Bertran d'Alamano(n)[1] o de Lamanon, anche nelle varianti Bertan de Allamanon e Bertrams d'Alamano, italianizzato in Bertrando d'Alamannone (fl. 1229-1266) è stato un cavaliere e trovatoreprovenzale, funzionario, diplomatico e ambasciatore alla corte del conte di Provenza[2].
Restano ventidue sue composizioni, in particolare tenzoni provocatorie e sirventesi, molti dei quali trattano temi riguardanti le crociate.
Biografia
La vida di Bertran è una delle più brevi tra quelle dei trovatori, con solo ventisette parole in un manoscritto[3]:
(OC)
«Bertran de Lamanon si fo de Proensa, fill d'en Pons de Brugeiras. Cortes cavalliers fo e gens parlans, e fetz bonas coblas de solatz e sirventes»
(IT)
«Bertran d'Alamanon, proveniente dalla Provenza, figlio del signore di Brugières, è stato un cavaliere cortigianesco e un eloquente oratore, e ha composto buoni tensos e sirventes.»
Tuttavia, Bertran appare con una certa frequenza nei documenti del periodo. Viene attestato innanzitutto di essere stato nel 1235 al servizio di Raimondo Berengario IV di Provenza, continuando a servire il suo successore, Carlo I d'Angiò, almeno fino al 1260, la data della sua ultima comparsa nei documenti. Si presume che egli abbia seguito Carlo nel 1265 nel periodo in cui questi conquistò il Regno di Sicilia.
In uno dei suoi primi componimenti del 1233, Bertran criticava l'opprimente comportamento di Raimondo Berengario verso i suoi sudditi provenzali allorché faceva il giuramento da crociato. In una sua opera del 1247, Carlo viene fatto oggetto di critica per il progetto di partire per la crociata quando egli poteva ben pensare alla sua rivendicazione sulla Provenza. Un simile tema appare in un'altra poesia, in cui Carlo viene criticato per voler pianificare la sua guerra contro i turchi e corasmici invece di occuparsi della Provenza. In un lavoro non datato, Bertran esprimendo la frustrazione con la sua signora, dichiara che avrebbe voluto essere fatto prigioniero piuttosto dai "masmutz" (musulmani) che da lei.
In un sirventes, Bertran rimpiange la vita della capitale provenzale di Aix-en-Provence: "Devo pensare a cause legali e avvocati al fine di redigere atti notarili; allora guardo fuori lungo la strada per vedere se sta arrivando qualche corriere ... E dunque mi diranno 'prendi il tuo cavallo, sei richiesto alla corte; sarai multato e non perdonato, se l'udienza non va avanti per colpa tua'."[6] In Pos anc nous valc amors, seigner Bertran, Bertran aspetta impaziente l'arrivo dell'Anticristo, in modo da riuscire a possedere una signora che gli resiste.[7]
In D'un sirventes mi ven gran voluntate, scritto dopo la morte dell'imperatore Federico II nel 1250 e prima del 1265, Bertran accusa il papato di voler tenere intenzionalmente il trono del Sacro Romano Impero vacante in modo da estorcere denaro ai candidati imperiali, come se l'Impero fosse in suo possesso.[8] Bertran suggerisce che i candidati potrebbero andare a combattere, perché la Chiesa sicuramente sosterrebbe il più forte, almeno fino a quando il suo potere non inizi a indebolirsi. Ma tutti i candidati potrebbero fare meglio, se andassero proprio alla crociata in Terra santa, allora il papa conferirebbe loro le indulgenze, ma non certo il suo denaro.
Negli ultimi componimenti, scritti tra la settima e l'ottava crociata (1260–1265), Bertran lamenta il declino del Cristianità d'oltremare. La sua opera più famosa è probabilmente Us cavaliers si jazia ("Una volta un signore stava sdraiato").[9] Fra gli altri trovatori con i quali Bertran ha composto tensos figurano Guigon de Cabanas (Vist hai, Bertran, pos no-us uiron mei oill e Amicx Guigo, be.m asaut de ton sen) e Sordello (Bertrans, lo joy de dompnas e d'amia e Mout m'es greu d'En Sordel, car l'es faillitz sos senz). Contrariamente a Sordello, Bertran credeva che il cuore sarebbe stato concesso soltanto alle nobili signore e non diviso tra codardi.[10] Ciò nonostante, egli stava seguendo Sordello quando compose un ibrido di un sirventes e un planh.[11]
Elenco delle opere
Un sirventes farai ses alegratge
Qi qe s'esmai ni.s desconort
De l'arciuesque mi sa bon
Ja de chantar nulh temps no serai mutz
Pueis chanson far no m'agensa
Lo segle m'es camiatz
De la sal de Proenza.m doill
D'un sirventes mi ven gran voluntatc
L'escurgazhar a me fa tan gran feresa
Tut nos cuzauam ses faillia
Vist hai, Bertran, pos no-us uiron mei oill
Amicx Guigo, be.m asaut de ton sen
Bertrans, lo joy de dompnas e d'amia
Doas domnas aman dos cavalliers
Mout m'es greu d'En Sordel, car l'es faillitz sos senz
(EN) Miriam Cabré, Italian and Catalan troubadours, in Simon Gaunt, Sarah Kay (a cura di), The Troubadours: An Introduction, Cambridge, Cambridge University Press, 1999, ISBN0521574730.
(EN) H. J. Chaytor, The Troubadours, Cambridge, Cambridge University Press, 1912.
(EN) Margarita Egan, The Vidas of the Troubadours, New York, Garland, 1984, ISBN0824094379.
(EN) Ruth Harvey, Courtly culture in medieval Occitania, in Simon Gaunt and Sarah Kay (a cura di), The Troubadours: An Introduction, Cambridge, Cambridge University Press, 1999, ISBN0 521 574730.
(EN) J. J. Salverda de Grave, Le Troubadour Bertran D'Alamanon, Toulouse, 1902.