Monetazione celtica

Voce principale: Arte celtica.
Testa di Alessandro Magno, raffigurato come Zeus Ammone Biga veloce
Moneta aurea dei Galli Sequani, III-I secoli a.C. Le prime monete galliche erano spesso ispirate dalla monetazione greca.[1]

Una monetazione celtica è attestata da coniazioni che vanno dal IV secolo a.C.[2] fino alla fine del I secolo a.C.. Il passaggio a un'economia monetaria, presso i Celti avvenne per le relazioni e i contatti commerciali con i Greci e per la presenza dei mercenari celtici presso le comunità greche. Le monete celtiche subirono, quindi, l'influenza della monetazione mediterranea: in origine copiavano i tipi greci, soprattutto le monete del regno di Macedonia del periodo di Filippo II di Macedonia e di suo figlio Alessandro Magno [1][3][4]. Col tempo, la produzione monetale conobbe un'evoluzione, con una progressiva stilizzazione dell'iconografia (un processo che, da una prospettiva greca, potrebbe essere definito di "imbarbarimento"[5]).

Di conseguenza in diverse monete celtiche si trovano tipi greci o addirittura lettere greche, soprattutto in quelle della Gallia meridionale.[6].

Rapporti con la monetazione greco-romana

I ritrovamenti archeologici rimandano quasi sempre a modelli e tipi monetali macedoni (stateri d'oro e tetradrammi d'argento di Filippo II[2]), un'influenza dovuta a contatti culturali e mercenari avuti a seguito delle spedizioni celtiche nei Balcani. A questa regola generale fanno eccezione solo alcuni casi, come in Baviera, dov'è riconoscibile una stretta affinità con la monetazione romano-campana[7][8] per le emissioni appartenenti al periodo 225-217 a.C.[8], o come è il caso, più settentrionale, del popolo gallico degli Ambiani (valle della Somme nella Gallia Belgica), per il quale, invece, è stata invocata una relazione con prototipi di stateri tarantini[7] battuti nella seconda metà del IV secolo a.C. (tra il 344 e il 302 a.C.) ma che, probabilmente, ebbero circolazione anche nel primo quarto del secolo successivo, fino alla caduta di Taranto in mano romana nel 272 a.C.[8].

Monetazione gallica

I tipi delle monete celtiche progressivamente divennero più astratti, come esemplificato da questa moneta dei Parisii.
Monete dei Veneti, V-I secolo a.C.

La monetazione greca era presente nelle tre città greche di Massalia, Emporiae e Rhoda, e fu copiata in tutta la Gallia meridionale[3].

I Galli del nord furono invece influenzati specialmente dalla monetazione di Filippo II di Macedonia e di suo figlio Alessandro Magno[3]. Le monete celtiche mantennero spesso i soggetti dei Greci, come la testa di Apollo al dritto e un carro da guerra a due cavalli sul rovescio degli stateri d'oro di Filippo II, ma svilupparono uno stile proprio partendo da questa base, consentendo lo sviluppo di una sintesi Greco-Celtica[3].

Dopo un primo periodo in cui le monete celtiche riprodussero abbastanza fedelmente i tipi greci, il disegno iniziò a diventare più simbolico, come esemplificato dalla monetazione dei Parisii, nel nord dell'attuale Francia[3].

Lo stile celtico dell'Armorica, nel nord-occidente della Gallia, sviluppò dai disegni celtici della valle del Reno, a loro volta derivati dai primi prototipi greci[3].

Biatec originale Moderna moneta da 5 corone

I Boii diedero il loro nome alla Boemia e a Bologna; una moneta celtica (Biatec) proveniente da Bratislava è mostrata sulla moneta slovacca da 5 corone, usata in Slovacchia finché il paese non ha adottato l'euro, nel gennaio 2009.

Le immagini presenti monete celtiche comprendono giganti che trascinano teste mozzate con una corda, cavalieri alla carica in battaglia, dei e dee, teschi e le ruote dei carri, fulmini e saette, il sole e la luna. Sono capolavori d'arte surreale in miniatura [senza fonte].

Una tribù di Celti chiamata Eburones coniò monete d'oro una tripla spirale (un simbolo celtico di buona fortuna) sul dritto, e dei cavalli sul rovescio.[9]

Le monete erano o battute o fuse. Entrambi i metodi richiedevano un certo livello di conoscenze tecnologiche.

