Il sud dell'Italia in questo periodo è abitato da popolazioni che professano religioni diverse e appartengono a culture eterogenee. La coesistenza fra Musulmani, Bizantini e Longobardi causa conflitti politici, strappi nel tessuto etnico e variazioni nella vita della società. Le popolazioni del Catapanato Bizantino d'Italia e della Campania conservano il Cristianesimo romano. I Principi Longobardi amministrano Capua, Benevento e Salerno. Il Ducato di Sorrento e le città autonoma di Napoli (anche se filogreca) e di Gaeta manifestano autonomia. I fedeli della Calabria praticano il Cristianesimo di rito greco e gli Emiri arabi dominano la Sicilia, con popolazione che pratica il culto Islamico, e piccoli nuclei Latini di culto Cattolico romano.
Un nuovo esercito bizantino punta adesso su una strategia diversa, attaccando ancora le truppe di Guglielmo Altavilla: si combatte allora la battaglia di Montemaggiore. Un esercito composto da 18.000 Bizantini, comandati dal Catapano Michele, confronta i mercenari comandati da Atenolfo. I Longobardi assieme a 2.000 Normanni, sconfiggono definitivamente i Bizantini. Il Catapano Michele, ripara a Bari, dove attende l'arrivo di nuove truppe di rincalzo.
La vittoria spinge altre popolazioni a sollevarsi e porta Ascoli di Puglia a diventare feudo di Guglielmo Fortebraccio, primogenito di Tancredi d'Altavilla, il quale morirebbe proprio in questo periodo.
Le notizie delle continue sconfitte arrivano a Costantinopoli, dove il Basileus richiama Dulchiano, trasferendolo in Sicilia, e invia nell'Apulia il nuovo Catapano Exaugusto Boioannes, figlio di Basilio, con la speranza che ripeta le gesta paterne. Egli progettava di accerchiare a Melfi Normanni e Longobardi; mentre il principe di Benevento, con l'intenzione di ampliare i propri possedimenti, invia nuove truppe.
Schieramenti degli eserciti
L'esercito Bizantino era guidato dal nuovo catapano Exaugusto Boioannes, mentre le forze normanne erano comandate da Atenolfo, fratello del Principe di Benevento, che coordinava anche i militari longobardi. I cavalieri normanni erano capitanati da Guglielmo d'Altavilla (detto Braccio di Ferro) e da Argiro.
Gli ufficiali bizantini contavano su rinforzi arrivati dalla Puglia, dalla Calabria e dalla Sicilia. I Normanni, forti di migliore equipaggiamento, uscirono da Melfi e si accamparono sul monte Siricolo, assicurandosi la posizione più favorevole.
Così nel giro di sei mesi si combatté la terza battaglia. Questo scontro si sarebbe rivelato più impegnativo dei precedenti dell'Olivento (il 17 marzo) presso Canne e di Montemaggiore (il 4 maggio), a breve distanza dal fiume Bradano, presso Montepeloso.
Svolgimento della battaglia
La battaglia durò un giorno intero (il 3 settembre 1041). I normanni lanciano la prima carica, mentre i greci accusano il colpo e caddero a centinaia. Guglielmo d'Altavilla seppur infermo, lasciò la sua tenda, posta sopra una altura, e si lanciò nella mischia. Secondo il cronistaGuglielmo di Puglia, i cavalieri guidati dallo stesso Guglielmo e da Argiro, combatterono con valore e sbaragliarono le forze Bizantine.
I normanni annientarono le truppe provenienti dalla Sicilia, accorse in aiuto del catapano. Tra queste militavano i soldati della Macedonia e della Calabria ed un gruppo di mercenari Pauliciani.
Secondo lo storico Giuseppe De Blasiis, l'eroe della battaglia fu Gualtiero, figlio del conte Amico, al seguito della casata Altavilla (con cui era imparentato). I bizantini vennero alla fine ricacciati dalle truppe normanne, che risultarono vincenti e pertanto, la città passa sotto il dominio dei franchi (come erano chiamati i normanni nelle fonti filo-bizantine).
Conseguenze della battaglia
In seguito alla battaglia, anche la città di Acerenza cadde nelle mani dei nuovi dominatori. I Franchi catturarono Boioannes, lo trasferiscono a Melfi insieme alle insegne bizantine e da lì a Benevento, dove lo consegnarono ad Atenolfo. Ma il principe longobardo, alla chetichella, lo riconsegnò ai greci di Bari contro pagamento di riscatto. Data la stagione invernale Atenolfo ritornò da Melfi a Benevento, con l'intento di riprendere le operazioni durante la primavera successiva. Egli però commise l'imprudenza di tenere per sé tutto il riscatto ottenuto per la liberazione del Catapano.
L'atteggiamento di Atenolfo verso i Normanni era quello tipico usato regolarmente verso truppe mercenarie, mentre loro si aspettavano di dividere sia il bottino, sia la taglia incassata. Questa sperequazione fu all'origine della spaccatura tra Normmanni e Longobardi. In aggiunta Atenolfo trattenendosi a Benevento, tradì la fiducia dei Normanni e sembrò accordarsi con l'Imperatore d'Oriente.
Secondo la cronaca di Amato di Montecassino, Tristaino - cavaliere al seguito della casata Altavilla nella valle del Bradano - fu il primo Conte normanno di Montepeloso, una delle dodici baronie di cui si componeva la neonata contea di Puglia. Gualtiero invece divenne signore di Civitate, città fortificata posta sul torrente Candelaro, tra il settembre del 1042 e l'inizio del 1043. Tale baronia comprendeva il territorio della Capitanata.
Bibliografia
Fonti antiche
(EN) W. J. CHURCHILL, Annales Lupi Protospatarii (PDF), in The "Annales barenses" and the "Annales Lupi Protospatharii": Critical Edition and Commentary, PHD Thesis, University of Toronto, ad. a. 1041-1043, 1979, pp. 363–365.
Fonti moderne
John Julius Norwich, I Normanni nel Sud 1016-1130, Mursia, Milano 1971 (ed. or. The Normans in the South 1016-1130, Longmans, Londra, 1967).
Giuseppe De Blasiis, L'insurrezione Pugliese e la conquista normanna nel secolo XI, Napoli 1869/1873.