«Cerrar entonces los ojos, creer que duermes,
tal vez soñar y en un sueño llegar a creer que
por fin concluyeron las congojas. Pero no,
inmóviles, mis pupilas continúan mirando las
grandes nubes del atardecer donde huyes.»
(IT)
«E quindi chiudere gli occhi, credere che tu stia dormendo, forse sognare, e in un sogno iniziare a credere che finalmente le angosce siano finite. Invece no, immobili, le mie pupille continuano a guardare le grandi nubi del tramonto in cui fuggi.»
Figlio di Raúl Zurita Inostroza, di origine cilena, e di Ana Canessa Pessolo, emigrata italiana in Cile negli anni Trenta del Novecento, Raúl Zurita Canessa nasce a Santiago del Cile il 10 gennaio 1950. Quando ha appena due anni, il padre muore precocemente; la madre è costretta a trovarsi un lavoro come segretaria per mantenere la famiglia, e Raúl e la sorella Ana María vengono affidati alla nonna, Josefina Pessolo. Raul frequenta prima una scuola inglese, e in seguito viene iscritto al Liceo José Victorino Lastarria, dove prenderà parte alle prime mobilitazioni studentesche che caratterizzarono gli anni Sessanta in Cile, e scriverà i suoi primi testi.[1]
Nel 1967, grazie ad una borsa di studio, viene ammesso alla facoltà di Ingegneria Civile presso l’Universidad Técnica Federico Santa María de Valparaíso.[2] In quello stesso anno aderisce all’occupazione dell’Università, ad uno sciopero studentesco e ad uno sciopero della fame di tre settimane, il primo registrato in Cile. Il 1968 è un anno cruciale per Raul: entra nell'organizzazione giovanile del Partito Comunista cileno, le Juventudes Comunistas de Chile, e scrive la poesia El sermón de la montaña, ritenuta dalla critica profetica delle tristi vicende che segnarono la storia del Cile, tra tutte la dittatura di Pinochet, e della futura opera poetica dell’autore.[3]
Nel 1971 sposa l'artista visiva Miriam Martinez, con cui avrà tre figli: Ivan, Sileba e, nel 1974, Sebastián. La nascita del terzo figlio coincide con un momento di crisi matrimoniale che si concluderà con la separazione dalla moglie. Il poeta, oltre a Miriam, intraprende altre tre relazioni importanti nel corso della sua vita: la prima, con Diamela Eltit, madre del quarto figlio Felipe; la seconda con Amparo Mardones, e la terza con Paulina Wendt, con la quale si sposerà nel 2009.[4]
L'11 settembre 1973, data del colpo di Stato cileno che porrà fine al governo di Salvador Allende, rappresenta per Raul un giorno cruciale per la sua vita, destinato a segnarlo profondamente. Prelevato da una pattuglia di militari, verrà trasportato allo Stadio di Playa Ancha, dove subirà percosse e torture, per poi essere trasferito, con altri prigionieri, sulla nave cargo Maipo. La sua liberazione avviene nel mese di ottobre.
Il periodo della dittatura in Cile marca fortemente la sua produzione ed il suo attivismo politico. Nel 1979 fonda con la scrittrice Diamela Eltit il progetto CADA (Colectivo de Acciones de Arte)[5][6], che prevede la realizzazione di interventi e performance di resistenza al regime in luoghi pubblici. Sempre in questo periodo Zurita mette in scena delle azioni artistiche di protesta che provocano grandi polemiche: usando il corpo come mezzo di espressione, tenta di autoaccecarsi con un ferro rovente e si brucia il volto versandosi dell'acido, per denunciare le torture e le ingiustizie subite dagli oppositori del regime dittatoriale cileno[7][8]. Nel 1982 compie una delle sue performance più famose: tramite la scia disegnata da cinque aerei, scrive nei cieli di New York un poema di quindici frasi, per sostenere i diritti delle minoranze del mondo.[9]
Nel 1983 promuove la campagna del NO + contro Pinochet, attiva fino al 1988, anno del plebiscito cileno che mise la parola fine alla dittatura.[4] Nel 1993 scrive il suo celebre verso "Ni pena ni miedo" nel deserto di Atacama, visibile dall'alto.[8]
Nei primi anni del ventunesimo secolo gli viene diagnosticata la malattia di Parkinson e ha fine il suo matrimonio con Miriam Martinez. Nel 2002 è a Berlino grazie ad una borsa di studio, e dopo un periodo di crisi in cui arriva a meditare il suicidio, inizia il suo libro monumentale, Zurita, terminato nel 2011.[10]
Carriera letteraria
La vocazione poetica dell'autore si sviluppa già dai primi anni del liceo, quando comincia a scrivere le sue prime poesie. Dopo aver ottenuto la borsa di studio Guggenheim, diviene docente di letteratura presso l'Università Statale della California.
