Sa'id bin Sultan nacque a Mascate nel 1791[3] ed era il figlio primogenito del sultano Sultan bin Ahmad e di Sayyida Ghanneyeh bint Sayf Al Al Bu Sa'idi.
Il padre nel 1804 fu ucciso dai pirati mentre guidava una spedizione contro di essi a Bassora. In precedenza aveva nominato Mohammed bin Nasir bin Mohammed al-Jabry come reggente e custode dei suoi due figli, Salim e Sa'id.[4] Il fratello di Sultan, Qais bin Ahmad, governatore di Sohar, decise di tentare di impadronirsi del potere. All'inizio del 1805 Qais e suo fratello Mohammed marciarono verso sud lungo la costa fino a Matrah, che catturò facilmente. Qais iniziò quindi ad assediare Mascate. Mohammed bin Nasir provò a corrompere Qais perché se ne andasse ma non ci riuscì.[4]
Mohammed bin Nasir chiese aiuto a Badr bin Sayf.[4] Dopo una serie di scontri, Qais fu costretto a ritirarsi a Sohar. Badr bin Sayf divenne il sovrano effettivo.[5] Alleato con i wahhabiti, Badr divenne sempre più impopolare.[6] Per allontanare legittimi eredi, Badr nominò Salim governatore di Al Maşna'ah, sulla costa della Batina, e Sa'id governatore di Barka'.[7]
Nel 1806, Sa'id bin Sultan attirò Badr bin Sayf a Barka' e lo uccise nelle vicinanze. Venne quindi riconosciuto come sultano.[3][8] Esistono diversi resoconti di ciò che accadde ma sembra chiaro che Sa'id abbia dato il primo colpo e che i suoi sostenitori abbiano terminato il lavoro. Sa'id fu acclamato dal popolo come un liberatore dai wahhabiti, che lasciarono il paese. Qais bin Ahmad subito diede il suo sostegno a Sa'id. Nervoso per la reazione wahhabita, Sa'id incolpò Mohammed bin Nasir dell'omicidio.[3]
Regno
Sa'id bin Sultan divenne l'unico sovrano, apparentemente con il consenso di suo fratello. La loro zia, la figlia dell'imam Ahmed bin Sa'id, sembra che abbia influenzato questa decisione.[9]
Nel 1820, lanciò una spedizione punitiva contro la tribù Bani Bu Ali con l'assistenza della Compagnia britannica delle Indie orientali. Fu sconfitto, ma l'anno seguente tornò con una più grande forza della Compagnia e sconfisse la tribù.[10]
Il 22 settembre 1822 firmò con gli inglesi il trattato di Moresby. Esso rese illegale la vendita di schiavi alle potenze cristiane.
Nel 1835 ratificò un trattato molto favorevole con gli Stati Uniti d'America. Per negoziarlo il 21 settembre 1833 era giunto a Mascate il diplomatico Edmund Roberts[11] che ripartì a bordo dell'USS Peacock.[12]
Nel 1837 chiese assistenza allo sceicco ʿĪsā bin Tarīf nella conquista del villaggio di Mombasa in Kenya, ove incontrò l'opposizione delle truppe della tribù degli ʿUtub Al Bin Ali. Forte ʿĪsā a Mombasa ottenne dopo la conquista tale nome che gli venne imposto da proprio dallo sceicco ʿĪsā bin Tarīf.
Nel 1840 trasferì la sua capitale da Mascate, in Oman, a Stone Town, a Zanzibar, dove Richard Waters era console americano.[13] In quello stesso anno egli inviò una nave negli Stati Uniti con l'intento di intessere nuove relazioni commerciali.[14]
Il 2 ottobre 1845 firmò il trattato di Hamerton con il quale dichiarò fuorilegge l'esportazione di schiavi dal suo impero africano.
Morì a bordo della sua nave, la Kitorie, al largo delle Seychelles il 19 ottobre 1856. È sepolto nel cimitero di Maksurani a Zanzibar. Gli succedette il suo figlio terzogenito Thuwayni come sultano di Mascate e Oman, mentre il suo figlio sestogenito, SayyidMajid, divenne sultano di Zanzibar.[1]
Il Museo nazionale dell'Oman di Mascate ospita numerosi oggetti di argenteria e altri beni appartenenti a Sa'id.
Figli
Said ebbe 36 figli dalle proprie mogli:
Sayyid Hilāl bin Saʿīd Al Saʿīd (c.1815-1851) alcolista, secondo Ruete (Cap. 15). Lasciò tre figli: Suʿūd, Fayṣal e Muḥammad.
George Percy Badger, Reports from Committees, Great Britain. Parliament. House of Commons, 1871. URL consultato il 19 novembre 2013.
Walter Barrett, Merchant Descriptions Chapter 10, in The Old Merchants of New York City, Brooklyn Genealogy Information Page, Second series, n. 1863, The Brooklyn Information Page, 9 maggio 2012, Schuyler Livingston. URL consultato l'8 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 4 giugno 2012).
«He loads one of his own ships in the early part of 1840, and sends her to New York, consigned to this house, that had been doing business with him for some time.»
Christopher Buyers, Oman, in The Al-Busaid Dynasty > Genealogy, The Royal Ark, agosto 2001. URL consultato il 30 marzo 2012.
Alexander I. Cotheal, Treaty between the United States of America and the Sultân of Masḳaṭ: The Arabic Text, in Journal of the American Oriental Society, vol. 4, n. 1854, JSTOR, 17 gennaio 2008, pp. 341–343, JSTOR592284.
J. E. Peterson, Oman's Insurgencies: The Sultanate's Struggle for Supremacy, Saqi, 2013.
Edmund Roberts, XXIII (TXT), in Embassy to the Eastern courts of Cochin-China, Siam, and Muscat : in the U. S. sloop-of-war Peacock ... during the years 1832-3-4, Harper & brothers, 1929 [1837]. URL consultato il 29 marzo 2012.
Memoirs of an Arabian Princess from Zanzibar, Emily Ruete, 1888. (diverse ristampe). L'autrice (1844–1924) nacque come principessa Salme di Zanzibar e Oman ed era figlia di Sayyid Sa'id. Nel quindicesimo capitolo del suo libro, descrive le sue sorelle e due dei suoi fratelli (Hilal e Thuweini).