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L'Uomo nuovo è un concetto nato dopo la prima guerra mondiale sull'onda delle filosofie interventiste e dei movimenti futuristi sorti durante quel conflitto, soprattutto in merito ad un desiderio di rinnovamento rispetto a quei costumi ottocenteschi che caratterizzavano le classi sociali più agiate, come la borghesia, la nobiltà, il clero e l'aristocrazia. Successivamente, vennero incluse tra le classi sociali "corrotte", anche buona parte dei ceti medi, e più in generale coloro che imitavano modelli di vita francesi, inglesi e soprattutto statunitensi, che si vestivano secondo la moda inglese e consumavano prodotti stranieri in un atteggiamento esterofilo e cosmopolita.
Tutte caratteristiche che facevano quello che Benito Mussolini definiva l'uomo panciafichista, paragonandolo all'uomo economico delle teorie liberali.
«Noi abbiamo respinto la teoria dell'uomo economico, la teoria liberale, e ci siamo inalberati tutte le volte che abbiamo sentito dire che il lavoro è una merce. L'uomo economico non esiste, esiste l'uomo integrale che è politico, che è economico, che è religioso, che è santo, che è guerriero.[1]»
Il concetto di uomo nuovo nasce quindi in contrapposizione a quella di uomo economico e panciafichista.
Durante l'epoca fascista e nazista, questi ideali si diffusero in parte a causa di una errata interpretazione del concetto di oltreuomo, introdotto dal filosofo tedesco Friedrich Nietzsche.