Assunta alla Gaumont come segretaria, riesce a ottenere, dopo aver visto la presentazione del "Cinematographe" dei Fratelli Lumière, qualche metro di pellicola, con cui riesce a girare un cortometraggio, La Fée aux choux, realizzato nel 1896, un anno dopo l'invenzione del cinema.[1] Questa realizzazione, e la sua produzione successiva, hanno fatto di lei la prima donna riuscita ad affermarsi quale regista e produttrice nella storia del cinema.
È stata tra le prime donne (con Lois Weber) a dirigere e possedere il proprio studio: The Solax Company. Pochi dei suoi film sono facilmente visibili fino alla riscoperta che inizia fin dalla metà degli anni settanta a ruota del movimento femminista[2] e col nuovo secolo a quello del MeToo, quando, restaurati progressivamente, diventano facilmente reperibili anche in rete.[3]
Introdusse nel mondo del cinema il concetto dell'essere naturale. "Be Natural", il suo motto, trasformò il mondo del cinema[4].
La regista si adattò al trasferimento in America del marito, Herbert Blanché, e insieme fondarono, scrive il Sadoul, gli Stodios Solax.[5] Nel 1919 il marito l'abbandona per una giovane attrice e nel 1921 è costretta a vendere lo studio» e a tornare in Francia sola, con due bambini.[6]
In Francia scrisse favole e racconti pubblicati in varie riviste, firmate con nomi di fantasia maschili. Firmò con il suo vero nome delle sceneggiature che però non trovarono produttori.
I suoi film sono introvabili poiché non sono firmati a suo nome ma a nome della compagnia responsabile della distribuzione. Questo non era inusuale al suo tempo, poiché i titoli di coda sono stati introdotti nel cinema solo dopo il 1970. Durante i suoi ultimi anni di vita cercò invano di recuperare le copie dei film che ideò e diresse. Abbiamo accesso a solamente a qualche decina dei film della sua produzione (alcuni dei quali conosciuti e famosi precedentemente ma attribuiti a uomini presenti nella produzione). A ottobre 2022 il sito davinotti.com ne aveva visionati e schedati 52.
Arte e invenzione
L'importanza di Alice Guy nella storia del cinema non sta tanto nel fatto che fu donna al tempo in cui le donne non avevano diritto di voto, ma nel suo contributo pionieristico all'aspetto artistico di tale novità che inizialmente si confondeva con tutte le altre innovazioni dell'epoca. «Con L'uscita dalle officine Lumière, proiettata a Parigi il 22 marzo 1895 e considerata la prima pellicola della storia, i «fratelli francesi avevano però una visione piuttosto scientifica del cinema e non s'interessarono mai alla componente artistica e commerciale dell'invenzione. Furono dunque altri a esplorare l'opportunità di raccontare storie offerte dalla nuova arte. Uno di questi pionieri fu Georges Méliès, (...) Ci fu però un'altra persona che molto presto comprese le enormi possibilità del cinema e seppe intravedere lo splendido futuro che attendeva la settima arte. (...) il suo nome era Alice Guy-Blaché».[7]
La regista «ci presenta un mondo stravolto nei ruoli e nelle consuetudini»[8] attraverso innovazioni del linguaggio che saranno patrimonio della storia del cinema. Nella pellicola La Fée aux choux, la scena del bambino che nasce sotto un cavolo è ripresa, apparente citazione, in Miracolo a Milano. L'idea del letto mobile che diventa un mezzo di locomozione di Io... e il ciclone del 1928 era presente nella pellicola di Alice Guy Le lit à roulettes del 1907[9]
Riconoscimenti
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Nel 1955 Guy-Blaché fu riconosciuta con la Legione d'Onore, il più alto riconoscimento non militare della Repubblica Francese.[10]
Nel 1957 fu onorata con una cerimonia alla Cinématheque Française.[11]
Nel 2004 la Fort Lee Film Commission inaugurò un monumento alla sua memoria nella localizzazione dello Studio Solax.
Nel 2010 l'Academy Film Archive ha incluso nel suo progetto per la conservazione del cinema, un film della regista, The Girl in the Armchair.
Nel 2011 la stessa Commissione fece pressione sulla Directors Guild of America per accettare Alice Guy-Blaché come suo membro[12].
