Il 30 dicembre 1931 partì da Saint-Cloud per conquistare la Coppa "Maison et Mallet" per la distanza, ma a causa della neve che si depositò sul suo velivolo, appesantendolo,[2] atterrò a Châtillon-sur-Seine e abbandonò la gara, tornando poi in treno a Parigi.[3][4] Nel corso del 1931 la rivista L'Aérophile parlava di lei classificandola "tra i piloti che effettuano 'realmente' dei viaggi aerei". A quella data aveva realizzato 28 ascensioni, di cui 22 da sola e quattro di notte e aveva partecipato alle coppe Juchmès e Mallet ma ancora non aveva riportato alcuna vittoria.[5] In occasione della Coppa internazionale delle mongolfiere a Mans si aggiudicò il terzo posto con 250 km percorsi[6][7], quindi nel novembre 1937 vinse il premio "Aumont-Thiéville" con 242 km.[8]
In occasione della festa del 1º maggio 1946 a Parigi a Place de la Concorde, furono eseguiti dei voli dimostrativi in aerostato, con vari piloti tra cui Paulette Weber, che tornava a pilotare il pallone aerostatico per la prima volta dal 1939. In quella occasione la giornalista Suzy Mathis pubblicò sul paginone centrale di Aviation française un articolo sulla Weber, dove si riproponevano brani di una intervista precedente che la giornalista aveva fatto alla pilota su Les dimanches de la femme[2] e si riassumevano alcuni suoi record[9], tra i quali:
L'intervista si chiudeva con un'affermazione della Weber: Le tourisme en ballon c'est le roi des tourismes.[11]
La Weber perse la vita nell'ottobre 1954, a causa la perdita progressiva di idrogeno dovuta al rivestimento poroso del suo pallone aerostatico, un difetto comune in quel periodo. Nonostante avesse gettato fuori bordo tutta la sua zavorra, la navicella si inabissò nelle acque del Mare del Nord.[12] Si trattava della sua 235ª ascensione in pallone aerostatico.[12]