Complessità e contraddizioni nell'architettura è un saggio di architettura pubblicato nel 1966 dall'architetto statunitense Robert Venturi. Si tratta in realtà di un vero e proprio manifesto, che Vincent Scully nella sua introduzione giudica come "probabilmente il più importante testo di architettura dal Vers une architecture di Le Corbusier, del 1923".
Il testo prende le mosse da una dichiarazione categorica: l'autore ama ed è fautore di un'architettura complessa e contraddittoria.
La cultura contemporanea ha ormai accettato la contraddizione come condizione esistenziale, in ogni settore si manifesta l'impossibilità di giungere ad una sintesi onnicomprensiva e perfetta della realtà, persino la matematica sembra aver perso le proprie fondamenta razionali, come emerge dal teorema di incompletezza di Gödel (secondo il quale ogni sistema assiomatico sufficientemente completo è incoerente al proprio interno, presenta preposizioni indecidibili).
Nel contrapporsi alle esemplificazioni cui è giunto il Movimento Moderno (inteso ormai come pratica accettata e diffusa) il testo, se pur critico, si pone in una condizione di complementarità e di dialogo nei confronti dei maestri. Venturi pur rifiutando la semplificazione (less is a bore) va alla ricerca di elementi complessi e contraddittori anche all'interno delle opere prodotte dal Movimento Moderno, riconoscendo in tali contraddizioni il veicolo portatore di un sentimento poetico ed espressivo universale. Tale sentimento si manifesta da sempre, in ogni epoca, anche in architetture minori o spontanee, ed è l'espressione tipica di ogni fase di manierismo. Dal Cinquecento italiano, a Palladio o Borromini, fino a Sullivan e più recentemente ad Aalto, Le Corbusier e Kahn, l'autore cerca attraverso molti esempi di mostrare la propria idea di complessità e contraddizione in architettura.