenza degli anni 1700 riguardante acque e foreste.[4]
Il 26 fruttidoro dell'anno III (12 settembre 1795), Oberkampf si presentò come acquirente dell'antico fondo agricolo regio di Bouviers a Guyancourt, con lo scopo di poter controllare la qualità delle acque della Bièvre, la cui sorgente si trovava sulle terre di questo fondo. Fino al XVII secolo i terreni a valle della sorgente della Bièvre erano zone paludose. La carta di Cassini non cita queste paludi ma solo la traccia della Bièvre.[5] Una prima palude, chiamata étang de la Minière (stagno della Miniera), comparve sulla pianta dell'intendenza della parrocchia di Guyencourt nel 1787[6].
Le paludi si crearono nel corso dei tempi. I problemi degli invasi delle paludi e della manutenzione delle rive e delle dighe sono permanenti. Ad esempio nel 1819 il consiglio della salubrità di Parigi, presieduto dal prefetto, affidò uno studio al signor Pariset, con il compito di ricercare le cause delle acque basse permanenti della Bièvre a Parigi. Questi indicò nel suo rapporto:[7]
«Non si può negare che, nella sua parte superiore il letto della Bièvre non sia fortemente trascurato. Dalla sua sorgente fino al villaggio di Buc, […] questo letto è imbottito di una prodigiosa quantità di erbacce parassite che per la loro crescita consumano una gran quantità di acqua. […] In tutta la vallata del Moulin-Renard vi sono parti di terreno sommerso, pantani, acquitrini, ove l'acqua che li forma ristagna in pura rovina. […] a causa delle fenditure che sono state fatte nelle rive. L'acqua fluisce dal suo letto…»
Nel 1879 fu costruita la batteria del Ravin de Bouviers alla sommità del burrone di Bouviers, sovrastante la valle della Bièvre. La batteria fu impiantata nell'attuale foresta di Versailles al limite del settore militare di Satory. La batterie fu eretta sulla presa dell'acquedotto situata tra la palude di Saint-Quentin e Versailles. Certe traverse poggiano sulle strutture dell'acquedotto.
Situazione attuale
Si possono identificare due tratti:
A monte del parco Heller ad Antony, la Bièvre scorre a cielo aperto e costituisce un tracciato apprezzato dagli escursionisti. Essa è mantenuta dal Sindacato intercomunale per il risanamento della valle della Bièvre (SIAVB).[8]
A Guyancourt essa attraversa le paludi de La Minière, situate nella foresta di Versailles.
A partire dal parco Heller di Antony, la Bièvre è canalizzata ed interrata per quasi tutto il suo percorso. Essa fa quindi parte della rete delle fogne di Parigi.[9]
Nel 2003 Fresnes finanziò la creazione del parco "des Prés de la Bièvre"[10] che consentì di portare alla luce un troncone di 200 m della Bièvre ad un costo di costruzione di mezzo milione di Euro.[11]
Durante l'autunno 2010 è stata organizzata una consultazione ad Arcueil e Gentilly dal Consiglio generale della Val-de-Marne, sulla ricostituzione del letto naturale della Bièvre, per farla ricomparire laddove questo sia possibile.[12]
Nel 2016 è stato riaperto un tratto di 600 m lungo l'avenue Flouquet a L'Haÿ-les-Roses.
La Bièvre e Versailles
Per alimentare d'acqua le numerose fontane della reggia di Versailles, gli ingegneri spinsero le acque della Senna con la macchina di Marly e captarono le acque del ruscellamento del plateau di Saclay, che si gettavano nella Bièvre e le portarono a Versailles con l'acquedotto di Buc.
Il Sindacato dell'Yvette e della Bièvre (SYB), in accordo con lo SIAVB, decise di reinstaurare i canali di alimentazione dell'acquedotto allo scopo di rialimentare le fontane di Versailles con le acque pluviali del plateau di Saclay, per limitare i rischi di inondazioni nella valle della Bièvre.
