Il nome di Arminio è una variante latinizzata di quello germanicoIrmin, "grande" (confronta Herminones). Il nome Hermann (cioè "uomo dell'esercito" o "guerriero") fu utilizzato nel mondo germanico come equivalente di Arminio al tempo della Riforma protestante di Martin Lutero, che voleva farne un simbolo della lotta dei popoli germanici contro Roma.
Biografia
Negli eserciti imperiali (5-7)
Arminio, nato nel 18 a.C. o nel 17 a.C.[2], era figlio del capo cheruscoSegimero: viene descritto come un combattente valoroso, rapido nel decidere ed ingegnoso[3], ma anche perfido e profondamente anti-romano[4].
Sposò Thusnelda, principessa germanica figlia di Segeste, con cui ebbe un figlio, Tumelico. Ebbe come fratello Flavus, che militò fedelmente sotto le insegne romane[5].
Arminio iniziò a complottare per unire sotto la sua guida diverse tribù di Germani e impedire ai romani di realizzare i loro progetti. Tuttavia mentre di nascosto creava una coalizione anti romana, Arminio mantenne il suo incarico di ufficiale della Legione e da cittadino romano ottenne la fiducia di Varo, che si fidò pienamente di Arminio per la campagna militare che stava seguendo, ignorando le accuse di tradimento formulate nei suoi confronti dai romani e promuovendolo a suo consigliere militare.
Nel 9, a capo di una coalizione formata da Cherusci, Marsi, Catti e Bructeri, il venticinquenne Arminio comandava la cavalleria ausiliaria germanica delle legioni, ma poi a tradimento attaccò e massacrò l'esercito di Varo (circa 15.000 uomini) nella foresta di Teutoburgo nei pressi della collina di Kalkriese, circa 20 chilometri a nord-est di Osnabrück. Praticamente Arminio attirò le tre legioni romane, mediante falsi informatori, nella trappola che egli stesso aveva preparato.
Ed infatti nell'agguato di Teutoburgo i legionari romani non furono neppure schierati in assetto di combattimento ma, contro tutte le regole romane, furono fatti proseguire, dentro un territorio ostile, in semplice assetto di marcia ed affardellati. La maggior parte dei legionari fu uccisa senza potersi schierare né difendere, con lo stesso Varo che si tolse da solo la vita, mentre i germani si lasciarono andare ad orribili atrocità, tanto che le testimonianze dei pochi sopravvissuti parlarono di torture e mutilazioni perpetrate sui legionari catturati.
Negli anni 14-16 le forze romane, guidate da Germanico, penetrarono profondamente in Germania, devastandone i territori ed infliggendo una doppia pesante sconfitta ad Arminio e alle sue tribù alleate. Nel 16 Germanico, infatti, nel corso del suo ultimo anno di campagne, riuscì a battere pesantemente Arminio nel corso di due battaglie presso il fiume Weser: prima nella piana di Idistaviso e poco dopo, quasi fosse la continuazione naturale della prima, poco lontano di fronte al Vallo degli Angrivari.
Il capo cherusco, ormai battuto pesantemente, probabilmente disperò sul futuro della sua Germania libera, ma Germanico venne richiamato al termine di quest'anno dal padre adottivo, l'imperatore Tiberio, che ritenne opportuno rinunciare a nuovi ma dispendiosi piani di conquista nei territori dei Germani, fissando sul Reno il confine tra l'Impero e i barbari, così come già stabilito da Augusto.
Durante le operazioni di questi due anni di guerra, i romani recuperarono le insegne militari di due delle tre legioni che erano state massacrate a Teutoburgo[6]. La terza insegna fu recuperata in seguito, al tempo dell'imperatoreClaudio, fratello di Germanico[7].
Fu forse la gelosia[8] che spinse Tiberio ad affidare al figlio adottivo, Germanico, uno speciale compito in Oriente, in modo da allontanarlo ulteriormente da Roma. E così, dopo aver concesso allo stesso il trionfo, il 26 maggio del 17[9], gli affidò il nuovo comando speciale in Oriente. Si racconta che nel trionfo sfilarono come prigionieri di guerra anche la moglie e il figlio di Arminio, Thusnelda e Tumelico, e Segimundo, il fratello di lei[9], davanti allo stesso imperatore Tiberio ed al padre della donna, Segeste.
