Il Dragomanno della Sublime Porta (in turco ottomanoterdjümân-ı bâb-ı âlî; in greco[μέγας] διερμηνέας της Υψηλής Πύλης?), Dragomanno del Consiglio Imperiale (terdjümân-ı dîvân-ı hümâyûn), o semplicemente Gran o Capo Dragomanno (terdjümân bashı), era il maggiore interprete del governo ottomano e de facto il vice ministro degli esteri. Dall'inizio della posizione nel 1661 fino allo scoppio della Rivoluzione greca nel 1821, l'ufficio venne occupato dai Fanarioti e fu uno dei principali pilastri del potere dei Fanarioti nell'Impero ottomano.
Storia
Nell'Impero ottomano, l'esistenza di interpreti ufficiali o dragomanni (dalla traduzione italiana drog[o]man dell'arabo tardjumān, ottomano terdjümân o turcimanno)[1] è attestata dall'inizio del XVI secolo. Facevano parte del personale del reis ül-küttab, che era responsabile degli affari esteri all'interno del Consiglio Imperiale. In ragione del fatto che pochi turchi ottomani imparavano le lingue europee, fin dai primi tempi la maggior parte di questi uomini era di origine cristiana, principalmente austriaca, ungherese, polacca e greca.[2]
Nel 1661, il Gran visirAhmed Köprülü nominò il greco Panagiotis Nikousios capo Dragomanno del Consiglio Imperiale. Gli successe a sua volta nel 1673 un altro greco, Alexandros Mavrokordatos.[2][3] Questi uomini iniziarono una tradizione in cui quasi tutti i successivi Gran Dragomanni della Porta erano di origine greca o ellenizzati in quanto membri di una piccola cerchia di famiglie fanariote, come i Maurocordato, i Ghica, i Caragea o i Callimachi.[2][3] Molti dei Fanarioti avevano precedentemente prestato servizio nel personale delle ambasciate europee a Costantinopoli.[4] Nikousios, per esempio, aveva precedentemente (e per un certo periodo contemporaneamente) operato come traduttore per l'ambasciata austriaca.[5]
Tutti i dragomanni dovevano essere competenti nelle "tre lingue" (elsine-i selase) comunemente usate nell'impero, arabo, persiano e turco, nonché in un certo numero di lingue straniere (solitamente il francese e l'italiano),[6] ma le responsabilità del Dragomanno della Porta andavano oltre a quelle di un semplice interprete, ed erano piuttosto simili a un ministro incaricato della conduzione quotidiana degli affari esteri.[7] In quanto tale, era la più alta carica pubblica disponibile per i non musulmani nell'Impero ottomano.[8]
Nikousios e i suoi successori riuscirono ad attribuire al loro ufficio una serie di grandi privilegi: l'esenzione fiscale per se stessi, dei loro figli e di 20 membri del loro seguito; l'esenzione da tutti i dazi doganali per gli articoli destinati al loro uso personale; l'immunità da tutti i tribunali eccetto da quello del Gran Visir; il permesso di vestirsi con gli stessi caftani degli ufficiali ottomani e di usare la pelliccia di ermellino; il permesso di andare a cavallo. Questi privilegi resero la posizione molto ambita e oggetto delle aspirazioni e delle rivalità dei Fanarioti.[9] Il salario del Dragomanno della Porta ammontava a 47.000 kuruş all'anno.[10]
Il successo dell'incarico portò alla creazione di un ruolo simile, quello del Dragomanno della Flotta, nel 1701.[7][10][11] Quest'ultimo fungeva spesso da trampolino di lancio per la carica di Gran Dragomanno.[10] C'erano anche dragomanni minori, ad esempio per l'esercito ottomano, o per l'eyalet di Morea, ma queste posizioni non furono mai formalizzate allo stesso modo.[6] Dal 1711, molti ex Gran Dragomanni o Dragomanni della Flotta assunsero le posizioni di principi (voivodi od ospodari) dei Principati danubiani di Valacchia e Moldavia. Questi quattro uffici formarono le fondamenta della preminenza dei Fanarioti nell'Impero ottomano.[12][13]
I Fanarioti mantennero questa posizione privilegiata fino allo scoppio della Rivoluzione greca nel 1821: l'allora Dragomanno della Porta, Constantino Mourouzis fu decapitato, e il suo successore, Stavraki Aristarchi, fu licenziato ed esiliato nel 1822.[2][14] La posizione di Gran Dragomanno fu quindi sostituita da un Ufficio di traduzione simile a una corporazione, composto inizialmente da convertiti come Ishak Efendi, ma rapidamente e in modo esclusivo da turchi musulmani fluenti nelle lingue straniere.[2][15]
Fratello maggiore di Panagiotis. Nel 1812 partecipò ai negoziati che posero fine alla guerra con la Russia. Gli ottomani divennero insoddisfatti dell'accordo di pace dopo che Napoleone iniziò la sua invasione della Russia a giugno e Mourouzis fu sospettato di aver favorito gli interessi russi. Fu giustiziato sommariamente al Palazzo di Topkapı[19].
^Hart, Patrick; Kennedy, Valerie; and Petherbridge, Dora (Eds.) (2020), Henrietta Liston's Travels: The Turkish Journals, 1812 - 1820, Edinburgh University Press, pp. 140 - 141.
Bibliografia
Bosworth, C. E. (2000). "Tard̲j̲umān". In Bearman, P. J.; Bianquis, Th.; Bosworth, C. E.; van Donzel, E. & Heinrichs, W. P. (eds.). The Encyclopaedia of Islam, New Edition, Volume X: T–U. Leiden: E. J. Brill. pp. 236–238. ISBN 978-90-04-11211-7.
(EL) Apostolos E. Vakalopoulos, el:Ιστορία του νέου ελληνισμού, Τόμος Δ′: Τουρκοκρατία 1669–1812 – Η οικονομική άνοδος και ο φωτισμός του γένους (Έκδοση Β′), Thessaloniki, Emm. Sfakianakis & Sons, 1973.
Ministero del Catasto/Defter-Khané · Ministero dei Waqf/Evkaf-ı Hümâyun Nezâreti · Ministero delle Finanze/Malié · Ministero degli Affari Esteri/Umur-ı Hariciye Nezâreti · Ministero dell'Interno/Dahiliye Nezâreti · Ministero della Giustizia e degli Affari religiosi