Esistono tipi diversi di fotorivelatore, realizzati in base a diversi effetti di interazione tra la radiazione e la materia. In particolare possono differire per la porzione di spettro elettromagnetico che sono in grado di rilevare, e per l'intensità luminosa minima che riescono a misurare (alcuni sono in grado di rilevare i singoli fotoni).
Questi dispositivi sono indicati anche con il termine fotocellula[1].
Le applicazioni di questi dispositivi sono molteplici. Vanno dai dispositivi d'allarme agli automatismi per cancelli o porte, inoltre i cronometri di molte discipline sportive sono collegati a fotocellule. Le cellule fotoelettriche possono comandare l'accensione di lampade a seconda della luminosità presente, negli anni 60 alcuni costruttori di televisori tra i quali CGE, impiegavano una fotocellula per adeguare la luminosità dell'immagine in bianco e nero, alla luminosità dell'ambiente.
Inoltre sono utilizzati in ogni campo in cui sia necessario misurare l'intensità luminosa, ad esempio nella spettroscopia o nella fotometria, e nella fotografia.
la responsività, cioè il rapporto tra la fotocorrente e la potenza ottica incidente; nei rivelatori basati sull'effetto fotoelettrico si considera anche l'efficienza quantica, cioè il numero di cariche generate per fotone incidente