Questo comportamento, unito anche ad una frase di troppo detta ad una festa al Cremlino, lo portò ad essere accusato di violenza carnale, consumata ai danni di una giovane proprio nel corso di quella stessa festa.[2] Rinchiuso nella prigione di Butyrka, venne convinto con la promessa di essere aggregato alla squadra che avrebbe partecipato alla Coppa del Mondo a firmare una confessione. La promessa non venne mantenuta e fu condannato ai lavori forzati in un gulag in Siberia.
Nel 1965 tornò a giocare nella Torpedo, guidando la squadra verso il secondo titolo nazionale. Collezionò inoltre 38 presenze e 25 gol con la Nazionale sovietica (1955-1968). Morì nel 1990 di cancro, malattia probabilmente causata dal lavoro in miniera negli anni del gulag.[2]