Dionigi di Tell Mahre ܕܝܘܢܢܘܣܝܘܣ ܬܠܡܚܪܝܐ patriarca della Chiesa ortodossa siriaca |
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Nato | a Tall Mahra
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Elevato patriarca | 818
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Deceduto | 22 agosto 845
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Manuale |
Dionigi I Telmaharoyo (in latino Dionysius Telmaharensis, in siriaco: ܕܝܘܢܢܘܣܝܘܣ ܬܠܡܚܪܝܐ, in arabo مار ديونيسيوس التلمحري?, conosciuto anche come Dionigi di Tell Mahre; Tall Mahra, ... – 22 agosto 845) è stato Patriarca di Antiochia e capo della Chiesa ortodossa siriaca dall'818 fino alla sua morte.[1][2]
Biografia
Dionigi nacque a Tall Mahra, vicino alla città di Raqqa, da una ricca famiglia originaria di Edessa e divenne monaco presso il monastero di Qenneshre, dove studiò filologia, giurisprudenza, filosofia e teologia[1]. Studiò anche presso il monastero di Mar Jacob a Kayshum[3]. Nell'818 Dionigi fu eletto patriarca di Antiochia all'unanimità da un sinodo di quarantotto vescovi. Dopo la sua consacrazione, emanò un proclama e tenne tre concili a Raqqa nello stesso anno, durante i quali emanò dodici canoni[1]. Dionigi restaurò il monastero di Qenneshre nell'822 dopo che era stato danneggiato da un incendio causato da dissidenti[4].
Nell'826, Dionigi visitò l'Egitto accompagnato dal generale abbaside Abdallah ibn Tahir al-Khurasani[5]. Successivamente tenne un concilio presso il monastero di Euspholis nell'828[1], e tornò in Egitto nell'832 accompagnato dal califfo al-Maʾmūn[5]. Mentre si trovava in Egitto, Dionigi incontrò Papa Giacobbe di Alessandria, capo della Chiesa ortodossa copta, seguace del miafisimo, e diversi vescovi copti ortodossi fuori dalla città di Tinnis. Nell'834 tenne un altro concilio nella città di Tikrit e incontrò al-Maʾmūn a Baghdad e anche il suo successore, il califfo al-Mu'tasim. Durante il suo mandato Dionigi ordinò un totale di cento vescovi e rimase in carica come patriarca fino alla sua morte, avvenuta il 22 agosto 845[1].
Opere
Su richiesta di Giovanni, vescovo di Dara, Dionigi compose gli Annali, una storia in due volumi degli eventi ecclesiastici e secolari dall'incoronazione dell'imperatore romano Maurizio nel 582 alla morte dell'imperatore romano Teofilo nell'843. Un volume era dedicato alla storia della Chiesa e l'altro alla storia secolare, e ogni volume era diviso in otto libri[3]. L'opera fu composta con citazioni delle opere di Teofilo di Edessa, uno studioso dell'VIII secolo[6]. Gli Annali furono ampiamente citati da Michele I, patriarca ortodosso siriaco di Antiochia (1166-1199), e dall'autore anonimo della Cronaca del 1234[7]. I resoconti di Dionigi furono anche utilizzati in seguito nella Storia ecclesiastica di Barebreo, mafriano d'Oriente (1266-1286)[1].
La Cronaca di Zuqnin è stata erroneamente attribuita a Dionigi da Giuseppe Simone Assemani, ma da allora non se ne è più tenuto conto[1].
Note
- ^ a b c d e f g Barsoum (2003).
- ^ (EN) Philip Wood, The Imam of the Christians : the world of Dionysius of Tel-mahre, c. 750-850, 2021, ISBN 0-691-21995-8, OCLC 1226076863. URL consultato il 6 febbraio 2023.
- ^ a b Hoyland (1997), p. 416.
- ^ Barsoum (2003), p. 568.
- ^ a b Swanson (2010), p. 37.
- ^ Hoyland (1997), p. 418.
- ^ Hoyland (1997), p. 417.
Bibliografia
- (EN) Ignazio Aphram Barsoum, The Scattered Pearls A History Of Syriac Literature And Sciences, traduzione di Matti Moosa, 2ª ed., Gorgias Press, 2003.
- (EN) Robert G. Hoyland, Seeing Islam As Others Saw It A Survey And Evaluation Of Christian Jewish And Zoroastrian Writings On Early Islam, Darwin Press, 1997.
- (EN) Mark N. Swanson, The Coptic papacy in Islamic Egypt (641-1517), American University in Cairo Press, 2010, ISBN 977-416-093-2, OCLC 680621267.