Vittoria Titomanlio (Barletta, 22 aprile 1899 – Napoli, 28 dicembre 1988) è stata una politica italiana, ricordata per essere stata una delle 21 donne elette all'Assemblea costituente italiana.
Biografia
Di professione maestra elementare e membro dell'Azione cattolica, nel 1946 fu una delle 21 donne elette all'Assemblea costituente, nel XXIII collegio elettorale di Napoli per la Democrazia Cristiana[1].
Fu ancora eletta alla Camera dei deputati nelle prime quattro legislature, tra il 1948 e il 1968, sempre iscritta al gruppo democristiano. Nell'ambito dell'attività parlamentare ha fatto parte delle commissioni permanenti sul lavoro e previdenza sociale (1948-1952), di quella su istruzione e belle arti (1952-1968) e di quella su industria e commercio (1960-1968). Nella II legislatura ha inoltre partecipato alla Commissione parlamentare consultiva riguardo all'assicurazione obbligatoria contro le malattie per gli artigiani (1957-1958) e a quella per la disciplina giuridica delle imprese artigiane (1956-1958), e nella III a quella per i provvedimenti per Napoli (1959-1963)[2].
Salì alla ribalta delle cronache nel luglio del 1950 per aver protestato al ristorante, insieme ai colleghi di partito Oscar Luigi Scalfaro e Umberto Sampietro, contro una signora che cenava con le spalle nude: l'episodio fu quindi oggetto di un'interrogazione parlamentare alla Camera, in quanto l'altra commensale presentò querela ritenendosi offesa [3].
Note
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