Laureato in giurisprudenza, fu anche narratore e autore di romanzi realistici di ambiente galiziano ed ebraico (L'ultimo re dei Magiari, 1867; Racconti galiziani, 1876; Storie di ebrei polacchi, 1886).
Sacher-Masoch deve la sua fama ai romanzi erotici (Venere in pelliccia, 1870; Le messaline di Vienna, 1874; Falso ermellino, 1873-1879; Donne crudeli, 1907 postumo), nei quali viene descritta la parafilia che gli fu tipica fino da adolescente[1], e che lo psichiatraRichard von Krafft-Ebing chiamò successivamente masochismo. Unita al sadismo (dal marchese de Sade, 1740-1814), ha dato origine alla parola sadomasochismo. Egli cercò sempre, più che donne sadiche, donne che accettassero di impersonare il ruolo.
Infine cominciò a dare segni di forte squilibrio mentale e aggressività, oltre al suo solito masochismo, e venne ricoverato dalla seconda moglie Hilda Meister nel manicomio di Lindheim nel 1895, anno in cui viene annunciata la sua morte (altra coincidenza biografica con la vita di Sade, che morì in manicomio). Secondo alcuni studiosi, Leopold sarebbe invece deceduto nel manicomio di Mannheim dieci anni più tardi (1905).[2]
La sua vita privata cominciò a essere conosciuta solo dopo la morte, quando Aurora "Wanda" von Rümelin (che sposò nel 1873 e che fu sua moglie per una decina d'anni) pubblicò (nel 1905) le proprie memorie sotto lo pseudonimo di Wanda von Sacher-Masoch (il nome Wanda con cui Masoch la soprannominava è quello della protagonista di Venere in pelliccia, personaggio ispirato sia da Aurora che da un'amante precedente, la scrittrice Fanny Pistor); sono state tradotte da Adelphi col titolo Le mie confessioni.
Sacher-Masoch era pro-prozio della cantante e attrice britannica Marianne Faithfull, tramite sua madre, la baronessa austriaca Eva von Sacher-Masoch, coniugata Erisso, discendente del fratello dello scrittore.[3]
Opere in lingua italiana
Questa voce o sezione sull'argomento letteratura è ritenuta da controllare.
Motivo: Qui dovrebbe esserci l'elenco delle opere (con l'anno di pubblicazione), invece c'è un ridondante elenco di edizioni italiane dei suoi romanzi, con numerosi titoli citati varie volte. Da sfrondare e correggere.
Emilienne la pervertita, trad. Mario Conforti, Torino-Padova: MEB, 1969; poi come La pervertita: storia di amore e di delirio erotico nell'Europa agli albori del '900, ivi, 1993ISBN 88-7669-408-0
«Fui colpito da un particolare sovraeccitamento allorquando, circa a 10 anni, mi capitarono fra le mani le leggende dei santi; mi ricordo di averle lette con un orrore che in realtà era una sorta di estasi per come essi languivano nelle carceri, venivano posti alla graticola, trafitti dalle frecce, immersi nella pece bollente, dati in pasto alle fiere, crocifissi. E tutte queste atrocità essi le accettavano quasi con gioia. Il soffrire dolori e tormenti atroci mi sembrò fin da quell’epoca un godimento, soprattutto se le torture venivano inflitte da una bella donna, giacché da sempre ai miei occhi ogni demonismo e ogni poeticità si erano concentrati nella donna. Trasformai codesto atteggiamento in un vero e proprio culto.»
(Cose vissute)
Parla anche di un episodio in cui venne fustigato da una zia per averla spiata. Tale episodio venne anche romanzato:
«Una mia lontana parente, una specie di zia, venne a far visita ai miei genitori. Era una donna di grande bellezza, maestosa, dal sorriso provocante; io la detestavo, poiché in famiglia godeva la fama di una Messalina e nei suoi confronti mi comportavo in modo assai villano, essendo il più possibile irriguardoso e scortese. Un giorno, i miei genitori si recarono nella città vicina. La zia decise di approfittare della loro assenza per sottopormi a processo. Apparve, inaspettata, con al seguito la cuoca, la sguattera e la servetta che avevo respinta. Senza perdersi in chiacchiere, mi afferrarono, mi legarono mani e piedi benché opponessi una strenua resistenza: quindi, mia zia, si rimboccò le maniche con un risolino maligno e cominciò a picchiarmi con una robusta verga, ma così forte che sprizzò subito il sangue, e io, nonostante i miei eroici furori, presi a gridare, a piangere, a chiederle mercé. Infine mi fece slegare, ma fui costretto a ringraziarla stando in ginocchio per la punizione subita, e a baciarle la mano. Ma guardate un po’ che sciocco trascendentale ero io! Sotto le vergate di quella bella dama voluttuosa che mi appariva come una regina sdegnata nella sua giacca di pelliccia, si risvegliò in me il desiderio della donna e mia zia mi sembrò subito la femmina più eccitante che ci fosse sulla Terra.»
Marta Erba, Il professor Masoch, masochista modello, Focus Storia, Agosto 2013, 83, 68.
Gilles Deleuze, Présentation de Sacher-Masoch. Le froid et le cruel (1967); Masochismo e sadismo, trad. di Mario de Stefanis, Milano: Iota libri, 1973; come Presentazione di Sacher-Masoch, trad. di Mario de Stefanis, Milano: Bompiani, 1978; come Il freddo e il crudele, trad. di Giuseppe Da Col, Milano: SE, 1991, 1996 e 2007.
Bernard Michel, Sacher-Masoch (1836-1895, Editions Robert Laffont, 1989, Paris; Il piacere del dolore, trad. Savino D'Amico, SugarCo Edizioni, Milano, 1990.
Carlo Di Mascio, Masoch sovversivo. Cinque studi su Venus im Pelz, Firenze, Phasar Edizioni, 2018. ISBN 978-88-6358-488-2