Pur non avendo all'epoca le regioni augustee un nome ufficiale, la regione è nota oggi come Regio V Picenum, dal nome della popolazione che qui abitava prima della conquista romana, i Piceni. Nella regio V fu incluso anche il territorio dei Pretuzi (ager Pretutianus)
Una descrizione del territorio della Regio V è presente nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio (Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, Libro III, paragrafi 110-111)[1] con l'elenco delle città che con i propri territori costituivano la regione.
«La quinta è la regione del Piceno, un tempo densamente popolata: erano 360000 i Piceni che si arresero al popolo romano. Furono originati dai Sabini, in seguito al voto di una primavera sacra. I loro possessi si estendevano fino al fiume Aterno, dove è ora il territorio di Atri con l'omonima colonia, distante 6 miglia dal mare. Procedendo da Atri, si incontrano il fiume Vomano, il territorio dei Pretuzi e quello dei Palmensi; Castro Nuovo; il fiume Batino; Tronto, col fiume omonimo, la sola città dei Liburni rimasta in Italia; i fiumi Albula, Tesino ed Elvino, il corso dei quali segna la fine del territorio dei Pretuzi e l'inizio di quello dei Piceni. Seguono la città di Cupra, il castello di Fermo e, all'interno, in corrispondenza di questo, la colonia di Ascoli, la più famosa del Piceno interno, e Novana. Sulla costa vengono poi Cluana, Potenza, Numana fondata dai Siculi così come la colonia di Ancona, sita sul promontorio del Conero proprio sul gomito della costa che si ripiega; dista 183 miglia dal Gargano. All'interno si trovano Osimo, i Beregrani, Cingoli, Cupramontana, Falerone, Pausula, Planina, Ricina, Septempeda, Tolentino, Treia e Urbisalvia, abitata dai Pollentini.»
(Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, III, 112)
Strade
La quinta regione era percorsa da due tra le più importanti strade romane:
la variante meridionale della via Flaminia[2], che passava per Septempeda e raggiungeva il mare ad Ancona, per poi proseguire lungo la costa con due ramificazioni, una delle quali era diretta a Fano (dove si ricongiungeva al ramo settentrionale della stessa strada) e l'altra invece a Porto d'Ascoli, dove si ricongiungeva alla Salaria.
Le varianti della Flaminia - quella indicata in arancione attraversa il Piceno
La via Salaria (in rosso)
Le città della Regio V
La Regio V comprendeva il territorio di diverse città. Plinio il Vecchio enumera le 24 città principali oltre ad altre località secondarie, di queste città oggi 19 ricadono nella regione Marche[3], 5 nell'Abruzzo:
ipotesi di una fondazione romana su precedente insediamento piceno
Velina
chiamata anche Helvia Recina perché Settimio Severo nel 205 la ribattezzò col nome di Helvia Recina Pertinax, in onore del suo predecessore l'Imperatore Publio Elvio Pertinace.
La cultura materiale della zona picena meridionale ha forti affinità con la costa orientale dell'Adriatico, così come il vasto impiego di ambra nel periodo orientaleggiante (circa VII secolo a.C.) sembra indicare stretti contatti commerciali con le zone adriatiche settentrionali.
Nell'Editto di Diocleziano si menzionava che il vino del Picenum era considerato il vino più costoso, insieme al Falerno.[7] Il Vinum Hadrianum, prodotto nel Picenum,[8] presso la città di Hadria, era ritenuto da Plinio tra i più apprezzati.[9]
^Luca Antonelli, I Piceni: corpus delle fonti: la documentazione letteraria, L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2003, ISBN 9788882652425. L'autore si basa su testi di Strabone (geografia), di Sidonio Apollinare e sull'Itinerario Antoniniano, tutti riportati nel libro (testi 3, 14 e 20).
^Nell'attuale territorio della regione Marche erano presenti in epoca romana 35 città romane, 19 nella Regio V e 16 nella Regio VI. Fonte: Archeologia nelle Marche, Mario Luni, 2003, pag. 136, ISBN 88-392-0744-9
^Se non c'è continuità urbanistica tra la città romana ed insediamento attuale, viene indicato la località attuale più vicina al sito urbano antico preceduta da "vicino a"
Nereo Alfieri, La regione V dell'Italia augustea nella «Naturalis Historia», in Plinio il Vecchio sotto il profilo storico e letterario, II, Como 1982, pp. 199–219
Nereo Alfieri, Scritti di topografia antica sulle Marche, a cura di Gianfranco Paci, Editrice Tipigraf, 2000, ISBN 88-87994-09-9