A sedici anni prese le armi e partecipò alla guerra civile francese al tempo di Carlo VI, combattendo con gli Armagnacchi. Fu catturato dai Borgognoni che nel 1418 riuscirono, grazie a un'astuzia di guerra, ad entrare in Parigi per la porta di Saint-Germain-des-Prés che il Bastardo difendeva[4]. Rilasciato nel 1420, si mise al servizio del DelfinoCarlo VII, combattendo nella guerra dei cent'anni contro gli inglesi, dapprima come cavaliere, quindi come capitano, infine come luogotenente generale dell'esercito[1].
Il futuro conte Dunois nel 1427 liberò Montargis insieme a La Hire, nonostante l'inferiorità numerica, dimostrando già le proprie doti di capitano. Comandò le difese francesi all'assedio di Orléans. Dopo la sconfitta della "battaglia delle aringhe", subita a Rouvray, liberò la città insieme a Giovanna d'Arco. Si unì a lei nelle campagne del 1429, partecipando alla decisiva battaglia di Patay, sino alla consacrazione del re a Reims, proseguendo a combattere anche dopo la morte della Pulzella[3]. Secondo alcuni storici, avrebbe tentato di liberare Giovanna d'Arco dalla prigionia, di concerto con il re, in due "imprese segrete" svoltesi nei mesi di aprile e maggio 1431[5][6]
Nel 1432 riconquistò Chartres; nel 1436 prese Parigi insieme al conestabile Richemont; nel 1443 liberò, insieme al delfinoLuigi, la città di Dieppe dall'assedio; nel 1449 ottenne la capitolazione di Rouen; nel 1450 quella di Caen e Cherbourg, nel 1451 di Bordeaux[1], dopo aver preso d'assalto e conquistato la città di Blaye[7]. In qualità di comandante militare, si distinse per la disciplina ferrea imposta all'esercito (spesso composto per gran parte da mercenari) e per lo spiccato senso di giustizia[4]; divenuto luogotenente generale, protesse la vita dei civili coinvolti nei combattimenti e, di concerto con il re, preferì accordare l'amnistia ai cittadini che avevano collaborato col nemico, anche per evitare vendette e faide[1].
Attività politiche e amministrative
Fu tra i "pari laici" che presenziarono solennemente alla consacrazione di Carlo VII nel 1429 a Reims, sostituendo il fratello prigioniero[1]; lasciata l'armata reale, nell'autunno e inverno 1429-1430 guidò le sue compagnie a contrastare le bande di mercenari che taglieggiavano il Ducato d'Orléans, acquistando una solida reputazione tra il popolo[4].
In qualità di incaricato regio, preparò il testo del trattato di Arras; prese parte alla definizione dell'ordinanza del 1439 con la quale fu istituito un unico esercito regio, la "Gendarmeria reale", con l'obiettivo di ridurre il potere dei capitani mercenari e proteggere le popolazioni civili, proseguendo così le intenzioni del re Carlo V; nello stesso anno fu nominato gran ciambellano dal re Carlo VII[3] e creato conte di Dunois dal fratellastro, il duca Carlo di Valois-Orléans[1]. Fu tra i messi che convinsero l'ultimo antipapa della storia, Felice V, a dimettersi[3].
Nel 1456 testimoniò estesamente al processo in nullità della condanna di Giovanna d'Arco, riferendo sui fatti accaduti a Orléans nel 1429 e sui mesi che trascorse al suo fianco, sui campi di battaglia o presso il re Carlo VII, dichiarando di credere ch'ella fosse inviata da Dio, ed attribuendole al contempo una condotta esemplare e carismatica ed un carattere gioioso[8].
In ricordo di Giovanna fece erigere, nel bosco di Saint-Germain, una croce ancora oggi visibile, la "Croix-Pucelle"[9][10]. Nello stesso anno, per ordine del re, arrestò il duca d'Alençon, accusato di aver congiurato insieme al nemico inglese[4]. Nel 1464 fu coinvolto nella rivolta della Lega del bene pubblico contro Luigi XI ma l'abbandonò quasi subito in circostanze non chiare; perdonato dal re e posto a capo del "Consiglio dei Trentasei" fu mediatore tra la corona e la nobiltà feudale[1]. Fece costruire l'ala ovest del castello di Châteaudun e iniziò, nel 1455[11], la ricostruzione della basilica di Notre-Dame de Cléry, affidandola agli architetti Pierre Chauvin e Pierre Le Paige; i lavori saranno ultimati solo nel 1472 dal re Luigi XI[12].
La tomba di Jean d'Orléans si trova nella cappella detta "di Longueville" (o di "Saint-Jean-Baptiste"[13]) nella basilica di Notre-Dame de Cléry; nella stessa trovano anche sepoltura la moglie, Marie d'Harcourt, i figli Jean e Francesco, la moglie di quest'ultimo Agnese di Savoia ed il loro figlio Francesco II; Luigi, figlio avuto da Dunois e da Isabelle de Dreux prima del matrimonio con Marie d'Harcourt[14].
Titoli
Arme del conte di Dunois: d'Orléans (tre fiori di giglio d'oro in campo azzurro sormontati da lambello d'argento) brisato da una sbarra broccante sul tutto, segno di bastardigia.
Sposò Marie Louvet (m. 1426) nell'aprile del 1422 a Bourges, da cui non ebbe discendenza.
Ebbe un figlio illegittimo da Isabelle de Dreux, Louis, Bastardo di Dunois (1436-?); accolto in famiglia e cresciuto da Marie d'Harcourt, morì in giovane età[1].
^Un primo stanziamento di fondi nel 1446 e il conferimento dell'incarico di sovrintendente dei lavori a Pierre Chauvin, architetto del Duca Carlo d'Orléans, non consentirono l'esecuzione della ristrutturazione, dapprima sospesa per fatti di guerra, poi per una disputa legale risolta solo il 26 aprile 1455 - Cfr. Michel Caffin de Merouville, Le beau Dunois et son temps, Paris, Nouvelles Éditions Latines, 2003, ISBN 2-7233-2038-3 - pp. 321-322 e p. 377, nota 5.
^Michel Caffin de Merouville, Le beau Dunois et son temps, Paris, Nouvelles Éditions Latines, 2003, ISBN 2-7233-2038-3 - pp. 377-378.
^LuigiXI lo avrebbe sottratto al Bastardo per assegnarlo al duca di Berry - Cfr. Miroir historique de la Ligue de l'an 1464, Constant, 1694, p. 19 - consultabile in linea qui