Insieme a Oryza glaberrima, dal pericarpo pigmentato rosso coltivata in Africa, è una delle due specie di piante da cui si produce il "riso" inteso come alimento. Oryza sativa costituisce la stragrande maggioranza in quanto coltivata su circa il 95% della superficie mondiale di riso.
È una pianta erbacea, alta da 120 a 195 cm (può raggiungere anche i 5 metri di altezza) con radici avventizie ed embrionali, le quali hanno la caratteristica di sviluppare dei parenchimi aeriferi, che permettono al riso di vivere in ambiente acquatico.
Il fusto (detto culmo) presenta internodi cavi e nodi pieni e si sviluppa in maniera simile al frumento.
Ha foglie di colore verde chiaro, a forma di guaina, lunghe parecchi centimetri e larghe due, con peli bianchi, corti e spessi; la ligula è lunga e sono presenti auricole pelose.
All'apice dello stelo presenta una pannocchia (infiorescenza a panicolo) terminale, a maturità pendente, costituita da spighette uniflore con fiori ermafroditi a sei stami e un pistillo; l'ovaia contiene un solo ovulo.
Il frutto è una cariosside ellittica o sferica con glumelle molto sviluppate, la cariosside è vestita (risone), peso 25–45 mg.
Distribuzione e habitat
Il riso è stato addomesticato per la prima volta in Cina 9.000 anni fa,[2] da persone di culture neolitiche nel bacino dello Yangtze, associate rispettivamente ai parlanti Hmong-Mien e ai pre-austronesiani.[3][4][5] L'allele funzionale per la non-frantumazione, indicatore critico della domesticazione nei cereali, così come altri cinque polimorfismi a singolo nucleotide, è identico sia nella varietà indica che in quella japonica. Ciò implica un singolo evento di domesticazione per O. sativa.[6] Sia la forma indica che quella japonica del riso asiatico derivano da un singolo evento di domesticazione in Cina dal riso selvatico Oryza rufipogon.[6][7] Nonostante queste prove, sembra che il riso indica sia nato quando la varietà japonica arrivò in India circa 4.500 anni fa e si ibridò con un altro riso, sia esso un proto-indica non addomesticato o O. nivara selvatico.[8]
Il riso si diffuse nel resto del mondo attraverso la coltivazione, la migrazione e il commercio, arrivando infine nelle Americhe come parte dello scambio colombiano dopo il 1492.[16]
ssp. indica, tipica dei climi tropicali, alto valore di mercato, cariosside lunga e sottile, produttività media e coltivata in India, Cina meridionale, Filippine, USA meridionali, Italia, Brasile;
ssp. japonica, tipica dei climi temperati, produttività alta, cariosside corta e arrotondata, basso valore di mercato, coltivata in Giappone, Corea, Cina settentrionale, USA, Egitto, Italia;
ssp. javanica, di minore importanza.
Dalle diverse sottospecie derivano le cultivar (ad esempio arborio, carnaroli, originario, ecc.), diffuse per i diversi usi.
In Italia con il Decreto Legislativo n.131/2017 vengono definiti i criteri per la commercializzazione al pubblico del riso (riso da interno). In questo decreto vengono definite 5 varietà tradizionali nominali: Ribe, Arborio, Roma o Baldo, Carnaroli, Vialone nano e S. Andrea, entro le quali afferiscono tutte le altre varietà coltivate.[18]
^(EN) Oryza sativa, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 28 settembre 2024.
^ Alice Fornasiero, Rod A. Wing e Pamela Ronald, Rice domestication, in Current Biology, vol. 32, 1º gennaio 2022, pp. R20–R24, DOI:10.1016/j.cub.2021.11.025. URL consultato il 1º settembre 2024.