Nel 2011 in occasione dei Directors Guild of America Award ha ricevuto il "Special Directorial Award for Lifetime Achievement".[13] Presentando il premio Martin Scorsese ha detto di lei: "È stata una cineasta di rara sensibilità, con un notevole occhio poetico e una straordinaria sensibilità per le location... è stata dimenticata dall'industria che aveva contribuito a creare."[14]
Nel 2012, per il centenario della fondazione dello studio, la Fort Lee Commissione raccolse dei fondi per sostituire la sua tomba nel cimitero di Maryrest, in Mahwah, New Jersey. Il nuovo memoriale include il logo dello Studio Solax e include una nota sul suo ruolo come pioniera del cinema.[15]
Nel 2013 Guy-Blaché fu inclusa nel New Jersey Hall of Fame.[16]
Nel 2013 una piazza nel XIV arrondissement di Parigi fu attribuita a Alice Guy-Blaché in suo onore, chiamata Place Alice-Guy.[17]
Nel 2018 è creato in Francia il Prix Alice Guy che ha come obiettivo di valorizzare il lavoro di una giovane realizzatrice.[18]
Eredità culturale
Nella seconda metà del 1940 Guy Blaché scrisse un'autobiografia; pubblicata in francese nel 1976 e tradotta in inglese dieci anni dopo. Guy-Blaché era allarmata dalla sua assenza inspiegata dalla storia dell'industria cinematografica. Era in comunicazione costante con colleghi e storici del cinema correggendo affermazioni incorrette sulla sua vita. Teneva delle lunghe liste dei film che realizzò così come li ricordava, con la speranza di essere capace di provare il suo ruolo all'interno dell'industria e assicurarsi il legittimo credito per queste opere.
Il documentarioThe Lost Garden: The Life and Cinema of Alice Guy-Blaché (1996) racconta la vita della regista. Fu realizzato dal National Film Board of Canada e diretto da Marquise Lepage. Il documentario fu onorato del premio Gemeaux in Quebec, per il miglior documentario.
Nel 2002, Circle X Theatre a Los Angeles produsse Laura Comstock's Bag-punchin Dog, un musical sull'invenzione del cinema, figurando Guy-Blaché come personaggio principale. Il musical fu scritto da Jillian Armenante, Alice Dodd e Chris Jeffres.
Nel 2002 la studiosa del cinema Alison McMahan pubblicò Alice Guy Blaché: Lost Visionary of the Cinema. Guy-Blaché è considerata la prima regista donna[19]. Tra il 1896 e il 1920 collaborò a più di 1 000 film, ne diresse più di 700, tra i quali 150 sono sopravvissuti e 22 sono dei lungometraggi.
Nel 2011 Guy-Blaché fu rappresentata come una regista di documentari del 1913 in una produzione off-Broadway, Flight, che esordì nel teatro Connelly.
Nel 2018 il documentario Be Natural: The Untold Story of Alice Guy-Blaché, diretto da Pamena B. Green e narrato da Jodie Foster, racconta la vita, carriera e eredità di Guy-Blanché.
Nel settembre del 2019 Guy-Blaché è stata inclusa nel New York Times nella serie Overlooked No More[20].
Filmografia
Alice Guy-Blaché diresse più di 1 000 film (tra cortometraggi e lungometraggi). Nonostante gli sforzi della stessa regista per ricostituire il corpus delle sue opere e ottenerne delle copie, una gran parte di queste opere sono state perse[21].
^Riscoperta in Francia regista del '96. Eccolo finalmente sottratto all'oblio, grazie all'associazione femminista Musidora: Alice Guy, in Corriere della Sera Nazionale, Milano, 15 giugno 1976, p. 11.
Alice Guy, Memorie di una pioniera del cinema, a cura di Monica Dall'Asta, 1ª edizione, Bologna, Edizioni Cineteca di Bologna, 2008, pp. 295, ISBN978-88-95862-07-1.
Daniel Chocron, Alice Guy, pionnière du cinéma, Edizioni LE JARDIN D'ESSAI, 2013, pp. 115, ISBN978-2-911822-77-3.
Anthony Slide, The Memoirs of Alice Guy Blaché, Rowman & Littlefield, 2022, pp. 210, ISBN9781538165515.