In teoria quantistica dei campi, una identità di Ward–Takahashi è una identità tra funzioni di correlazione che è una conseguenza delle simmetrie globali o di gauge della teoria, e che rimane valida dopo la rinormalizzazione.
L'identità di Ward–Takahashi dell'elettrodinamica quantistica (QED) fu originariamente usata da John Clive Ward[1] e Yasushi Takahashi[2] per mettere in relazione la rinormalizzazione della funzione d'onda dell'elettrone al fattore di rinormalizzazione del vertice, garantendo la cancellazione della divergenza ultravioletta a ogni ordine in teoria delle perturbazioni. Successivamente sono state utilizzate anche per l'estensione della dimostrazione del teorema di Goldstone a tutti gli ordini in teoria delle perturbazioni.
Più generalmente, un'identità di Ward-Takahashi è la versione quantistica della conservazione della corrente classica associata a una simmetria continua per mezzo del teorema di Noether. Tali simmetrie in teoria quantistiche dei campi danno (quasi) sempre origine a queste identità di Ward-Takahashi generalizzate che impongono la simmetria a livello delle ampiezze quantistiche. Questo senso generalizzato dovrebbe distinto quando si legge la letteratura, come il libro di testo di Michael Peskin e Daniel Schroeder,[3] dall'identità di Ward–Takahashi originale.
Le identità di Ward-Takahashi valgono nella QED, una teoria di gauge abeliana. Nelle teorie non abeliane come la cromodinamica quantistica (QCD), le identità corrispondenti sono le identità di Slavnov-Taylor.
L'identità di Ward-Takahashi si applica alle funzioni di correlazione nello spazio degli impulsi, che non hanno necessariamente tutti i loro impulsi esterni on-shell. Sia
una funzione di correlazione in QED che coinvolge un fotone esterno con impulso k (dove ϵ μ ( k ) {\displaystyle \epsilon _{\mu }(k)} è il vettore di polarizzazione del fotone ed è implicita la somma su μ = 0 , … , 3 {\displaystyle \mu =0,\ldots ,3} ), n elettroni allo stato iniziale con impulsi p 1 ⋯ p n {\displaystyle p_{1}\cdots p_{n}} , e n elettroni allo stato finale con impulsi q 1 ⋯ q n {\displaystyle q_{1}\cdots q_{n}} . Si definisce anche M 0 {\displaystyle {\mathcal {M}}_{0}} come l'ampiezza più semplice che si ottiene rimuovendo il fotone con impulso k dall'ampiezza originale. Allora l'identità di Ward–Takahashi è
dove e è la carica dell'elettrone e ha segno negativo. Si noti che se M {\displaystyle {\mathcal {M}}} ha i suoi elettroni esterni on-shell, allora le ampiezze sul membro di destra di questa identità hanno ciascuna una particella esterna off-shell, e pertanto non contribuiscono agli elementi della matrice S.
L'identità di Ward è un caso particolare dell'identità di Ward–Takahashi applicata agli elementi della matrice S, che descrivono i processi di scattering fisicamente possibili e quindi hanno tutte le loro particelle esterne on-shell. Sia ancora M ( k ) = ϵ μ ( k ) M μ ( k ) {\displaystyle {\mathcal {M}}(k)=\epsilon _{\mu }(k){\mathcal {M}}^{\mu }(k)} l'ampiezza per un certo processo di QED che coinvolge un fotone esterno con impulso k {\displaystyle k} , dove ϵ μ ( k ) {\displaystyle \epsilon _{\mu }(k)} è il vettore di polarizzazione del fotone. Allora l'identità di Ward si scrive:
Fisicamente, ciò che questa identità significa è che la polarizzazione longitudinale del fotone che nasce nel termine di ξ gauge non è fisico e sparisce dalla matrice S.
Tra gli esempi di questo si annoverano il vincolo alla struttura tensoriale della polarizzazione del vuoto e della funzione vertice dell'elettrone in QED.
Le identità di Slavnov–Taylor sono la generalizzazione delle identità di Ward–Takahashi alle teorie di gauge non abeliane.[4] Queste identità sono state originariamente scoperte da Gerard 't Hooft,[5] e prendono il nome da Andrei Slavnov e John Clayton Taylor che le hanno riformulate per farle valere anche off-shell.[6][7]