L'odierno centro urbano è costituito dalla città nuova (fondata nel 1813 da Gioacchino Murat) che si estende tra la ferrovia e la costa con strade a reticolo ortogonale, e dalla città vecchia (la cosiddetta barivecchia) fra i porti nuovo e vecchio, chiusa a est dalle mura che la separano dal lungomare, con impianto urbanistico medievale.
Si trovano nella Bari antica notevoli monumenti romanici, tra cui la basilica di San Nicola (XII secolo), capolavoro dell'architettura romanico pugliese. La Cattedrale di San Sabino (1170-1178), nei cui archivi è conservato un celebre Exultet (codice miniato) anteriore al 1025 e contenente la liturgia del Sabato Santo.
Interessante dal punto di vista architettonico la Chiesa di San Gregorio (XI secolo-XII secolo). Celebre il Castello normanno-svevo fatto edificare da Federico II di Svevia (perlomeno il nucleo principale) sul sito di precedenti fortificazioni normanne e bizantine. Ampliato nel XVI secolo, quando divenne dimora di Isabella d'Aragona, nel XIX secolo il castello venne prima adibito a prigione e successivamente a caserma.
Nella Città nuova si trovano il Museo Archeologico (con numerose ceramiche) e, sul lungomare Nazario Sauro, la Pinacoteca Provinciale. Poco distante dal lungomare è situato anche il Teatro Petruzzelli, edificato tra il 1898 e il 1903, recentemente riaperto al pubblico dopo una lunga ristrutturazione seguita all'incendio che lo ha gravemente danneggiato nel 1991.[1]
Il centro storico di Bari pullula di piccole e grandi chiese.
Le più maestose sono senz'altro la Cattedrale di San Sabino e la Basilica di San Nicola. Numerosissime tuttavia sono le chiese minori: Chiesa di Sant'Anna, Chiesa di Sant'Antonio abate, la Chiesa di Sant'Agostino rifatta nel 1508 dalla colonia milanese, Chiesa di San Bartolomeo, Chiesa di Santa Chiara, Chiesa di San Domenico, Chiesa di San Francesco alla Scarpa, Chiesa di Santa Pelagia, Chiesa di San Gaetano, Chiesa del Gesù, Chiesa di San Giacomo, la trecentesca Chiesa San Giovanni Crisostomo (parrocchiale di rito greco), Chiesa di San Giuseppe, Chiesa di San Gregorio dove per tutto l'anno rimane la statua di San Nicola trasferita nella propria basilica solo nei giorni della festa, Chiesa di San Luca, Chiesa di San Marco dei Veneziani, Chiesa di Santa Maria degli Angeli, Chiesa di Santa Maria del Buon Consiglio, Chiesa di Santa Maria del Monte Carmelo, Chiesa di San Martino, Chiesa di San Michele, Chiesa di Sant'Onofrio, Chiesa di Santa Scolastica, Chiesa di San Sebastiano, Chiesa di Santa Teresa delle Donne, la barocca Chiesa di Santa Teresa dei Maschi, Chiesa della SS. Trinità dei Medici, Chiesa della Vallisa, Cappella di San Nicola al Porto e, a croce greca contratta, la Chiesa di San Giorgio dei Martiri.
Otto sono le chiese scomparse o sconsacrate: San Benedetto, San Demetrio, San Eustrazio, San Tommaso Apostolo, San Pietro de Sergio Protospathario, San Nicola de ipsa Pusterula, San Giovanni Evangelista, San Apollinare.
Tra gli esempi più fulgidi del romanico pugliese, venne edificata a partire dal 1087 per ospitare le reliquie di san Nicola, che alcuni marinai baresi avevano traslato da Myra, in Licia. Fu visitata da papa Urbano II nel 1089 per collocare le reliquie nicolaiane, e nel 1098 per il II Concilio di Bari. Oggi è un importante centro ecumenico, meta di pellegrinaggi di cristiani ortodossi provenienti specialmente dalla Russia.
Alla severa facciata a salienti, tripartita e affiancata da due torri campanarie, corrisponde un luminoso interno a croce latina commissa, nel quale spiccano il ciborio e la sedia episcopale dell'abate Elia e il monumento alla regina di Polonia Bona Sforza.
