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Per megacolon in campo medico, si intende una malformazione del colon causata da anomalie congenite, da fattori batterici o da intossicazione da farmaci.
Viene causato da una atonia e restringimento di un tratto colico ipertrofico e privo di peristalsi. Ne consegue la dilatazione del tratto colico precedente.
In caso di malattia congenita il tratto ipertrofico è solitamente il retto-sigma, mentre negli altri casi è massivamente il tratto discendente ed il sigma.
Questo avviene in quanto l'ultimo tratto intestinale è quello nel quale avviene l'assorbimento dei liquidi ed in caso di tossine o batteri questi riescono a precipitare all'interno e danneggiare i gangli.
I micobatteri creano una infiltrazione della sottomucosa e lamina propria di macrofagi infarciti dello stesso patogeno. Talune volte il quadro clinico è simile alla malattia di Whipple.
Questo causa un allungamento del sigma o del tratto discendente con dilatazione del tratto ascendente di oltre 8 cm negli adulti e 6,5 cm nei bambini per il tratto traverso di 6 cm per gli adulti[1]. Laddove la larghezza massima del tratto colico raggiunga o superi i 10 cm è opportuna una urgente valutazione clinica per escludere il rischio della rottura diastatica del colon[2].
Gli esami radiologici del clisma opaco mettono in evidenza la morfologia, la manometria la funzionalità. Insieme definiscono la condizione morfologico-funzionale del megacolon.
Si riscontra alla nascita per ritardo nella emissione del meconio. La causa è la mancanza dei gangli del retto o del retto sigma. Dai referti del RX Clisma opaco solitamente il colon discendente appare dilatato. La manometria anorettale rileva l'assenza del riflesso inibitore. Porta sovente la morte del nascituro entro i primi mesi di vita.
Tale è la forma più pericolosa dove si mostra setticemia ed è mortale.
È legata all'assunzione di farmaci[3] oppure è una delle complicanze più temibili della rettocolite ulcerosa, malattia quest'ultima senza una eziologia ad oggi ben definita e legata a fattori genetici o infettivi[4].
Il referto è radiologico e può avvenire con RX digerente completo[5], che mostra l'intestino con riempimento basale (il mezzo di contrasto viene ingerito) evidenziandone la morfologia così come avviene con l'alimentazione, oppure con clisma opaco[6] che mostra un disegno colico espanso (si effettua insuflazione, mezzo di contrasto dal retto) [2]. Fra le due la prima è meno definita ma mostra l'effettiva morfologia basale colica, mentre la seconda definisce meglio il colon e ne fornisce un'immagine dilatata.
Se sussistono i requisiti (dilatazione ed allungamento colico) la manometria colica delle 24 ore è utile a definire il megacolon (virale o tossico). In tal caso si rileva un tratto atonico che spesso è il sigma o il discendente ed il tratto precedente ha elevata pressione basale.
In caso di sospetto megacolon agangliare (megacolon genetico o malattia di Hirschsprung) si referta con la manometria anorettale che evidenzia la mancanza del riflesso inibitore.
Terapia
A seconda della causa che ha indotto il megacolon, genetica-tossica o micobatterica.
In alcuni soggetti il trattamento è di tipo chirurgico, si necessita di colostomia con successiva resezione della parte malata.
Prognosi
Il successo dell'operazione è del 90%, le possibilità di guarigione aumentano se il trattamento viene effettuato il più presto possibile.
Note
^Msd-Italia, su msd-italia.it. URL consultato il 14 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 30 marzo 2010).
Douglas M. Anderson e A. Elliot Michelle, Mosby’s medical, nursing, & Allied Health Dictionary sesta edizione, New York, Piccin, 2004, ISBN88-299-1716-8.