Nei complessi parrocchiali bretoni sono presenti elementi riconducibili forse alla religione celtica, in particolare alle concezioni sulla morte (in lingua bretone: "ankou"[5][7]), che – presso i Celti – non era vista come un inferno terribile, ma come un qualcosa strettamente legato alla resurrezione, paragonato al sole che sorge e tramonta[10] e, che quindi non va “nascosta”, ma resa il più possibile “familiare”[7].
Il fiorire di questo tipo di architettura si deve al fervore religioso della gente e alle missioni evangelizzatrici.[1][7] È collegato inoltre all'ascesa dei commercimarittimi e dell'industria del lino[1][8] tra il XVI e il XVII secolo: i commercianti di questi settori fornivano infatti i fondi necessari per la realizzazione dei complessi parrocchiali.[1][8]
Accadeva così che in Bretagna – formata a quei tempi da pochi centri urbani e molti villaggi rurali[2] – le varie parrocchie rivaleggiassero addirittura tra loro per vedere chi costruiva il complesso più bello.[1][7]
Al complesso parrocchiale i fedeli accedevano dall'arco trionfale ("porte triumphale"), che simboleggiava l'ingresso dei giusti nel regno dei cieli[1], oltre che un ponte tra vivi e morti[5] e doveva garantire ai defunti la protezione dai demoni[8].
L'arco trionfale del Complesso parrocchiale di Sizun
Chiesa
La chiesa di un complesso parrocchiale bretone si caratterizza di solito per la presenza di raffigurazioni di santi locali e di scene della loro vita.[2]
Una delle parti artisticamente più rilevanti all'interno del recinto parrocchiale è solitamente il calvario: si tratta della raffigurazione (quasi un “racconto”) in pietra della Passione di Cristo, scolpita su un basamento in granito da artisti celebri od anonimi in occasione di calamità o pestilenze e che in Bretagna – dove quest'arte è databile tra la metà del XV e il XVII secolo – risulta spesso molto elaborata, con l'aggiunta di altri elementi (altri episodi del Nuovo Testamento, episodi dell'Antico Testamento, ecc.) e/o figure (come figure di santi o come gli Apostoli, la Vergine Maria, la morte con la falce, chiamata in bretoneAnkou, ecc.), queste ultime spesso “vestite” con gli abiti dell'epoca in cui sono state scolpite.[3][4][5][8][11] Il calvario aveva una funzione “didattica”[11] e serviva per “elevare” a Dio l'anima dei credenti[12]
Vicino all'ingresso della chiesa si trova poi l'ossario o cappella funeraria, dove venivano trasferite le ossa dei morti dal cimitero: era considerato un ponte tra i vivi e i morti.[1]
La cappella funeraria serviva come deposito per le ossa dei morti, nel caso in cui in chiesa – dove i morti venivano originariamente sepolti – non vi fosse più spazio.[1]
(FR) Tourisme Bretagne: La Route des Enclos, su tourismebretagne.com. URL consultato il 13 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 16 gennaio 2010).
(FR) Tourisme Morlaix: Enclos paroissiaux, su tourisme.morlaix.fr. URL consultato il 13 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2007).