Durante la seconda guerra mondiale, il monsignore balzò agli onori civili e militari per un episodio occorso nella sua sede episcopale. Il 18 settembre 1943, un commando nazista era in procinto di fucilare cinquanta cittadini tranesi in rappresaglia alla morte di cinque militari tedeschi; l'arcivescovo intervenne insieme al mons. Raffaele Perrone, suo vicario generale, per chiedere clemenza; quando questa fu negata, benedisse i morituri e si posizionò per essere fucilato insieme a loro. Il gesto dissuase i soldati tedeschi dall'eccidio.[2][4][5] L'arcivescovo e il vicario vennero così insigniti della medaglia d'argento al valore militare[5] dal re Vittorio Emanuele III il 7 ottobre 1943.[2]
Morte
Morì il 16 giugno 1947.[1][2][5][3] Secondo le cronache locali, la sua camera ardente fu molto accorsata perché i fedeli volevano porgere l'ultimo saluto al cosiddetto "pastore buono".[2]
«Avuta conoscenza che un comando avversario stava per procedere, nella sua sede episcopale, alla fucilazione di 50 civili, a titolo di feroce ed ingiusta rappresaglia, interveniva immediatamente per evitarne l’esecuzione. Riuscito vano il suo intervento, impartiva ai morituri la sua benedizione e si poneva dinanzi ad essi, per condividerne la sorte. Con tale eroico esempio di carità cristiana si imponeva al comandante nemico il quale desisteva dal suo barbaro proposito. Trani, 18 settembre 1943»
A Lecce, sua città natale, la casa in cui è nato è segnalata dal 26 agosto 1947 da una lapide di marmo che ne ricorda i meriti,[5] e una limitrofa via del centro storico è stata intitolata al suo nome.