Figlio di un cristiano che gli aveva dato il nome di Filopatròs ("che ama il padre"), fu un soldato sotto gli imperatori Decio (249-251) e Valeriano (253-260), la cui carriera lo portò al rango di generale. Quando i due imperatori decisero di iniziare le loro persecuzioni contro i cristiani,[1] Mercurio rivelò all'imperatore la propria fede. Fu per tre volte torturato ma per tre volte venne miracolosamente guarito da un angelo. Infine fu condotto in Cappadocia, sua patria d'origine, e lì decapitato.
Una leggenda lo vuole uccisore dell'imperatore Giuliano. Giuliano (360-363) aveva ripristinato la religione romana dopo Costantino, ma morì durante una campagna contro i Sasanidi, venendo ucciso in battaglia. La devozione dei fedeli vuole che a uccidere l'imperatore "apostata",[2] fosse stato proprio Mercurio, a seguito di una preghiera di Basilio Magno[3].
Culto
Le reliquie del santo sono conservate presso il Santuario di Monte Vergine presso Avellino, a Toro, nella chiesa del Santissimo Salvatore[4], e parte nella chiesa di San Mercurio a Serracapriola (FG).[5]
A Palermo esiste un oratorio a lui intitolato decorato con stucchi di Giacomo Serpotta.