Il polline delle Apocynaceae può presentarsi in forme di aggregazione diverse nelle varie sottofamiglie (vedi sotto Tassonomia).
Nelle maggior parte delle specie delle sottofamiglieRauvolfioideae e Apocynoideae il polline si presenta aggregato in semplici strutture granulari, che prendono il nome di monadi (granuli singoli) o tetradi (granuli a gruppi di 4)[3][4][5]. La maggior parte delle Periplocoideae produce tetradi polliniche, presenti in numero di quattro per ogni antera; in alcuni generi (p.es. Decalepis, Epistemma) le tetradi sono agglutinate a formare dei piccoli ammassi globulari (dette pollinii o pollinodii), simili a quelli descritti nelle Orchidaceae; tanto le tetradi che i pollinii sono esposti, dopo l'antesi, in strutture specializzate dette traslatori, costituite da una struttura di supporto a forma di cucchiaio munita di un disco adesivo[6][7][8].
I fiori delle Asclepiadoideae producono cinque pollinari, ciascuno con due pollinii ricoperti da una membrana esterna; ciascun pollinio è connesso ad un corpuscolo a forma di gancio, che ne favorisce l'aggancio al corpo degli impollinatori.[7][8]
L'organizzazione del polline nei fiori delle Secamonoideae è molto simile a quella delle Asclepiadoideae, ma sono presenti quattro pollinii anziché due.[7][8]
Ecologia
Alcuni alcaloidi tossici (cardenolidi) prodotti dalle Apocynaceae, sono utilizzati da alcuni lepidotteri e coleotteri come metodo di difesa "chimica" contro gli aggressori. In questi insetti, la proteina bersaglio dei cardenolidi, una pompa Na+/K+ ATP dipendente (ATPα), presenta una sequenza amminoacidica modificata, che consente all'animale il sequestro e l'accumulo della tossina all'interno dei propri tessuti, senza alcuna conseguenza.[9]
Tassonomia
La distinzione tra Apocynaceae e Asclepiadaceae, fino ad allora unite in un unico raggruppamento (Apocineae Jussieu, 1789), fu introdotta nel 1810 dal botanico inglese Robert Brown, sulla base della presenza, nel fiore delle Asclepiadaceae, di aggregati globulari di polline organizzati in pollinii[10].
Tale distinzione è rimasta in uso per quasi 200 anni, ed è stata mantenuta anche dal Sistema Cronquist (1988)[11], nonostante fosse divenuto evidente che, in base a molti altri caratteri morfologici, i taxa più evoluti delle Apocynaceae siano più simili alle Asclepiadaceae di quanto non somiglino ai membri più "basali" della loro stessa famiglia.
Tra il 2000 e il 2007, vengono pubblicati numerosi studi basati sulla analisi degli acidi nucleici, che senza mettere in discussione l'impianto centrale della classificazione precedente, approfondiscono le relazioni intergeneriche e ridisegnano i confini tra le varie tribù e all'interno delle stesse[14][15][16][17][18][19][20][21][22][23][24][25][26][27][28][29][30][31][32][33][34][35][36][37][38][39][40][41][42]. I risultati di questi studi vengono sistematizzati in una revisione di Endress et al. (2007)[43], in cui viene ridefinita la collocazione di numerosi generi e vengono proposte quattro nuove tribù : Aspidospermeae tra le Rauvolfioideae, Baisseinae, Nerieae e Odontadenieae nelle Apocynoideae; all'interno delle Asclepiadoideae, vengono inoltre riconosciute 12 sottotribù (quattro in Ceropegieae e otto in Asclepiadeae), mentre la definizione delle sottotribù nelle Rauvolfioideae e nelle Apocynoideae rimane ancora incerta.
Tra il 2008 e il 2013 vengono ulteriormente approfondite le linee filogenetiche delle varie tribù[44][45][46][47][48][49][50][51][52][53] e nel 2014 si arriva ad una nuova revisione tassonomica che suddivide le tre maggiori sottofamiglie in 25 tribù e 49 sottotribù (Endress 2014)[54].
Alla luce di tali conoscenze, la famiglia delle Apocynaceae comprende pertanto 366 generi così suddivisi:
Utilizzo come piante ornamentali. Diverse specie delle Apocinacee possono essere coltivate nelle zone temperate a scopo ornamentale, in piena terra o in vaso, ma gradiscono l'esposizione al sole. Piante d'interesse ornamentale sono ad esempio quelle dei generi Adenium, Plumeria e Pachypodium, di origine tropicale, e lo stesso oleandro, di origine mediterranea.
Estrazione di gomme o resine. In generale le Apocynaceae sono piante succulente contenenti lattice o resine che hanno impieghi industriali minori. Utilizzati per questi scopi sono ad esempio i generi Carpodinus, Landolphia, Mascarenhasia.[senza fonte]
Farmacologia. Molte Apocinacee sono ricche di alcaloidi, a volte di elevata tossicità, tali da essere considerate piante velenose. Molte specie sono oggetto di studio o di applicazione nell'ambito della botanica farmaceutica per le importanti proprietà di alcuni principi attivi. Di particolare interesse sono il Catharanthus roseus (Pervinca del Madagascar), specie endemica del Madagascar ma naturalizzata in molte regioni tropicali, le specie del genere Strophantus, la Rauvolfia serpentina. La pervinca del Madagascar contiene diverse decine di alcaloidi, alcuni dei quali trovano impiego per contrastare alcuni tumori, in particolare alcune forme di leucemia[senza fonte]. Lo Strophantus contiene alcaloidi ad azione cardiocinetica, utilizzati oggi come principio attivo puro per il trattamento dell'insufficienza cardiaca[senza fonte]. La Rauwolfia serpentina contiene alcaloidi che possono avere azione sedativa e ipotensiva oppure vasodilatatrice e antispasmodica[senza fonte].
Alimentazione. Alcune specie hanno impieghi alimentari nelle popolazioni africane. Fra queste si citano i frutti eduli delle Carissa e dell'Acokanthera oblongifolia.[senza fonte]
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^ Furnari G., Guglielmo A., Longhitano N., Pavone P., Salmeri C., Scelsi F., Apocynaceae, su Tavole di Botanica sistematica, Università degli Studi di Catania - Dipartimento di Botanica. URL consultato il 18 settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
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