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Al suo ritorno in Spagna, si risposò con María de Fonseca y Toledo (morta nel 1522), aggirando la proibizione espressa dalla Regina Isabella, per la qual cosa restò incarcerato fino alla morte della sovrana.
La sua prima figlia, Mencía de Mendoza, fu una donna di grande cultura e sensibilità.
In seguito, lasciò repentinamente il palazzo per i suoi possedimenti di Ayora (Valencia), a causa degli scontri con suo zio, il conte di Tendilla, poiché don Rodrigo parteggiava per Filippo il Bello e lo zio Íñigo per Ferdinando il Cattolico.
Quando suo fratello fu nominato Viceré, si trasferì definitivamente a Valencia, dove divenne governatore.
Partecipò politicamente e militarmente alla repressione della ribellione delle Germanies, mostrando grandi doti diplomatiche, che gli permisero di restare fino alla morte a Valencia anche dopo la sconfitta iniziale di suo fratello.
Il 28 gennaio 1523 fu imprigionato dal caudillo Vicente Peris; fu liberato il 9 febbraio dai valenciani.
Però il 22 febbraio morì di tristezza per la morte della sua sposa. Fu sepolto con lei nel convento di San Domenico a Valencia[2].
Di genio vivo e violento, ebbe una vita inquieta e turbolenta, colto e raffinato di educazione, come tutti i Mendoza possedette una grande biblioteca.
La sua terza figlia María si sposò con il conte di Saldaña, Diego Hurtado de Mendoza, primogenito del duca dell'Infantado, portando così in dote il Marchesato alla Casa dell'Infantado.
Note
^Secondo Manuel Gómez Lorente (1990), don Rodrigo nacque nel 1468 a Manzanares [1]Archiviato il 28 ottobre 2012 in Internet Archive.
Nader, Helen, Los Mendoza y el Renacimiento Español, Instituto Provincial de Cultura «Marqués de Santillana», Excma. Diputación de Guadalajara, Guadalajara., 1985, ISBN 84-505-3156-X.