La fama arriva nel 1979 con Purgatorio, prima parte di una trilogia che proseguirà nel 1982 con Anteparaíso e nel 1994 con La Vida Nueva.
Con l'elezione del Presidente cileno Patricio Aylwin, Zurita viene nominato addetto culturale nell'Ambasciata cilena a Roma, città in cui vive fino al 1995.
Nel 2006 riceve il Premio di Poesia Josè Lezama Lima per l'opera INRI; in quello stesso anno appare nelle librerie Los Países Muertos. Nel 2007 sarà la volta di Las ciudades de agua e Cinco Fragmentos[11].
Nel 2011 viene pubblicata l'opera Zurita, di oltre 700 pagine, alla cui stesura l'autore ha lavorato per circa dieci anni. Il libro, che ha come sfondo le ore precedenti il colpo di Stato dell'11 settembre 1973, raccoglie parti di alcune opere pubblicate in precedenza e mescola generi diversi: poesia, romanzo, storia, biografia.[10]
Nel 2012 Zurita inizia a tradurre la Divina Commedia[12]; l'anno dopo la casa editrice LOM Ediciones pubblica Nuevas Ficciones.
Nel 2015 riceve il titolo di dottore Honoris Causa dall'Università di Alicante e dall'Universidad Técnica Federico Santa María[4]; per l'occasione la Fondazione della Biblioteca Virtuale Miguel de Cervantes dedica a Raúl Zurita un'intera pagina sul proprio sito.
Nel 2016 per il suo contributo letterario al mondo latinoamericano riceve il premio Iberoamericano di Poesia Pablo Neruda dal Consiglio Nazionale cileno della Cultura e dell'Arte,[13] e gli viene conferito dall'Università Ca' Foscari di Venezia il Premio Alberto Dubito International alla carriera.[11]
Docente presso l'Università Diego Portales, è stato anche visiting professor presso le università di Tuftus, California, Harvard.[4].
La Trilogia
Composta tra il 1979 ed il 1994, la Trilogia è formata da Purgatorio, Anteparaíso e Vida Nueva, e può essere letta come un viaggio esistenziale che ha per scenario la natura (il deserto di Atacama, le Ande, il Pacifico) e il mondo sofferente e spezzato del Cile della dittatura.[14] Afferma Zurita in un'intervista: "Se parti dei dati della tua esistenza, molto probabilmente tocchi i dati dell'esistenza di tutti."[10]
Nonostante la fonte di ispirazione di quest'opera sia la Commedia dantesca, definita da Zurita "il più grande, sublime e lacerante poema della solitudine"[9], per alcuni elementi se ne distanzia: fra questi, il progressivo allontanamento da Dio, la presenza di una donna reale, carnale, e non ideale come nel caso di Beatrice, il mancato raggiungimento della pace tanto desiderata.
Purgatorio, pubblicato nel 1979, disorientò sia i lettori che i critici dell'epoca. La copertina era una foto in bianco e nero dell'autore in cui risaltava la cicatrice sulla guancia causata da una bruciatura autoinflitta durante una delle sue performance artistiche.[15] Il riferimento a questa ferita è ripreso anche all'interno del libro, ricco di molti riferimentii biografici:[16]
(ES)
«Mis amigos creen que
estoy muy mala
porque quemé mi mejilla»
(IT)
«I miei amici credono che
stia molto male
perché mi bruciai la guancia»
(Raúl Zurita, Purgatorio)
Il personaggio fittizio Zurita, alla ricerca della propria identità narrativa, assume nel libro diversi nomi.[16] Il protagonista è segnato da una crisi personale che lo conduce al limite della pazzia e dell’autodistruzione,[17] e rispecchia il periodo vissuto dallo scrittore dopo il golpe del 1973, quando a causa di questo evento e delle torture subite per mano dei militari, cadde in preda ad una forte depressione. A testimonianza di ciò si trovano nel testo la corrispondenza intercorsa con il suo medico, ed esami clinici, come un encefalogramma effettuato in quel periodo.
