Bronisław Baczko nacque in una modesta famiglia ebraica di Varsavia. Quando la Germania invase la Polonia, si rifugiò nella zona orientale del paese. I suoi genitori sparirono nel ghetto. Dopo due anni in un kolkoz sovietico, si arruolò presso il corpo d'armata formato dai sopravvissuti del partito comunista polacco. Da ufficiale di questo corpo fece ritorno a Varsavia nel 1945.[2].
Baczko si laureò in lettere nel 1952 presso l'università di Varsavia.[3]. Vicino allo stalinismo allora dominante, Baczko si oppose alla filosofia rappresentata dalla scuola di Leopoli-Varsavia. La sua prima opera fu un pamphlet contro Tadeusz Kotarbinski[4], la cui filosofia non gli sembrava «abbastanza dialettica».[3] Insegnò in patria fino al 1968, quando ne fu escluso, e lasciò la Polonia per raggiungere la Francia.[5]
Proseguì il suo insegnamento in qualità di professore associato alla Facoltà di Lettere di Clermont-Ferrand, dal 1969 al 1973, poi all'università di Ginevra[6] dove fu professore di storia delle mentalità e di storia dal 1974 fino al 1989, e professore onorario da quella data.[7] Nello stesso periodo fondò, insieme a Jean Starobinski, il Gruppo di studi del XVIII secolo.[8] I suoi studi sulla utopia nella politica sono una parte fondamentale della sua opera filosofica, concentrata soprattutto sull'illuminismo e i suoi filosofi, sulla Rivoluzione francese e sulle conseguenze sociali che ne derivarono e la seguirono[6]. Lo studio dell'utopia diede a Baczko il destro per condurre una critica al presunto carattere "scientifico" del marxismo, il quale intendeva con questo appellativo distinguersi dalle dottrine precedenti. In effetti secondo Baczko il marxismo, pur tentando di analizzare in maniera scientifica le opere degli utopisti con grande attenzione alla differenza tra fantasia e anticipazione, conserva in sé le tracce di "pensiero utopico", individuabile nella previsione dell'uomo nuovo futuro, non di certo scientifica, che unitamente al mito rivoluzionario determinarono per certi tratti la fortuna della dottrina marxista, il suo dinamismo e la sua forza di penetrazione in molti ambienti intellettuali.[9]
Une éducation pour la démocratie : textes et projets de l'époque révolutionnaire, Parigi, Garnier frères, 1982
Un'educazione per la democrazia. Testi e progetti del periodo rivoluzionario, Padova, Casadeilibri, 2009
Les Imaginaires sociaux : mémoires et espoirs collectifs, Parigi, Payot, 1984
Le Calendrier républicain. Décréter l'éternité in Pierre Nora (curatore), Les Lieux de Mémoire, Volume 1 (La République), p. 3783, Parigi, Gallimard, 1984
Capitoli dal titolo: Thermidoriens;Instruction publique (nell'edizione del 1992); Lumières;Vandalisme in Dictionnaire critique de la Révolution française, a cura di Mona Ozouf e François Furet, Parigi, Flammarion, 1988, riedizione ampliata 1992
Termidoriani; Lumi; Vandalismo in Dizionario critico della rivoluzione francese (1988, 1992), 2 volumi, Milano, Bompiani, 1994
Comment sortir de la Terreur : Thermidor et la Révolution, Parigi, Gallimard, collana NRF Essais, 1989
Job, mon ami : promesses du bonheur et fatalité du mal, Parigi, Gallimard, collana NRF Essais, 1997
Politiques de la Révolution française, Parigi, Gallimard, collana Folio Histoire, 2008
Un Washington manqué: Napoléon Bonaparte, in Politiques de la Révolution française, Parigi, Gallimard, 2008
Napoleone e Washington. Bonaparte e il modello americano dal Consolato all'Impero, Roma, Donzelli 2009.
Note
^(PL) Ryszard Sitek, Warszawska Szkoła Historii idei. Między historią a teraźniejszością, Varsavia, Scholar, 2000.
^Philippe-Jean Catinchi, "Bronislaw Baczko", Le Monde 4-5 settembre 2016
^abKrzysztof Pomian, « Baczko : Lumières et Révolution », in Giovanni Busino (curatore), Lumières, utopies, révolutions: espérance de la démocratie : à Bronislaw Baczko, Librairie Droz, 1989.
^(PL) O poglądach filozoficznych i społeczno-politycznych Tadeusza Kotarbińskiego, TKKN, Varsovie, 1951