L'èremo (dal grecoἔρημοςérēmos) è un luogo di difficile accesso, dove uno o più individui, detti eremiti o anacoreti (dal grecoἀναχωρητήςanachōrētēs, derivato da ἀναχωρεῖνanachōrêin, ritirarsi), si auto-escludono dalla società solitamente per condurre una vita di preghiera e/o ascesi a stretto contatto con la natura.
Religione
La definizione di luoghi isolati di preghiera è comune a numerose religioni, soprattutto nel Cristianesimo e nel buddhismo; sono infatti l'Italia, in particolare l'Abruzzo, e il Tibet ad avere la maggiore concentrazione di eremi.
Il primo eremo, dice San Francesco d'Assisi, è il nostro corpo, nel quale è racchiusa e costretta l'anima. Conservando questa accezione, taluni eremi si sono sviluppati fino a divenire veri e propri monasteri.
Papa Celestino V, al secolo Pietro da Morrone, è stato il maggiore edificatore di eremi in Italia (soprattutto tra le montagne della Maiella), legati all'ordine celestiniano, di cui era fondatore.
Struttura
Agli inizi del Cristianesimo, III- IV secolo, l'eremo è un rifugio nel deserto, una grotta o un riparo di fortuna; per alcuni eremiti, gli stiliti, l'eremo è costituito da una colonna inaccessibile.
La forma si è evoluta poi in strutture murarie o in pietra a secco, sempre appoggiate a cavità o pareti rocciose. Ma le forme raggiungono nel Medioevo un'alta complessità. Insieme all'arricchimento degli ordini che col tempo li gestiranno, le strutture crescono di dimensioni e sono dislocate su più piani. L'appoggio alla roccia a questo punto non è che un sostitutivo per una delle pareti portanti; gli esterni si arricchiscono di inserti lavorati in pietra e gli interni di affreschi e decorazioni.
L'eremo viene quindi diviso in celle, che ospitano i singoli eremiti.