Dopo la sua laurea alla Columbia, Lewisohn collaborò con la casa editrice statunitense Doubleday a New York, come membro dello staff editoriale. L'anno seguente, nel 1905, abbandonò Doubleday per diventare uno scrittore di riviste indipendenti.[1]
Successivamente lavorò con la rivista The Nation, la più antica rivista statunitense fra quelle ancora in vita e pubblicate continuativamente, dove collaborò fino al 1924.[2]
Dal 1920 Lewisohn cominciò a organizzare conferenze su tematiche riguardanti l'ebraismo e di generale interesse. Si dedicò alla scrittura di opere letterarie dal 1924 fino al 1943 quando divenne direttore della The New Palestine, compito che conservò fino al 1948, quando diventò uno dei tredici membri originali della facoltà di Brandeis University, insegnando letteratura comparata fino alla sua morte nel 1955.[1][3]
Lewisohn fu membro della "Jewish Academy of Arts and Sciences" e segretario onorario della "Zionist Organization of America".[1]
Lewisohn nel 1925 visitò gli insediamenti ebraici in Palestina e divenne un sostenitore del sionismo, effettuò conferenze e scrisse ampiamente su questo argomento.[4]
Lewisohn si sposò tre volte: la prima volta con Mary Arnold nel 1906; la seconda con Edna Manley nel 1940; la terza con Louise Wolk nel 1944.[5] Lewisohn ebbe anche un figlio, James Elias, da Thelma B. Spear, una cantante con cui visse per molti anni.[5]
Carriera e pensiero letterario
Durante la sua carriera letteraria Lewisohn è stato autore di numerosi articoli e di trentuno libri di critica, storia, narrativa, biografie e argomenti ebraici.[1]
Alcuni dei suoi lavori più noti furono Upstream (Controcorrente, 1922), The Island Within (Entro l'isola, 1928), Mid Channel (A metà strada, 1929), Expression in America (Espressione in America, 1932) e Renegade (Rinnegato, 1942), incentrati autobiograficamente e narrativamente sul problema degli ebrei americani e dei loro rapporti con la comunità cristiana,[6][4] sull'approfondimento psicologico del matrimonio e dell'amore, sulla satira della morale.[7]
Contemporaneamente Lewisohn approfondì gli stessi argomenti da un punto di vista sociologico in opere come Israel (Israele, 1925), The Answer: The Jew and the World (La risposta, l'ebreo ed il mondo, 1939), The American Jew (L'ebreo americano, (1950), dove si dimostrerà favorevole al sionismo.[6][4]
Nelle sue opere di critica letteraria Lewisohn espresse ed utilizzò le teorie freudiane e psicoanalitiche[4] per opporsi alla mentalità puritana, come in The Modern Drama (Il dramma moderno, 1915), The Drama and the Stage (Il dramma ed il palcoscenico, 1922), The Creative Life (La vita creativa, 1924), The Story of the American Literature (La storia della letteratura americana1939), contraddistinte da idee originali e brillanti.[6][4]
^abcle muse, VI, Novara, De Agostini, 1964, p. 458.
^ab(NO) Ludwig Lewisohn, su snl.no. URL consultato il 17 novembre 2018.
Bibliografia
(DE) Hans Borchers, Freud und die amerikanische Literatur (1920–1940) : Studien zur Rezeption der Psychoanalyse in den literarischen Zeitschriften und den Werken von Conrad Aiken, Ludwig Lewisohn und Floyd Dell, in American Studies, CX, Universitätsverlag Winter, 1987.
(DE) Pascal Fischer, Yidishkeyt und Jewishness : Identität in jüdisch-amerikanischer Literatur unter besonderer Berücksichtigung der Sprache: Cahans "Yekl", Lewisohns "The island within", Roths "Call it sleep", Malamuds "The assistant", Heidelberg, Winter, 2003.
(DE) Michael Krupp, Die Geschichte des Zionismus, Gütersloh, Güterloher Verlagshaus, 2001.
(EN) S. Lainoff, Ludwig Lewisohn, Boston, Twayne Publishers, 1982.