In astronomia, una sorgente di raggi X supermolli (in lingua inglese super soft X-ray source) è un oggetto celeste in grado di emettere una grande quantità di raggi X a bassa energia, ancora più bassa dei raggi X molli, e detti pertanto raggi X supermolli. Tali radiazioni possiedono delle energie comprese tra 0,09 e 2,5 keV, mentre i raggi X duri possiedono energie molto superiori, dell'ordine degli 1-20 keV.[1]
I raggi X supermolli si originerebbero, secondo gli astrofisici, dalla costante fusione sulla superficie di una nana bianca della materia acquisita tramite il trasferimento di massa dalla compagna in un sistema binario stretto;[2] tale meccanismo necessita tuttavia di un flusso di materia sufficientemente intenso da sostenere la fusione. Il meccanismo opposto è l'esplosione di una nova, in cui un flusso meno intenso fa sì che la fusione avvenga più sporadicamente.
Le sorgenti di raggi X supermolli possono evolvere in una supernova di tipo Ia, in cui l'improvvisa e catastrofica fusione della materia disintegra la nana bianca.
Le sorgenti di raggi X supermolli furono scoperte dall'osservatorio Einstein e meglio analizzate dal satellite ROSAT.[3]
Note
- ^ Supersoft X-Ray Sources, su library.thinkquest.org, 6 febbraio 2007. URL consultato il 28 ottobre 2017 (archiviato dall'url originale il 7 giugno 2008).
- ^ Jochen Greiner, Catalog of supersoft X-ray sources, in New Astronomy, vol. 5, n. 3, maggio 2000, pp. 137 - 141, DOI:10.1016/S1384-1076(00)00018-X.
- ^ (EN) Catalog of Supersoft X-ray Sources, su aip.de. URL consultato il 28 ottobre 2017 (archiviato dall'url originale il 28 novembre 2007).
Voci correlate