La missione è stata selezionata per la classe Small del programma Cosmic Vision nel 2012 tra 26 proposte, organizzata mediante una collaborazione tra ESA e Swiss Space Office.[3]
È stato il primo lancio di tipo "Small" ad essere ammesso all'interno del programma scientifico dell'ESA.[4]
Il progetto è gestito dall'Università di Berna, mentre per la costruzione è stata selezionata la Airbus DS. Lo scopo della missione è misurare le dimensioni di esopianeti la cui massa è già nota, diversamente dalle missioni Kepler e TESS, permettendo di determinarne la densità e di conseguenza la classificazione come gassoso o roccioso.[5][6]
Caratteristiche
Il satellite ha delle dimensioni di 1,5x1,5x1,5 m ed è basato sulla piattaforma Airbus AS-250 per satelliti medio-piccoli su orbite terrestri basse. Questa ha la forma di un prisma a base esagonale, disponendo su tre lati di pannelli fotovoltaici da 60 W integrati ad uno schermo solare e dall'altra metà del telescopio.[7][8]
Motivo: non è una missione italiana, il contributo italiano è un ingiusto rilievo
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L'Italia si è occupata di disegnare gli specchi raccoglitori e l’ottica a ridosso del piano focale, oltre ad essere responsabile dell’integrazione e del collaudo del telescopio, la cui struttura meccanica è stata fornita, invece, dall’Università di Berna. Il telescopio è stato realizzato sotto la guida dell'ASI e dell'INAF nei laboratori di Leonardo Spa a Firenze, con la collaborazione di Thales Alenia Space a Torino. Media Lario S.r.l., una PMI che ha sede in provincia di Lecco, si è occupata delle operazioni di finitura della superficie riflettente dell'ottica primaria[9]. Il team italiano comprende anche ricercatori dell’Università di Padova e lo Space Science Data Center dell’Asi e ha contribuito a definire i requisiti, a verificare le performance strumentali e a preparare l’analisi dei dati.[10]
Osservazioni
Il tempo di osservazione disponibile (GTO, Guaranteed Time Observing) è riservato per l'80% al gruppo scientifico di Cheops. Il restante 20% è messo a disposizione della comunità astronomica, con proposte selezionate attraverso un processo di selezione di peer review.
^(EN) Emilio Fernández Lisbona(1), Gianfelice D’Accolti, Joel Asquier, Robert Holloway, Bob Witteveen, Pietro Zanella e Luigi Ferrante, Cheops Solar Cell Assemblies Life Test (PDF), in E3S Web of Conferences, vol. 16, n. 16004, 2017, DOI:10.1051/e3sconf/20171616004, ISSN 2267-1242 (WC · ACNP). URL consultato il 12 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2018). Ospitato su archive.is.