Con l'invasione romana della Galla, la monetazione celtica influenzata dai Greci iniziò a incorporare influenze romane, finché sparì per essere completamente sostituita dalla monetazione romana[3].

Monetazione celtica della Britannia

Moneta dei Trinovantes.
Moneta dei Regnensi.

Gli storici tradizionali hanno avuto la tendenza a trascurare il ruolo giocato dalla monetazione celtica nella prima storia della monetazione britannica[10].

Oltre 45000 antiche monete britanniche e galliche scoperte nel Regno Unito sono registrate nel Oxford Celtic Coin Index[11][12].

Note

  1. ^ a b Boardman, p. 308
  2. ^ a b Demandt 2003, p. 35.
  3. ^ a b c d e f g Celtic culture: a historical encyclopedia" John T. Koch p.461-
  4. ^ (EN) Coinage in Celtic society, su web.arch.ox.ac.uk, Celtic Coin Index. URL consultato il 3 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2006).
  5. ^ Demandt 2003, p. 36.
  6. ^ Celtic Inscriptions on Gaulish and British Coins by Beale Poste p. 135 [1]
  7. ^ a b Kruta 1996, p. 590.
  8. ^ a b c Kruta 2004, p. 116.
  9. ^ Cache of Celtic Coins Uncovered in Dutch Cornfield Archiviato il 21 ottobre 2012 in Internet Archive. Associated Press novembre 16, 2008
  10. ^ Davies, Glyn. A history of money from ancient times to the present day, 3rd ed. Cardiff: University of Wales Press, 2002. 720 pages. Paperback: ISBN 0-7083-1717-0. Hardback: ISBN 0-7083-1773-1.
  11. ^ Copia archiviata, su web.arch.ox.ac.uk. URL consultato il 20 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 16 maggio 2011). The Oxford Celtic Coin Index
  12. ^ Copia archiviata, su finds.org.uk. URL consultato il 30 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 29 giugno 2012). The Oxford Celtic Coin Index

Bibliografia

  • John Boardman, The Diffusion of Classical Art in Antiquity, Princeton 1993 ISBN 0-691-03680-2
  • Alexander Demandt, I Celti, Bologna, il Mulino, 2003, ISBN 88-15-09306-0.
  • Andres Furger, Felix Müller (a cura di): Gold der Helvetier - Keltische Kostbarkeiten aus der Schweiz. Schweizerisches Landesmuseum, Zürich 1991, (catalogo della mostra allo Schweizerisches Landesmuseum, 16 febbraio - 12 maggio 1991).
  • Hans-Jörg Kellner: Die Forschungssituation zum Münzwesen der Kelten. In: Karl Horst Schmidt (a cura di): Geschichte und Kultur der Kelten = History and culture of the Celts. Winter, Heidelberg 1986, ISBN 3-533-03643-X.
  • Venceslas Kruta, Mondo greco e mondo celtico: incontro di due culture, in Giovanni Pugliese Carratelli (a cura di), I Greci in Occidente, Bompiani, 1996, pp. 585-590, ISBN 88-452-2821-5.
  • Venceslas Kruta, La grande storia dei Celti. La nascita, l'affermazione e la decadenza, Roma, Newton & Compton, 2004, ISBN 88-8289-851-2.
  • Lancelot Lengyel: Das geheime Wissen der Kelten. Enträtselt aus druidisch-keltischer Mythik und Symbolik. Bauer, Freiburg 1976, ISBN 3-7626-0200-X.
  • Karl Pink: Einführung in die keltische Münzkunde. Mit besonderer Berücksichtigung des österreichischen Raumes. 3ª edizione rivista e ampliata. Revisione di Robert Göbl. Deuticke, Wien 1974, ISBN 3-7005-4399-9.
  • Hans Reeh: Die Symbolik keltischer Münzen. (online; PDF; 4,4 MB)
  • André Deroc, « Les Monnaies gauloises d'argent dans la vallée du Rhône », Annales de l'Université de Besançon, 1973.
  • Pierre-Marie Guihard, Monnaies gauloises et circulation monétaire dans l'actuelle Normandie, collection de la médiathèque de Bayeux (Calvados), 136 p. couleur, Publications du CRAHM[collegamento interrotto], 2008 ISBN 978-2-902685-45-5

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