Affluenti
La Bièvre riceve successivamente i seguenti affluenti:
il rio Saint-Mard o rio di Saint-Marc (destra orografica)
Questa palude della riva sinistra potrebbe essere quella di cui parla Tito Labieno nel suo tentativo di conquistare Lutezia (52 a.C., ipotesi discussa da lungo tempo (nel 1852 da Quicherat, per esempio.[14])
Nel XVI secolo, nella notte tra l'8 e il 9 aprile 1579, una violenta piena della Bièvre, qualificata poi come «il diluvio di Faubourg Saint-Marcel», travolse dodici edifici con decine di abitanti sorpresi nel sonno e danneggiò gravemente la proprietà di Nicolas Houël, erborista, farmacista e filantropo. Durante questa piena l'acqua salì da 4 a 5 metri, raggiungendo il secondo piano delle case.[15] Oltre al fatto che si era costruito in zona soggetta ad inondazione, questa piena poteva essere dovuta alla rottura di antichi depositi sedimentari mobili, prima trattenuti da sbarramenti di castori, che fino alla loro scomparsa, tra il XII e il XIII secolo, avevano popolato, per non dir creato, le grandi paludi di Guyancourt[16] Queste paludi sono state sostituite dagli "stagni della Minière", creati a partire dal XVII secolo da Colbert per alimentare il parco di Versailles e regolare le piene del fiume.[17] Quanto ai castori, una volta abbondanti in gran parte dell'Eurasia, sono stati oggetto di caccia per le loro pellicce, per il castoreo e per le loro carni; nelle regioni densamente abitate e coltivate in Francia, essi non sono stati più segnalati dal XIII secolo.
La Bièvre è stata deviata nel XII secolo dal suo corso naturale all'altezza dell'attuale Jardin des Plantes per alimentare l'antica abbazia di San Vittore sulla "Terra di Alez".
Lo sfocio principale del fiume si trovava allora in rue de Bièvre (5º arrondissement) grazie al "canal des Victorins". Quest'ultimo non ha mai prosciugato il corso naturale, sboccando attraverso la rue Nicolas-Houël all'attuale place Valhubert, estuario d'origine. Progressivamente riempito (nella misura in cui il corso naturale ritrovava la sua portata, in ogni caso modesta), il "canal des Victorins" seguiva il viale René Jeannel del "clos Patouillet",[18] classificato con l'insieme degli edifici, monumento storico il 24 marzo 1993,[19] il corso Henri Becquerel e il giardino alpino nel Jardin des Plantes, passava sotto il ponticello della rue du Ponceau (poi rue de Seine, oggi rue Cuvier), poi seguiva il fossato ovest del campus de Jussieu fino alla rue du Cardinal-Lemoine. L'arco della cinta di Filippo Augusto gli consentiva di passare oltre il muro.
Essa esiste oggi (visite un mercoledì al mese) sotto l'ufficio delle poste all'angolo della rue des Écoles, a −10 m.
Là il tracciato faceva un angolo retto all'altezza dell'attuale chiesa di Saint-Nicolas-du-Chardonnet, seguiva l'attuale rue des Bernardins, girava ancora ad angolo retto all'ingresso della rue de Bièvre, per gettarsi nella Senna ai Grands Degrés, di fronte all'arcivescovado.
Dal 1860 iniziò, per motivi d'igiene, la copertura della Bièvre.
La parte del fiume, a monte, fu progressivamente canalizzata e ricoperta, poiché suscitava proteste e recriminazioni contro i fetori dei mattatoi, degli ospedali, delle fogne, dei conciatori di cuoio e di pelli ovine e caprine e degli altri tintori, che si lamentavano a loro volta dei mulini, che provocavano frequenti interruzioni della portata su una pendenza così leggera.
La toponimia del 5º arrondissement, e soprattutto quella del 13º, sono indissociabili dalla storia di questo corso d'acqua, che non è scomparso che a causa dei problemi d'igiene dovuti al suo eccessivo sfruttamento, imprevidente dei problemi ambientali, del XIX secolo. Nel suo Grande dizionario universale del XIX secolo, Pierre Larousse afferma:
(FR)
«La Bièvre pénètre dans Paris entre les portes d'Italie et de Gentilly traverse par plusieurs bras, qui ne sont que des ruisseaux infects, les faubourgs Saint-Marcel et Saint-Victor, et finit sous forme d'égout recouvert sur le quai de l'Hôpital. Cette rivière alimente de nombreuses tanneries, blanchisseries, teintureries et, entre autres, la fameuse manufacture des Gobelins. Bien que la largeur de la Bièvre ne dépasse pas 3 m, cette rivière était redoutable par ses inondations.»
(IT)
«La Bièvre entra in Parigi tra la porte d'Italie e la porte de Gentilly, attraversa con più rami, che non sono che ruscelli infetti, il faubourg Saint-Marcel e il quartiere Saint-Victor e finisce sotto forma di fogna coperta sul quai de l'Hôpital. Questo fiume alimenta numerose concerie, lavanderie, tintorie e, fra le altre, le famose manifatture dei Gobelins. Benché la larghezza della Bièvre non superi i 3 m, questo fiume era temibile per le sue inondazioni.»