La Cattedrale di San Sabino fu edificata nella prima metà dell'XI secolo e ricostruita negli ultimi decenni del XII secolo, in seguito alla distruzione della città ad opera di Guglielmo il Malo nel 1156. La cattedrale è una delle più maestose creazioni dell'architettura romanico-pugliese i cui elementi caratterizzanti si ritrovano nella facciata tripartita da lesene, nel esaforato del fianco sinistro, nelle testate del transetto. L'interno, con pianta a croce latina a tre navate, presenta un pulpito e un ciborio ricomposti con frammenti originari del XI e XIII secolo e ospita le reliquie di san Sabino e santa Colomba, l'icona della Madonna Odegitria e il rotolo dell'Exultet, anteriore al 1050.
Il Castello normanno-svevo sorse intorno al 1131 per volontà di Ruggero il Normanno. Nel 1156 Guglielmo I di Sicilia lo distrusse quasi completamente e Guido il Vasto, per volontà di Federico II di Svevia, si occupò della sua ricostruzione.
Il possente e grandioso castello consta di due parti distinte: la prima comprendente il mastio, di origine bizantino-normanna e trasformato da Federico II tra il 1233 e il 1240, a pianta trapezoidale con due torri delle quattro originarie; la seconda che ingloba i baluardi a scarpata con torrioni angolari a lancia sul fossato che furono addizionati nel XVI secolo sui tre lati dalla parte terrestre. Il lato Nord, quello marittimo, conserva il portale ogivale (ora murato) e le graziose bifore della costruzione duecentesca.
Al castello si accede dal lato sud, varcando il ponte sul fossato ed entrando nel cortile tra i baluardi cinquecenteschi e il mastio svevo, sulle cui torri e cortine costruite in bozze di pietra scura, si notano diverse monofore. Sul lato ovest un portale gotico scolpito immette in un atrio su colonne con volte a crociera, dal quale si passa nel cortile interno, quadrilatero, di impianto rinascimentale, assai rimaneggiato. In questo interno, sulla sinistra in un salone terreno è presente la gipsoteca all'interno della quale sono accolti numerosi calchi che ritraggono le più interessanti sculture architettoniche e decorative dei monumenti romanici di Puglia. Accanto, una interessante sala con volta a botte costolonata a sesto acuto, adibita ad archivio. Al piano superiore, nel lato meridionale del castello, vi sono vari ambienti ove è ubicata la Soprintendenza alle Gallerie. Il lato Nord ospita, in due ampie sale al piano superiore, i dipinti restaurati.
Il Forte di Sant'Antonio abate fu eretto per scopi difensivi. La data di costruzione non è accertata; tuttavia talune fonti citano il forte a partire dal XIV secolo. Distrutto dai baresi nel 1463, fu ricostruito nel XVI secolo per volere di Isabella d'Aragona.
Una graziosa statua lignea del santo a cui è dedicata la costruzione si trova in una cappella sotto l'androne.
Unico giorno in cui la cappella è visitabile, è il 17 gennaio, giorno in cui viene aperta per celebrare cerimonie religiose. Nella cappelletta è inoltre degno di nota un quadro di autore ignoto raffigurante Sant'Antonio abate.
I suoi spazi vengono attualmente utilizzati per eventi culturali[10]
Commissionato dal Ministero della difesa agli ingegneri Arnaldo Tuzi e Giuseppe Triggiani, fu completato nel 1967 al quartiere Japigia. All'interno di un giardino, l'edificio in pietra ocra e pietra di Trani ospita i resti di 76 000 militari italiani, 40 000 dei quali ignoti, caduti nei cosiddetti territori d'Oltremare (Africa e Balcani) tra la guerra d'Eritrea e la II guerra mondiale. Un piccolo museo raccoglie cimeli bellici usati dalle truppe italiane e da quelle degli eserciti che le fronteggiarono. All'ingresso, la riproduzione di otto archi di un acquedotto romano e altrettanti di un edificio coloniale simboleggia le otto guerre italiane combattute in Africa.
(Giorgio Caproni, L'opera in versi, 1998)
Le Vie Imperatore Augusto, Araldo di Crollalanza e Nazario Sauro costituiscono la porzione più nota del lungomare di Bari.
Il Lungomare Imperatore Augusto è un'ampia via che si estende dal Piazzale Colombo alla radice del molo del porto nuovo fino alla Piazza Eroi del Mare, aperta sul porto vecchio. La via segue l'andamento delle vecchie mura della città vecchia, della quale si vedono sovrastare pittorescamente i campanili e le cupole; il tutto offre un ammirevole panorama sul mare. A metà del percorso un passaggio aperto nell'antica cinta muraria mette in comunicazione con la piazza antistante la Basilica di San Nicola.
