Adolfo Carmine (Bellinzona, 16 dicembre 1866 – Calenzano, 5 settembre 1944) è stato un collezionista d'arte svizzero naturalizzato italiano.
Adolfo Carmine fu anche un fervente irredentista del Canton Ticino amico della giornalista Teresina Bontempi.
Biografia
Adolfo Carmine nacque a Bellinzona nel 1866 da Delia Rezzonico e Francesco Carmine, fu sempre un ragazzo indisciplinato e fu mandato dal padre a studiare a Frauenfeld nel Canton Turgovia ma scappò e non terminò gli studi.
Emigrò quindi in America accompagnato dagli imprenditori ticinesi Claudio Pellandini prima ed Eugenio Talleri poi, partì da Città del Messico poi in California, Alaska e infine Cuba e come lavoro dipingeva decorazioni di negozi e abitazioni. A Cuba conobbe un banchiere tedesco nel 1917 e lo convinse ad amministrare i beni dei suoi concittadini che erano tornati in patria in seguito alla Grande Guerra: da qui cominciò la sua fortuna grazie a investimenti e speculazioni.
Carmine tornò in Canton Ticino nel 1919 e conobbe la giornalista Teresina Bontempi fondatrice e redattrice del settimanale in difesa della cultura italofona in Svizzera, L'Adula a cui Carmine collaborò a partire dal 1920 dando la svolta irredentista e parlò anche di secessione del Cantone e di annessione al Regno d'Italia. Sempre nel 1919 tentò di acquistare il Castello di Monte Carasso a Bellinzona ma la richiesta venne respinta e il castello venne dichiarato monumento storico svizzero[1].
Scrisse due lettere a D'Annunzio al tempo dell'Impresa di Fiume a nome di un fantomatico gruppo dei "Giovani Ticinesi" che doveva rappresentare gli studenti irredenti ticinesi; D'Annunzio rispose a entrambe con queste parole:
«Ho fissato il guidone [del Canton Ticino] a una lancia di cavaliere; e i legionari lo porteranno alla testa delle compagnie, con gli altri vessilli. Il mio pensiero è con voi e con la vostra Terra: 'fiso aspettando pur che l'alba nasca'. Le vostre più belle albe non sono ancora nate. Prope est.»
Venne quindi messo sotto speciale osservazione della Polizia cantonale, ma non venne mai formalmente accusato o condannato. Nel 1922 si trasferì a Firenze e aderì al Partito Nazionale Fascista dagli inizi con la marcia su Roma.
Nel 1924 acquistò e restaurò la Villa medicea di San Donato, a Calenzano vicino a Firenze; dove fu ucciso nel 1944 a causa dello scoppio di una bomba tedesca all'ingresso della sua villa[2], quando Firenze e dintorni si trovavano proprio sulla linea del fronte italiano.
Onorificenze
Note
Bibliografia
- Davide Dosi, Il cattolicesimo ticinese e i fascismi, Edizioni universitarie Friburgo, Friburgo, 1999.
- Ferdinando Crespi, Ticino irredento: la frontiera contesa : dalla battaglia culturale dell'Adula ai piani d'invasione, F. Angeli, 2004.
- Giovanni Bonalumi, La giovane Adula, (1912-1920).: Saggio introduttivo e antologia dei testi più significativi, Elvetica, 1970.
- Rassegna storica del risorgimento, Volume 88, 2001, pag. 108.
- Enrico Sartoni, La Fondazione Adolfo Carmine. Profilo storico istituzionale, in Accademia di Belle Arti di Firenze. Pittura 1784 - 1915. Vol I, a cura di Sandro Bellesi, Firenze, 2017, pp. 322-337.
Voci correlate