(Pierre Larousse, Grande dizionario universale del XIX secolo)
Concerie sulla Bièvre, fine del XIX secolo (foto Charles Marville).
La Bièvre all'inizio del XX secolo
La Bièvre a Parigi, all'inizio del XX secolo.
Salto d'acqua del mulino di Valence sulla Bièvre verso il 1900, Paul Schaan.
Citiamo la poterne des Peupliers, sottopassaggio sotto i «fortif' » e la lunga rue du Moulin-des-Prés; a ovest, i terreni del quartiere della Glacière, ove l'acqua gelata in inverno veniva immagazzinata per fornire il ghiaccio in estate; la rue Croulebarbe (dal nome del mulino); la rue Berbier-du-Mets, che si estendeva lungo la parte posteriore delle manifatture dei Gobelins, sul muro della quale si vede una lapide con incisa l'indicazione «N° 66 70 T 4 P» che significa che la Bièvre la ricoprì su 70 tese e 4 piedi[20]; la manifattura dei Gobelins; la rue des Cordelières; la rue du Fer-à-Moulin; la rue Nicolas-Houël, etc.
La Bièvre comprendeva numerosi ponticelli a un solo arco, ordinariamente in muratura: ecco quali erano (da monte verso valle) nel 1816:
La topografia del 13º arrondissement di Parigi è stata totalmente sconvolta da un immenso cantiere di riempimento della valle verso rue de Tolbiac. Così la chiesa di Sainte-Anne de la Butte-aux-Cailles è stata costruita su 18 m di materiale di riporto; è quindi difficile oggi seguire la "valle" all'interno di Parigi.
La Bièvre e l'arte
Numerosi artisti sono stati ispirati dal corso della Bièvre:
Pierre de Ronsard evoca le fontane di Hercueil (Arcueil) nel 1554 per suo divertimento nella raccolta di poesie Le bocage
Nadar utilizza il collettore della Bièvre (1861) per realizzare la prima fotografia sotterranea alla luce artificiale.
Joris-Karl_Huysmans, nella La Bièvre (1890)[21], descrive il corso della Bièvre con truculenza comparando l'antique Bièvre alla situazione contemporanea, prendendosi cura di dettagliare le vie e i passaggi che bisogna imboccare per seguirne il corso. Egli ne parla anche nei suoi Croquis parisiens (1886), evoca i faubourg, Buc, la Poterne des peupliers.
Victor Hugo scrive una serie di poemi intitolata la Bièvre (1909) nella raccolta Les Feuilles d'automne, ove egli descrive la gioia che gli procura la valle della Bièvre, così bella e così vicina a Parigi[22].
Un'associazione d'artisti contemporanei denominata Lézarts de la Bièvre è stata fondata dal 2001 per «promuovere le attività culturali e artistiche nei quartieri attraversati dal corso della Bièvre a Parigi, dalla Poterne des Peupliers (Parigi 13) alla Senna (Parigi 5).» Questa associazione organizza ogni anno un percorso di riscoperta della Bièvre.
Iconografia
Lo scultore Louis Convers (1860-1915), rappresentò La Bièvre con una scultura esposta alla Manifacture nationale des Gobelins.
^(FR) Renaud Gagneux, Jean Anckaert, Sur les traces de la Bièvre parisienne, livre, p. 11
^(FR) Quicherat J.È.J. (1852), Du lieu de la bataille entre Labiénus et les Parisiens. Ch. Lahure.
^(FR) Valette, M. G. (1963). La présentation des richesses artistiques de la Faculté: Conférence de M.me G. Valette et visite, "Revue d'histoire de la pharmacie", 51(177), 103-116.
^Tutti i castori, sia europei che americani, modificano il loro ambiente creando paludi e numerose sono quelle create da essi nella nostra geografia: (FR) Lewis Henry Morgan, Le castor américain, Les presses du réel, Dijon, 2010.
^Fonte, carta di Cassini: GenCom - Carte de Cassini nº1Archiviato il 23 febbraio 2011 in Wikiwix. et plan d'Intendance: étang de La Minière Copia archiviata, su cg78.fr. URL consultato il 25 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 20 aprile 2008).
^Il "clos Patouillet" fu successivamente proprietà di Buffon e oggi del Museo di Paris: vedi.