Arminio e Maroboduo (17-18)
Una volta che i Romani si ritirarono, scoppiò la guerra tra Arminio e Maroboduo, l'altro potente capo germanico dell'epoca, re dei Marcomanni federati di Roma (che erano stanziati nell'odierna Boemia). I due eserciti si scontrarono in una battaglia campale in cui Arminio riuscì a battere le truppe alleate del re rivale marcomanno, il quale fu costretto a rifugiarsi a Ravenna, chiedendo asilo politico allo stesso imperatore romanoTiberio.
Morte (19-21)
Nel 19 oppure nel 21, Arminio fu assassinato dai suoi sudditi, che temevano il suo crescente potere:
«Apprendo dagli storici e dai senatori contemporanei agli eventi che in Senato fu letta una lettera di Adgandestrio, capo dei Catti, con la quale prometteva la morte di Arminio se gli fosse stato inviato un veleno adatto all'assassinio. Gli fu risposto che il popolo romano si vendicava dei suoi nemici non con la frode o con trame occulte, ma apertamente e con le armi […] del resto Arminio, aspirando al regno mentre i Romani si stavano ritirando a seguito della cacciata di Maroboduo, ebbe a suo sfavore l'amore per la libertà del suo popolo, e assalito con le armi mentre combatteva con esito incerto, cadde tradito dai suoi collaboratori. Indubbiamente fu il liberatore della Germania, uno che ingaggiò guerra non al popolo romano ai suoi inizi, come altri re e comandanti, ma ad un Impero nel suo massimo splendore. Ebbe fortuna alterna in battaglia, ma non fu vinto in guerra. Visse trentasette anni e per dodici fu potente. Anche ora è cantato nelle saghe dei barbari, ignorato nelle storie dei Greci che ammirano solo le proprie imprese, da noi Romani non è celebrato ancora come si dovrebbe, noi che mentre esaltiamo l'antichità non badiamo ai fatti recenti.»
Il fratello di Arminio, Flavus, militava nell'esercito romano e rimase, anche successivamente alla battaglia di Teutoburgo, un leale e fedele ufficiale delle legioni.
La storia di Arminio e delle sue vittorie potrebbero aver fornito la base per la figura mitologica di Sigfrido dei Nibelunghi[10].
Arminio compare nel videogioco Imperivm: Le grandi battaglie di Roma come personaggio giocabile nel livello ambientato durante la battaglia di Teutoburgo.
(DE) Klaus Bemmann: Arminius und die Deutschen, Essen: Magnus Verlag 2002, 228 ssg., ISBN 3-88400-011-X.
(EN) Herbert W. Benario, Arminius into Hermann: History into Legend, in Greece & Rome, Vol. 51, 1, pagg. 83–94, 2004.
(DE) J. Bühler, Deutsche Geschichte, Lipsia, 1934.
Hubert Cancik e Helmuth Schneider (a cura di), Der neue Pauly: Enzyklopädie der Antike, Stuttgart/Weimar, 1996-2003.
(DE) Alexander Demandt, Rainer Wiegels und Winfried Woesler (a cura di), Arminius und die frühgermanische Staatenbildung, in Arminius und die Varusschlacht, Paderborn/München/Wien/Zürich, 1995, pp. 185–196.
(DE) Duenzelmann, Der Schauplatz der Varusschlacht, Gotha, 1889.
J. Hoops, Generallexikon der Germanische Altertumskunde, Berlino, 1984.
(DE) Ralf G. Jahn, Der Römisch - Germanische Krieg (9-16 n. Chr.). Inaugural-Dissertation zur Erlangung der Doktorwürde der Philosophischen Fakultät der Rheinischen Friedrich-Wilhelms-Universität zu Bonn, Bonn 2001.