Leone Sforza (1476 – 1496) fu conte di San Secondo, Felino e Torrechiara.
Era figlio illegittimo, probabilmente il secondogenito, di Ludovico il Moro e di una sua amante, Romana. Ludovico ebbe per lui un vivo affetto e molti sono i segni di ciò: nel 1481 gli donò il naviglio di Vigevano intrapreso da Filippo Maria Visconti; nel 1483 lo fece legittimare, riconoscendolo nel proprio testamento insieme all'altra figlia Bianca Giovanna, da lui amatissima,[1] e nominandolo suo erede universale nel caso in cui gli fossero mancati figli maschi legittimi dal matrimonio (ben lungi dal celebrarsi).[2]
Con un nuovo testamento gli assicurò poi una cospicua rendita e lo investì degli importanti feudi di Felino, Torrechiara e San Secondo, requisiti a Pier Maria II e Guido de' Rossi di Parma.[2][3]
Il suo primo incarico di rappresentanza ufficiale risale al gennaio 1485 quando, accompagnato da Galeazzo Sanseverino e passando per Mantova e per Ferrara, si recò a Venezia per presenziare a una grandiosa giostra in luogo del padre. Nel maggio dello stesso anno partecipò al solenne ricevimento di Ercole d'Este.[2]
Tra la fine del 1495 e l'inizio del 1496 sposò la giovane nobildonna Margherita Grassi,[2] di circa sedici anni,[4] orfana dell'usuraio Tommasone. Margherita - promessa sposa nel lontano 1480 al fratellastro di Leone, Galeazzo, morto precocemente - aveva sposato verso il 1492 suo zio Giulio Sforza, vecchio e malandato, il quale morì il 15 gennaio 1495, lasciandola incinta di un figlio che partorì poco dopo.[4][5]
Il matrimonio ebbe vita breve poiché Leone morì già nel 1496, ancor giovanissimo e senza aver avuto prole.[6] Gli succedette nei feudi, brevemente, la matrigna Beatrice d'Este.[7] Egli venne sepolto nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano, nuovo mausoleo della famiglia Sforza; in seguito alle disposizioni del Concilio di Trento sulle sepolture (1564), la sua salma venne deposta in fondo al coro insieme a quelle della sorellastra Bianca Giovanna e della matrigna.[8]
Viene talvolta confuso con l'omonimo cugino, quest'ultimo figlio di Sforza Secondo del ramo di Borgonovo e abate di San Vittore a Vigevano dal 1495, morto nel 1508.[2]
La vedova, Margherita, era una giovane molto bella, ma vana:[9] sposò in terze nozze, per volontà del Moro, Francesco di Renato Trivulzio, nipote di Gian Giacomo Trivulzio, al quale diede un figlio chiamato Renato.[4] Neppure questo terzo matrimonio durò molto: civettuola la moglie, gelosissimo il marito, nel settembre 1498 Francesco finì per strangolare Margherita nel suo letto, dicendo poi di averla trovata già morta, e incappando così nelle ire del duca.[9][2]