Nato da famiglia contadina, entra in seminario e viene ordinato sacerdote nel 1938, dopo una breve esperienza pastorale nella parrocchia di Pontedera, dal 1940 al 1944 fu parroco della Pieve di Valdicastello, frazione del comune di Pietrasanta
Uomo d'azione e schietto nell'esprimere le sue convinzioni, mal aveva sopportato il regime fascista e in più occasioni durante le prediche aveva espresso le sue critiche.
Dall'8 settembre, collabora attivamente con il movimento della resistenza, tanto da meritare la qualifica di partigiano combattente, nella formazione Bandelloni.
Collabora con il CLN dopo l'avanzare del fronte e il conseguente ordine di sfollamento dal litorale versiliese, si trovò nella condizione di dover organizzare l'ospitalità a diverse migliaia di sfollati.
Il 13 agosto 1944, le forze naziste compiono un rastrellamento, le stesse che il giorno prima si erano rese responsabili a Sant'Anna di Stazzema di un eccidio e viene arrestato con altre 30 persone.
Separato dal gruppo viene trasferito alle scuole di Nozzano, sede del comando 16 SS Panzer Grenadier Division, per sedici giorni prigioniero viene sottoposto a interrogatorio e tortura.
Il 29 agosto 1944 viene fucilato a Laiano di Filettole nel comune di Vecchiano e sul suo corpo viene lasciato uno scritto
«Bandito che ha attentato alle truppe tedesche»
Italo Ninci e Antonio Vannini, scampati alla morte nel carcere di Nozzano:
«... tutte giacenti a terra ma dagli aguzzini tedeschi obbligati a fare salti, a giostrare vorticosamente, a passare con ventre denudato sulla terra, a strusciare la lingua sul pavimento ed altre esercitazioni brutali. Nello stesso locale c'erano tre sacerdoti: Don Giuseppe del Fiorentino, parroco di Bargecchia, don Libero Raglianti, parroco di Valdicastello e un salesiano Renzo Tognetti[1]»
Onorificenze
Il 5 ottobre 1964 gli viene conferita la medaglia d'oro al valor civile.
«Esercitò il ministero sacerdotale con rara abnegazione, sempre svolgendo opera generosa ed altruistica per il bene dei suoi parrocchiani. Durante l'occupazione nemica, con umile eroismo, soccorse sfollati, accolse con carità cristiana perseguitati e feriti, si prodigò in innumerevoli iniziative per salvare il suo gregge e alleviarne le sofferenze. Diffidato dall'invasore, volle continuare con sprezzo del pericolo, nella sua opera esemplare, catturato, sopportò, con silenzioso coraggio torture e sevizie, affrontando serenamente la morte. Fulgido esempio di amore sacerdotale, spinto fino al sacrificio cosciente della vita.[2]» — Laiano di Filettole, 29 agosto 1944
Riconoscimenti
Monumenti che ricordano don Libero Raglianti:
Due lapidi poste all'esterno della Pieve di Valdicastello, nel comune di Pietrasanta, entrambe dedicate al "parroco", rispettivamente nel 1954 e nel 2004.
Targa, con Foto posta a Cenaia in Piazza Giuseppe di Vittorio dedicata a don Raglianti nel 2024.
Monumento, con busto e lapide, posto a Valdicastello e dedicato a don Raglianti e con lui a tutti i "paesani vittime della guerra".
Monumento e lapide dedicati alle vittime sul luogo dell'eccidio sul ponte che collega Ripafratta a Filettole di Vecchiano.
Lapide nella chiesa di Sant'Anna (Stazzema), dedicata "alla memoria dei sacerdoti della Versilia che nella tragica estate del 1944 suggellarono col sangue l'impegno alla loro missione di carità e pace".