Era figlio di Giovanni Pico e Giovanna di Tinello da Savignano.
Secondo la cronaca dei Figli di Manfredo scritta da Bratti, Niccolò "fu capitano tanto validissimo et sapiente delle genti armigere a cavallo della Comunità di Reggio".[1]
Partecipò nel 1328 al colpo di stato che portò i Gonzaga ad impossessarsi di Mantova a spese dei Bonacolsi: in questa occasione vennero a lui affidati Francesco Bonacolsi e l'abate di Sant'Andrea, figli di Rinaldo detto Passerino, ultimo signore di Mantova della famiglia, insieme al Guido e Pinamonte (nipoti di Passerino); i prigionieri furono rinchiusi il 16 agosto 1328 castello di Castellaro insieme al fratello Giovanni II dei Bonacolsi, e lasciati morire di fame, vendicando così la morte, avvenuta nello stesso modo, di Francesco I Pico e dei figli.[2]
Partecipò al saccheggio di Modena, nemica dei Pico, congiuntamente alle truppe imperiali dell'imperatore Ludovico il Bavaro.[2]
Ricordo
Nella castello di Castel d'Ario è posta una lapide in cui è inciso:
«QUI
TRATTI IN CATENE
NEL 1321
SPEGNEVA LA FAME FRANCESCO PICO E I FIGLIUOLI
NEL 1328
LA PROLE E I NEPOTI DI PASSERINO BONACOLSI
DALL'ORRIDA MUDA
CHE NE HA RISPETTATO
I CEPPI E LE OSSA
RIECHEGGI CON VINDICE PIETÀ PER LE VITTIME
UN GRIDO DI ESECRAZIONE
AI TIRANNI»
Discendenza
Nel 1311 Niccolò sposò Taddea Passalacqua ed ebbero tre figli:[2]