Luca Grimaldi (Genova, XIII secolo – 18 aprile 1275/1308) è stato un trovatoreitaliano, genovese.
Di questo trovatore non si hanno notizie omogenee e coerenti sia per quanto concerne le date biografiche di riferimento che l'identificazione precisa della persona. Del suo corpus poetico letterario non è rimasta traccia alcuna e tutto quello che sappiamo in merito è dovuto a fonti documentali terze.[1]
Bertoni sembra identificarlo con tale Luca Grimaldi morto nel 1275 di cui sembra si abbiano le prime notizie a cominciare dal 1240, anno in cui si troverebbe "presente alla stipulazione della lega stretta da Milano e Genova con Federico II". Durante questo lasso di tempo il nome di "Luca Grimaldi" figura oltretutto in altri atti genovesi del "Liber Jurium Januae". (ma anche qui le "fastidiose omonimie" non dissolvono certo le ambiguità). Lo Schultz-Gora lo distingue nettamente dall'omonimo Luchetto Grimaldi[1], figlio di un tale Oberto, che, come riporta il Bertoni "a torto Il Desimoni e il Belgrano identificarono come poeta"[1]. Un Luca Grimaldi appare in documenti che vanno dal 1242 al 1252, ma non si è certi si tratti del trovatore.[1] Il nome compare ancora in un documento del 1267 insieme a Simone Doria e Luchetto Gattilusio, anch'essi trovatori in lingua occitana.[1]
Nel 1258 lo troviamo come ambasciatore presso il papa Alessandro IV.
Nel 1262 fu nominato reggitore della città con Giacomo Grillo e con altri cittadini.
Nel 1269, insieme al fratello Bovarello, viene incaricato da Carlo d'Angiò per "ricevere con onore in Genova gli ambasciatori del Soldano di Babilonia".[1]
Nel 1271 fu nominato podestà di Ventimiglia.
Bertoni conclude che:
«Luca Grimaldi fu di spiriti guelfi. Avverso a Federico II e agli ultimi Svevi, egli die' finalmente opera a sviluppare la sua politica guelfa durante la podesteria di Ventimiglia; ma i ghibellini genevosi si ribellarono. La lotta finì il 28 ottobre 1271, con la peggio per i Guelfi, che furono confinati per tre anni. Nel 1275 Luca Grimaldi era già morto.»
Viene menzionato da Nostradamus[1] fra i poeti provenzali che scrissero in lingua occitana. Ma la data di morte (1308) non lo identificherebbe con il Luca Grimaldi proposto da Bertoni.
«Ritornando a' poeti, ci si presenta Luca Grimaldi, che altri chiamò da Grimaldo (luogo di Provenza). Dicono ch'egli scrivesse molte commedie (cioè satire) contro il pontefice Bonifacio VIII, parte delle quali furono briuciate per ordine de' magistrati di Provenza, fattane prima la debita riprensione all'audace poeta. A tutti è noto l'odio implacabile di Filippo il bello re di Francia contro papa Bonifazio; così che si può credere che il Grimaldi volesse accattarsi il regio favore con oltraggiare il pontefice.[2][3]»
Inoltre varie fonti riportano la voce della sua romanzata morte nell'anno 1308 (data non avvalorata come abbiamo detto da Bertoni), tra cui Nostradamus, Canale[3], Spotorno[2]...
«Aggiunge il Nostradamus che invaghitosi Luca di una damigella dei Villanuova, ed avendo per essolei composto molte canzoni, la crudele con una bevanda amatoria trasse a morte il suo cantore nell'anno 1308; avendo egli appena trentacinque anni di età (Nostrad. Soprani)[2][4][5]»
Si ritiene che Lucas de Grimalti debba "essere diventato un simbolo dell'amante disperato, che soffre idescrivibili tormenti subendo una morte degna di commiserazione per il suo amore nei confronti di un'impietosa bellezza. Questo esempio, uno dei tanti di questa tematica, si amplificò attraverso la letteratura cortese". Alain Chartier ne trasse spunto per la sua La Belle Dame sans mercy, mentre Juan de Flores venne a identificarsi in questo amante sfortunato sì da cambiare il suo nome in "Grimalte", associando la donna crudele che amava alla "insensibile Gradissa della novella.[5]
«Luca Grimaldi è fama scrivesse molte satire contro papa Bonifacio VIII per compiacere al re di Francia Filippo il Bello.»
^"...in pochi giorni si suicidò, all'età di 35 anni (1308). La donna morì in seguito ai rimproveri e rimorsi causati dall'aver fatto morire un tale poeta e sapiente. Dopo la morte furono trovati diversi componimenti che lui aveva dedicato alla gentildonna" (Jehan de Nostredame, Les Vies des Plus Célèbres et Anciens Poètes Provencaux, ed. Chabaneau & Anglade, Paris, 1913, pagg.111-112). Questi lavori andarono, a quanto sembra, perduti.