Il suo soprannome è legato alla leggenda, secondo la quale san Bennone gli sarebbe apparso in sogno e, per la sua lite contro la Chiesa, gli avrebbe cavato un occhio. Era figlio di Federico II di Meißen e di Matilde di Baviera.
Guglielmo fu uno dei più dinamici principi della casata di Wettin, operò sagacemente nella rimozione dei poteri della piccola signoria all'interno del suo margraviato e nella difesa del casato boemo dei Lussemburgo. Inoltre acquisì la signoria di Colditz, ebbe la ricca proprietà del burgraviato di Dohna, che acquistò per sé e fu un grande benefattore del duomo di Meißen, aiutandolo con successo ad ottenere l'Esenzione. Nel 1401 egli acquistò i primi tre vigneti a Lößnitz, che costituirono, nei successivi quasi 500 anni, i vigneti di corte dei Wettin. Nel 1404 finanziò il convento agostiniano di Dresda, assegnandogli anche delle proprietà.
A seguito delle elevate spese del margravio, che, fra l'altro, erano anche state causate dall'occupazione della rocca di Dohna, il territorio e la popolazione furono gravati in gran misura. Oltre a particolari aggravi fiscali, si ebbe un crescente peggioramento dell'economia, attraverso un considerevole deterioramento del titolo di argento delle monete della zecca dei Wettin. Fu solo nel 1412 che Federico I di Sassonia riuscì a ristabilirne il valore.
Matrimonio e discendenza
Guglielmo si sposò due volte:
con Elisabetta di Moravia († 1400), dalla quale non ebbe figli e dopo la cui morte sposò Anna di Braunschweig, ma anche da quest'ultima non ebbe figli. La sua eredità quindi andò ai tre nipoti, figli dei fratelli Baldassarre e Federico.
Carl Wenck: Die Wettiner im XIV. Jahrhundert insbesondere Markgraf Wilhelm und König Wenzel nebst einem Exkurs: Der vogtländische Krieg. Duncker & Humblot, Leipzig 1877.
(DE) André Thieme: Wilhelm I. (der Einäugige) . In: "Sächsische Biografie". Herausgegeben vom Institut für Sächsische Geschichte und Volkskunde, bearb. von Martina Schattkowsky.