Il golfo e il suo porto principale di Cattigara erano stati presumibilmente raggiunti da un mercante greco del I secolo chiamato Alessandro, che tornò sano e salvo e lasciò un periplo del suo viaggio[3]. Secondo il suo racconto Cattigara era «ad alcuni giorni» di vela da Zaba, ma questi «alcuni giorni» furono interpretati come «innumerevoli» da Marino di Tiro e «pochi» da Tolomeo[4][5]. Sia le opere di Alessandro che di Marino sono andate perdute, ma sono state rivendicate come fonti da Tolomeo nella sua Geografia[6]. Tolomeo (e presumibilmente Marino prima di lui) seguirono Ipparco nel considerare l'oceano Indiano un mare chiuso, posizionando Cattigara sulla sua sponda orientale sconosciuta. La distesa di mare che si estende tra questa e la penisola malese (il «Chersoneso Aureo») venne chiamata il Grande Golfo[7].
La Geografia di Tolomeo venne tradotta in arabo da un gruppo di studiosi, tra cui al-Khwārizmī, nel IX secolo, durante il regno di al-Maʿmūn. A quel tempo, mercanti arabi come Solimano avevano iniziato a commerciare regolarmente con la Cina Tang e, dopo aver attraversato lo stretto di Malaccaen route, dimostrarono che il mare Indiano comunicava con l'oceano aperto. Alcuni mercanti africani dimostrarono, allo stesso modo, che la costa non svoltava bruscamente verso est a sud di Capo Prasum, oltre Zanzibar, come sosteneva Tolomeo[8]. Di conseguenza, nel suo influente Libro della Descrizione della Terra, al-Khwārizmī rimosse le coste dell'oceano Indiano sconosciute a Tolomeo. Le terre conosciute ad est del Grande Golfo, tuttavia, continuarono a comparire sulle mappe sotto forma di penisola fittizia (oggi generalmente conosciuta come Coda di Drago).
Un dettaglio di una mappa del XVIII secolo mostra la comune identificazione del Grande Golfo con il golfo del Siam[9].
Poco dopo il 1295, Massimo Planude, nella Chiesa di San Salvatore in Chora di Costantinopoli (Istanbul), riportò in auge il testo greco di Tolomeo e le mappe in esso contenute. Questo venne tradotto in latino a Firenze da Jacopo d'Angelo intorno al 1406, facendo sì che le informazioni in esso contenute, giuste o sbagliate che fossero, si diffondessero in tutta l'Europa occidentale. In un primo momento le mappe riportavano nuovamente il mare Indiano chiuso dalle terre di Tolomeo. In seguito alla circumnavigazione dell'Africa da parte di Bartolomeo Diaz, comunque, le mappe di Enrico Martello e di Martin Behaim iniziarono a presentare una nuova versione della Coda di Drago, comprendente dettagli tratti da Marco Polo. Già nel 1540, il susseguirsi delle esplorazioni portò Sebastian Münster a confondere il Grande Golfo con l'oceano Pacifico ad ovest delle Americhe, tanto da fargli ipotizzare che l'Alessandro del I secolo fosse giunto in un porto del Perù e fosse tornato sano e salvo[4]. L'idea venne ripresa da Ortelio e altri[10]. (Alcuni studiosi sudamericani moderni hanno ripreso l'idea alla fine degli anni '90, ma non ci sono prove sostanziali a supporto dell'ipotesi[11]) Il Grande Golfo scomparve infine dalle mappe man mano che giungevano testimonianze più accurate dalle Indie Orientali e Occidentali.
Gli studiosi moderni concordano tra loro nel riconoscere nel Chersoneso Aureo una forma della penisola malese, ma non tutti si trovano d'accordo nel far confluire nel Grande Golfo di Tolomeo anche il mar Cinese Meridionale. Quelli che seguono la navigazione di Alessandro da Zaba, sulla sua costa settentrionale, a Cattigara, su quella sud-orientale, ritengono che esso sia il solo golfo del Siam, e identificano Cattigara con le rovine di Óc Eo, città del regno del Funan nel Thoại Sơn. Il fiume Cottiaris lungo la quale sorgeva poteva essere un antico corso del Mekong che una volta attraversava il sito prima di gettarsi nel golfo del Siam[3][13][14]. Altri, ignorando la rotta presa da Alessandro perché troppo confusa, ma identificando Cattigara con l'importante emporio commerciale han di Longbian, credono che il Grande Golfo sia in realtà il golfo del Tonchino e ritengono che il golfo del Siam (se raffigurato) sia solo una piccola insenatura presente lungo la costa orientale del Chersoneso Aureo. In tal caso, il fiume Cottiaris sarebbe il Fiume Rosso, uno dei più importanti del Vietnam. Panyu (l'odierna Canton) era stato il porto più importante del regno di Nanyue, ma l'identificazione della Cattigara di Tolomeo con questa città di epoca han affacciata su quello che i cinesi chiamavano Nanhai, cioè Mare Meridionale, seppur accettata da tanti in passato[15][16], riceve oggi tra gli studiosi un credito di poco superiore a quanti la collocano in Perù.
^«Marino non mette il numero delle miglia della nauigatione dall'Aurea Chersoneso a Cattigara. Ma dice, che Alessandro scrisse, come la Terra, che è di là, è dirincontro al Mezogiorno, & che coloro, che nauigano presso à quella, in XX. giorni arriuano alla città di Zaba. Et da Zaba quei che nauigano uerso l'Austro, & più alla parte sinistra [cioè verso est], arriuano in alcuni giorni a Cattigara. Accresce egli dunque, ò allunga quella distanza, prendendo la parola ALCUNI in uece di MOLTI. Percioche dice, che per la gran moltitudine di tai giorni, non se ne tenne conto ò numero, cosa, che a me par detta come da ridere» Tolomeo (150 ca.) tradotto da Girolamo Ruscelli (1561).
Ian C. Glover, Cattigara, in The Oxford Classical Dictionary, 3rd ed., Simon Hornblower & Anthony Spawforth, 2005, p. 292, ISBN978-0-19-860641-3.
Albert Herrmann, Der Magnus Sinus und Cattigara nach Ptolemaeus, in Géographie Historique et Histoire de la Géographie, II, Leida, Brill, 1938, pp. 123-128.
Louis Malleret, XXV: Oc-Èo et Kattigara, in L'Archéologie du delta du Mékong, III, 1962, pp. 421-454.
William A. R. Richardson, South America on Maps before Columbus? Martellus's 'Dragon's Tail' Peninsula, in Imago Mundi, vol. 55, 2003, pp. 25-37, DOI:10.1080/0308569032000097477.