La seconda parte della Trilogia, Anteparaíso, pubblicata nel 1982, comprende quattro parti: Las Utopias, Cordilleras, Pastoral ed Esplendor en el viento e rappresenta una sorta di cammino verso l'illuminazione: la prima ripartizione, Las Utopias, corrisponde ad una fuga dalla sofferenza; Cordilleras è un ritorno alla triste realtà; Pastoral segna la speranza di ricostruzione della società cilena ed Esplendor en el viento, quarta ed ultima parte, sottolinea l'importanza di un'azione collettiva per la liberazione dagli oppressori. I riferimenti intertestuali all'opera stessa e ad altre opere sono ricorrenti. È il caso del sottotitolo con cui si conclude Purgatorio che coincide con il frammento iniziale di Anteparaíso.[16]
(ES)
«Mira, en Purgatorio y en Anteparaíso se usa mucho la primera persona: «Mis amigos dicen que estoy muy mala porque me quemé la mejilla...», así comienza Purgatorio, que muestra creo un Yo quebrado, roto, en las antípodas de la certeza de la poesía nerudiana e incluso de la ironía de Parra, un yo que es indistintamente masculino y femenino, no porque pueda optar sino porque no alcanza ni siquiera a tener una identidad sexual, y en la primera página de Anteparaíso aparece el personaje Zurita al que alguien le dice «Oye Zurita, sácate de la cabeza esos malos pensamientos» y unas páginas más adelante aparece de nuevo en el poema «Las Utopías». Entonces, es como si yo siempre hubiera tenido una tensión que nunca he resuelto, entre una escritura axiomática, que proviene de las matemáticas, como en «El desierto de Atacama» y «Áreas verdes» de Purgatorio, donde el Yo desaparece, hasta un trabajo extremo con la experiencia, con un Yo que narra y que puede ser ocupado por muchos Yo como en Sueños para Akira Kurosawa.»
(IT)
«Guarda, in Purgatorio e in Anteparaíso si usa molto la prima persona: "I miei amici dicono che sto molto male perché mi bruciai la guancia...", comincia così Purgatorio, che credo mostri un Io a pezzi, rotto, agli antipodi della certezza della poesia di Neruda e perfino dell'ironia di Parra, un io che è indistintamente maschile e femminile, non perché possa scegliere ma perché non riesce nemmeno ad avere un'identità sessuale. E nella prima pagina di Anteparaíso appare il personaggio Zurita a cui qualcuno dice "Ascolta Zurita, togliti dalla testa quei brutti pensieri" e qualche pagina più avanti appare di nuovo nella poesia "Le Utopie". Quindi, è come se io avessi sempre avuto una tensione mai risolta, tra una scrittura assiomatica, che proviene dalla matematica, come in "El desierto di Atacama" e "Áreas verdes" di Purgatorio, in cui l'Io scompare, fino ad un lavoro estremo con l'esperienza, con un Io che narra e che può essere occupato da molti Io come in Sueños para Akira Kurosawa.»
Vida Nueva, terza e ultima fase della trilogia, viene pubblicata nel 1994, quando la dittatura cilena è ormai terminata e il paese si avvia ad una fase di transizione verso la democrazia. Il modello di riferimento è, come rilevabile dal titolo, la Vita Nuova dantesca.[19] Quest'opera di Raúl Zurita è stata definita un nuovo "canto generale" del Cile e dell'America Latina, delle culture e dei popoli latinoamericani.[17]
Stile e temi
Raúl Zurita riveste una posizione importante nell'ambito della poesia contemporanea per l’originalità del linguaggio, per il suo stile e per la tematica esistenzialista. I suoi modelli sono principalmente tratti dalla tradizione letteraria; le sue fonti di ispirazione vanno dalla Bibbia a Whitman, da Pablo Neruda a Dante, suo principale maestro.[20] La Divina Commedia è il testo fondamentale per comprendere la poetica dell'autore: due delle sue opere, Purgatorio (1979) ed Anteparaíso (1982), reinterpretano i viaggi danteschi negli inferi e nel regno dei cieli.[16]
L'autore trova ispirazione nella biografia personale, nelle esperienze più intime, nella musica e nei paesaggi. La natura nelle sue diverse manifestazioni e la memoria legata ad un paese che ha conosciuto la dittatura, alla quale nelle sue prime performance si è opposto praticando forme di autolesionismo, rappresentano i temi centrali della sua opera.[21] I registri compositivi utilizzati sono molteplici, dal romanzo alla storia alla biografia, dalla poesia e dalla dimensione onirica al ragionamento logico, dal salmo alla maledizione dissacrante, così come altalenanti e compresenti risultano nella sua opera il dolore e la speranza, la disperazione e la resistenza. La scrittura assume un valore salvifico, è definita da Zurita in un'intervista "il mio esercizio privato di resurrezione".[9]
Tutti i testi dell'autore si possono iscrivere all'interno di un "progetto poetico": le sue poesie non vanno lette in modo isolato, ma messe in relazione tra loro. È frequente che alcuni componimenti, utilizzando la tecnica del flashback, rimandino ad argomenti trattati in precedenza, per enfatizzarli o per operarne una rilettura.
