Gli spaccapietre raffigura con crudo realismo un vecchio operaio mentre spacca le pietre a colpi di martello, così da ricavarne pietrisco, aiutato da un garzone che regge una pesante cesta di ciottoli già lavorati. Dei due uomini, quello più giovane, a sinistra, è raffigurato di spalle, mentre quello più anziano è genuflesso ed è raffigurato di profilo. Le due figure si stagliano nitide su un aspro paesaggio montano che si distribuisce uniformemente per tutto lo sfondo, venendo interrotto solo da uno scorcio del cielo, in alto a destra. La povertà dei due uomini, oltre che materiale (rimanendo fedele ai canoni del Realismo, Courbet indaga fino in fondo le due figure, ritraendone le calze bucate, il panciotto lacerato, gli zoccoli consunti, le toppe sulle maniche della camicia), è anche psicologica:
infatti non è mostrato il volto dei due uomini, come se queste due figure esistessero solo per il lavoro che fanno, faticoso e ripetitivo.[1][2]
Courbet, con l'esecuzione de Gli spaccapietre, intendeva realizzare un'opera di denuncia sociale della fatica del lavoro, introducendo nello scenario artistico francese temi come la povertà, la precarietà della vita, e soggetti fino a quel momento considerati indegni di raffigurazione;[1] per questo motivo, il dipinto suscitò aspre polemiche da parte del pubblico.[3] Ad esser criticati non furono solo l'inserimento di documenti etnografici nel campo dell'arte e la natura spiccatamente polemica dello stile di Courbet, bensì anche i canoni estetici dell'opera, la cui aderenza al vero trascurava le esigenze del decoro: non vi è infatti né una simmetria tra le due figure né la linea dell'orizzonte, oscurata dalle montagne, e l'asse verticale risulta troppo decentrato a destra.[2]
Note
^ab A. Cocchi, Gli spaccapietre (Dresda), su geometriefluide.com, Geometrie fluide. URL consultato il 21 giugno 2016.
^ab Francesco Morante, Gli spaccapietre, su francescomorante.it. URL consultato il 21 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 7 giugno 2016).