Il governatore supremo della Chiesa d'Inghilterra (in ingleseSupreme Governor of the Church of England) è un titolo detenuto dai sovrani britannici, per designare la massima autorità della Chiesa d'Inghilterra.[1] Sebbene l'autorità del monarca sulla chiesa non sia forte, il titolo è ancora molto rilevante e soprattutto ha un valore simbolico. I membri di alto rango della Chiesa d'Inghilterra sono ufficialmente nominati dal Governatore supremo su consiglio del Primo ministro del Regno Unito, a sua volta consigliato dai leader religiosi.[1]
Storia
Nel 1536, Enrico VIII d'Inghilterra ruppe con Roma, si impadronì dei beni ecclesiastici nel suo paese, dichiarò la Chiesa d'Inghilterra una Chiesa istituita e ne divenne il suo capo supremo. L'Atto di Supremazia del 1534 confermò lo status di autorità del re sulla Chiesa d'Inghilterra e chiedeva alla nobiltà che fosse prestato giuramento per riconoscerla.[2] La figlia di Enrico, Maria I, tentò di ripristinare la lealtà della Chiesa d'Inghilterra al Papa di Roma abrogando l'Atto di Supremazia nel 1555.[3]Elisabetta I salì al trono nel 1558 e l'anno successivo il Parlamento approvò l'Atto di Supremazia del 1559 che ripristinò l'atto originario.[4] Tuttavia, per placare i critici, il giuramento di supremazia che i nobili erano obbligati a svolgere, conferì al monarca il titolo di governatore supremo della Chiesa anziché di capo supremo. Questa formulazione evitava l'accusa che la monarchia rivendicasse la divinità o usurpasse il posto di Gesù Cristo, che la Bibbia identifica come capo della Chiesa.[5]
Il titolo di Difensore della fede fa parte dei titoli della monarchia britannica da quando fu originariamente conferito a Enrico VIII da papa Leone X nel 1521, in riconoscimento del suo ruolo nell'opporsi alla Riforma protestante.[2] Il papa in seguito ritirò il titolo, ma fu successivamente riconferito dal Parlamento d'Inghilterra durante il regno di Edoardo VI.