Nel saggio Letteratura, Linguaggio e Società Zurita afferma che anche il linguaggio soffre a causa della repressione e che l'uso della lingua è di per sé un castigo. Per questa ragione il "non detto" riveste una posizione fondamentale e diventa centrale nei suoi scritti. La sua teoria poetica è espressa all'interno del secondo numero di Monografías de I & L, del 1985; in una serie di testi scritti in collaborazione con alcuni membri del CADA (Colectivo de Acciones de Arte) e in alcune interviste concesse a riviste e periodici.[22]
Opere principali
1979. Purgatorio, Santiago del Cile, Editorial Universitaria
Purgatorio, Traduzione di Claudio Cinti, Rimini, 2009
1982. Anteparaíso, Santiago del Cile, Editores Asociados
1984. El paraíso está vacío, Santiago del Cile, Mario Fonseca Editor
1985. Canto a su amor desaparecido, Santiago del Cile, Editorial Universitaria
1987. El amor de Chile, Santiago del Cile, Editorial Montt y Palumbo
1994. La vida nueva, Santiago del Cile, Editorial Universitaria
1997. Canto de los ríos que se aman, Santiago del Cile, Editorial Universitaria
Canto dei fiumi che si amano, Roma, Le parole gelate, 1993
1999. El día más blanco, Santiago del Cile, Alfaguara
2000. Sobre el amor, el sufrimiento y el nuevo milenio, Barcellona, Andrés Bello
2000. Poemas militantes, Santiago del Cile, Dolmen Ediciones
2003. Inri, Santiago del Cile, Fondo de Cultura Económica
2004. Mi mejilla es el cielo estrellado, Messico, Editorial Aldus
2004. Poemas, Calcutta, Codex
2005. Tu vida derrumbándose, Buenos Aires, Eloisa Cartonera
2005. Mis amigos creen, Costa Rica, Editorial Lunes
2006. Los paises muertos, Santiago del Cile, Ediciones Tácitas
2006. Los poemas muertos, Messico, Umbral
2007. In memoriam, Santiago del Cile, Ediciones Tácitas
2007. Poemas de amor, Santiago del Cile, Mago Editores
2007. Las ciudades de agua, Messico. Ediciones Era
2007. Cinco fragmentos, Santiago del Cile, Animita Cartonera
2009. Cuadernos de guerra, Madrid, Editorial Amargord
2009. Poemas 1979-2008, Santiago del Cile, Ventana Abierta
2012. Zurita, Salamanca, Delirio
2012. Dreams for Kurosawa = sueños para Kurosawa, Chicago, Arrow as Arrow
2013. Nuevas ficciones, Santiago del Cile, LOM Ediciones
2015. Tu vida rompiéndose, Santiago del Cile, Lumen
Premi e riconoscimenti
1984 - Borsa di studio Guggenheim
1988 - Premio Pablo Nerudade Poesía Joven
1994 - Premio Pericle d'Oro
1995 - Premio Municipal de Poesía de Santiago: La vida nueva
2000 - Premio Nacional de Literatura
2006 - Premio José Lezama Lima: INRI
2012 - Premio della Critica (Cile): Zurita
2015 - Premio al Merito Letterario Internazionale Andrés Sabella
2015 - Dottore honoris causa, titolo conferitogli dall'Università di Alicante, Spagna
2015 - Dottore honoris causa, titolo conferitogli dall'Universidad Técnica Federico Santa María
2016 - Premio Iberoamericano di Poesia Pablo Neruda
2016 - Premio Alberto Dubito International alla carriera
^abcd(ES) Ricardo Yamal, La cordura poética y la locura visionaria en la poesía de Raúl Zurita, in Inti: Revista de literatura hispánica, vol. 1, n. 31, Houston, 1990, pp. 98-103.
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^(ES) Benoît Santini, En Zurita, van a aparecer las ruinas, pedazos de poemas antiguos»: Entrevista a Raúl Zurita, in Revista Chilena de Literatura, 80 - novembre, Dunkerque, 2011, p. 253.
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Bibliografia
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