L'espressione eccezionalismo americano (American exceptionalism) si riferisce alla dottrina che ritiene gli Stati Uniti d'America differenti qualitativamente da ogni altra nazione sviluppata,[1] grazie alle sue convinzioni nazionali, all'evoluzione storica, alle particolari istituzioni politiche e religiose, alle origini etniche e alla composizione popolare, o agli ideali nazionali.
Le persone che scelgono di usare l'espressione "eccezionalismo americano" in senso peggiorativo sostengono che sia il prodotto di una forma mascherata di nazionalismo, sciovinismo o, addirittura, di gingoismo.
L'espressione viene usata per la prima volta da Alexis de Tocqueville nel suo lavoro del 1831, La democrazia in America:
Dorothy Ross, in Origins of American Social Science (1991), argomenta che ci sono tre varietà generiche di eccezionalismo americano:
Intorno al XX secolo la locuzione è stata anche usata per descrivere un presunto fenomeno presente in alcune autorità politiche, tra cui l'amministrazione di George W. Bush, vicina al neoconservatorismo. Alcuni studiosi statunitensi vicini a tale posizione tendono a considerare gli Stati Uniti d'America come qualcosa che sia "al di sopra" o comunque una "eccezione" alla legge, specialmente al diritto internazionale. Questo fenomeno dovrebbe essere chiamato, più specificatamente, eccezionalismo a priori o "neo-eccezionalismo". Il nuovo uso del termine, diffuso in alcuni circoli, crea confusione sull'argomento e intorbida le acque intorno all'uso tradizionale di questa espressione.