Rientrato a Parigi, si dedicò ad un buon numero di nature morte ed al genere della pittura basata sul tema di caccia, grazie al quale ricevette l'incarico di "peintre de la vénerie" e quindi si specializzò nel raffigurare gli animali di corte e quelli delle riserve.[2]
Pur saldando la tradizione rinascimentale fiamminga con il gusto Barocco, ebbe il merito di accostarsi alla natura con una aderenza al reale, da rivelarsi un precursore della scuola di Barbizon.[2]
Si attivò con buon successo nel settore dell'arazzeria, nel quale fu un innovatore. Introdusse, infatti, temi nuovi ispirati all'ambiente esotico e a quello della natura, durante le sue lavorazioni per la manifattura dei Gobelins.[2][3] Tra questi lavori si annoverarono le Anciennes Indes (1693) e le Nouvelles Indes (1741).
La fama di Desportes raggiunse un livello così alto, che alla sua morte, il suo atelier venne comprato per consentire l'apprendistato degli artisti della Manufacture nationale de Sèvres.[2]
Una buona parte delle sue opere sono conservate presso il Musée de la chasse et de la nature ed il Louvre.[3]
^abcdle muse, IV, Novara, De Agostini, 1964, p. 168.
^abAlexandre-François Desportes, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 7 luglio 2018.
Bibliografia
(FR) Jean-Baptiste-Joseph Boulliot, Biographie ardennaise ou Histoire des ardennais, Parigi, Ledoyen, 1930.
(FR) Lise Duclaux e Tamara Préaud, L'Atelier de Desportes : dessins et esquisses conservés par la Manufacture nationale de Sèvres, Parigi, catalogue d'exposition, Réunion des musées nationaux, 1982.
(FR) Pierre Jack, Alexandre-François Desportes : tableaux de chasse, Parigi, catalogue d'exposition, Mona Bismarck Foundation, 1998.
(FR) Java Kaiser de Feria, François Desportes : pintor francés del siglo XVII, obra de la colección de Sévres (1661-1743), Città del Messico, catalogue d'exposition, Centro cultural arte contemporaneo, 1994.
(FR) Marie-Nicolas Bouillet e Alexis Chassang, Alexandre-François Desportes, in Dictionnaire universel d’histoire et de géographie, 1978.