Dopo la fine della guerra fu mandato a Parigi, in Francia, dove il 1 novembre 1920 iniziò a frequentare l'École supérieure de guerre.[1] Nel settembre 1922 si laureò e ritornò in Polonia dove esercitò vari incarichi, tra cui quello primo ufficiale presso l'Ispettorato dell'esercito a Wilno.[1] Il 15 agosto 1924 fu promosso colonnello e nell'ottobre dell'anno successivo assunse il comando del 37º Reggimento fanteria di stanza a Kutno.[1] Dopo il colpo di Stato di maggio nel 1926 rimase fedele a Pilsudski,[1] e poi servì come capo della 3ª divisione dello Stato maggiore dell'esercito per due mesi a partire da novembre.[1] Nel febbraio 1928 fu nominato comandante della 26ª Divisione fanteria a Skierniewice.[3][1] Dal giugno 1930 fu trasferito a Poznań, posto al comando della 14ª Divisione fanteria.[1] Nell'ottobre dello stesso anno fu assegnato all'Ispettorato dell'esercito a Toruń come ufficiale, e il 1 novembre 1931 assunse il comando della 3. Dywizja Piechoty Legionów a Zamość, una delle unità più prestigiose dell'esercito polacco.[1]
Durante la campagna di Polonia del settembre 1939, fu alla guida dell'Armata "Pomorze", che si trovò circondata su due lati dalle forze tedesche.[4] Essa, il cui compito era la difesa del corridoio di Danzica, dovette combattere diverse battaglie difensive mentre si ritirava verso sud in direzione di Poznań e della capitale Varsavia, inclusa la battaglia della foresta di Tuchola.[4]
Il 9 settembre subordinò la propria armata a quella di Armata "Poznań" al comando del generale Tadeusz Kutrzeba. Le forze combinate delle due armate parteciparono alla battaglia del fiume Bzura, una controffensiva ideata da Kutrzeba. Le forze dell'Armata "Pomorze" si distinsero particolarmente nei combattimenti vicino alle periferie di Łowicz e Sochaczew.
Il 14 settembre gli fu ordinato di ritirarsi sul lato settentrionale del fiume Bzura, il che portò alla definitiva ritirata delle due armate verso Varsavia. Il 21 settembre Borntowski fu catturato dalle forze tedesche e preso prigioniero di guerra. Trascorse il resto della seconda guerra mondiale in vari campi di prigionia nazisti, comel'Oflag IV-B Königstein, l'Oflag VIII-E di Johannisbrunn e infine all'Oflag VII-A di Murnau.[1] Liberato nel 1945 dalle forze americane, rimase in esilio dopo la fine della guerra, inizialmente in Gran Bretagna, dove fu uno dei fondatori dell'Istituto Józef Piłsudski di Londra, e poi nel 1954 si trasferì negli Stati Uniti d'America. Qui si iscrisse alla Lega per l'indipendenza polacca e al Józef Piłsudski Institute of America. Fece parte del comitato dell'Istituto a partire dal 30 novembre 1954. Dal 19 giugno 1955 divenne vicepresidente dell'Istituto e ne assunse la presidenza nel 1961, mantenendola fino al 1962.[3] Si spense il 21 novembre 1966 a Glen Cove,[3]Stato di New York, e il suo funerale ebbe luogo cinque giorni dopo, il 26 novembre.[1] Fu sepolto nel cimitero di Nostra Signora di Czestochowa a Doylestown (Pennsylvania).[3] Sposato con Wanda Hurynowicz,ebbe due figli Andrzej e Krzysztof.[1]