Il Lungomare Araldo di Crollalanza si estende da Piazza Eroi del Mare a Piazza Armando Diaz; il Lungomare Nazario Sauro, prolungamento del Lungomare Araldo di Crollalanza, è anch'esso un encomiabile viale litoraneo con veduta panoramica sulla costa che, partendo dalla rotonda di Piazza Armando Diaz e costeggiando la Pinacoteca Provinciale, si congiunge con il Lungomare Armando Perotti.
Sul lungomare sono poste varie sculture, tra le quali si ricorda il busto di Giuseppe Mazzini, opera di Alterige Giorgi, donata nel 1952 della città di Carrara.
Quella che negli anni '50 era conosciuta come una città circondata da sterminate campagne caratterizzate da macchia mediterranea, laddove non v'erano uliveti, che ancora al suo interno possedeva masserie imponenti dai giardini ornati da palme oggi è una città caratterizzata da molti spazi verdi tra cui vanno ricordati il Parco 2 giugno, nel quartiere Carrassi, ai margini dell'area centrale della città (nel quale è ubicata la grande meridiana del 1987) e l'antica Pineta San Francesco alla Rena, un folto parco alberato situato nella zona adibita ad ospitare la Fiera del Levante. L'area verde, lontana dal centro cittadino e vicino alla grossa arteria di via Napoli, è costeggiata dal Torrente Lamasinata (molto più conosciuto col nome popolare di Canalone), ramo acquatico aperto sul mare, che procede rasente la tangenziale giungendo fino al rione Stanic, la cui foce sabbiosa è meta di bagnanti ogni estate (vedi più giù Spiagge). Il parco è meta di molti baresi i quali, specie d'estate, cercando di evadere dalla promiscuità del centro, trovano nella pineta luogo entro il quale condividere insolita quiete. Più recenti sono il parco Ecopoli nel quartiere Japigia, il parco di viale Europa nel quartiere San Paolo e il parco Perotti, nei pressi dell'omonimo lungomare, sorto sull'area occupata fino al 2006 dal complesso immobiliare di Punta Perotti. Il 23 ottobre 2005, il parco costruito poco tempo prima nella ex cava Di Maso del quartiere Santa Rita, è andato distrutto a causa di un'inondazione avvenuta a seguito alle piogge torrenziali che si abbatterono su Bari in quei giorni.
Fra le rigide maglie del centro murattiano si trovano il giardino di piazza Garibaldi, quello di piazza Cesare Battisti e quello di piazza Umberto I. Ai margini della città vecchia, a ridosso del fossato lungo il lato ovest del Castello normanno-svevo, si trovano infine i Giardini Isabella d'Aragona.
Bari, città marittima, vede la presenza di diversi lidi privati e pubblici distribuiti lungo tutto il litorale comunale. Le più rinomate e frequentate spiagge della città sono essenzialmente il celeberrimo Lido Pane e Pomodoro tristemente conosciuto per vicende legate all'inquinamento delle sue acque, e il Lido San Francesco.
Il Lido Pane e Pomodoro, frequentatissimo dai baresi che vedono nel luogo punto in cui recarsi soprattutto nei mesi estivi quando il centro cittadino si trasforma in una vera e propria fornace, si trova poco distante dalla città nuova nelle vicinanze dei giardini di Piazza Antonio Gramsci. L'altro lido in cui grande parte della cittadinanza usa recarsi è il Lido San Francesco, a poca distanza dal Bosco di San Francesco alla Rena, presso la zona di punta San Cataldo in cui ha sede la pluri decennale rassegna della Fiera del Levante.
Adiacente al Lido San Francesco, esattamente al confine del rione San Girolamo, si trova il Torrente Derivatore Lamasinata nella cui foce sabbiosa, ogni estate, si viene ad insediare una moltitudine di bagnanti. Lo stanziamento di sedie ed ombrelloni è possibile in quanto il Torrente Derivatore Lamasinata è per la maggior parte del tempo asciutto: la sua funzione si espleta nel raccoglimento delle acque piovane provenienti dalla Murgia barese, garantendo uno sbocco al mare e scongiurando il pericolo di facili alluvioni. Il torrente in questione e, per estensione, la spiaggia libera ad esso pertinente sono conosciuti con il nome popolare di Canalone: "Andare al Canalone", in riferimento alla balneazione estiva, è un'espressione comune e radicata ormai da anni nel folklore barese.