La nisba di al-Māturīdī si richiama alla località di Māturīd o Māturīt, tuttora esistente, nei pressi di Samarcanda.[4]
Biografia
Si sa relativamente poco della vita di al-Māturīdī, dal momento che le fonti disponibili si limitano tendenzialmente a elencare le sue opere.[5] Sappiamo però che il suo principale Maestro, Abū Naṣr Aḥmad b. al-ʿAbbās al-ʿIyāḍī, fu assassinato tra l'874 e l'892. La scarsità di notizie biografiche dipende forse dal fatto che egli può essere qualificato come uno studioso, restio ad assumere un qualche pubblico ufficio nella corte samanide di Bukhārā.[2] Studiò con Abū Bakr al-Jūzjānī e il già menzionato Abū Naṣr Aḥmad b. al-ʿAbbās al-ʿIyāḍī, che ne influenzarono notevolmente il pensiero teologico.[2]
Si dice anche che al-Māturīdī abbia improntato la sua vita al più schietto ascetismo e che fosse quindi uno (zāhid),[6] in grado di compiere per volere divino numerosi miracoli (karāmāt).[2] Malgrado non sia considerato un sufi vero e proprio, è nondimeno assai probabile che al-Māturīdī sia stato in rapporti con gli ambienti sufi della sua regione,[2] come vari altri esponenti sunniti hanafiti.[2]
Teologia
Al-Māturīdī definiva la fede (īmān) taṣdīq bi l-qalb (attestazione di verità col cuore) o "attestazione espressa verbalmente (iqrār bi l-lisān).[4] Per al-Māturīdī tuttavia le opere (aʿmāl) non fanno parte della fede.[2] Inoltre sosteneva che "la fede non può decrescere e aumentare, sebbene si possa dire che essa aumenta attraverso la sua rinnovazione e la sua reiterazione".[2]
Al-Māturīdī sostenne l'impiego dell'interpretazione allegorica nel lavoro di esegesicoranica, relativamente alle definizioni antropomorfiche contenute nel testo sacro islamico, malgrado rifiutasse molte interpretazioni dei mutaziliti.[2] In altre occasioni egli approvò il metodo tradizionale sunnita del bilā kayf ("senza [chiedersi] il come")[2] Al-Māturīdī inoltre rifiutò le idee mutazilite relative agli attributi (sifat) divini definendoli "reali ed eternamente sussistenti" con l'essenza di Allah (qāʾima bi l-dhāt).[2] La sua principale divergenza rispetto ad al-Ashʿarī consisteva nel fatto di sostenere gli attributi dell'essenza e dell'azione divina come "egualmente eterni e sussistenti nell'Essenza divina."[2]
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Bazdawī, Uṣūl al-dīn, ed. H. P. Linss, Cairo, 1383/1963, index s.v.
Abū l-Muʿīn al-Nasafī, Tabṣīrat al-adilla, citata in Muḥammad b. Tāwīt al-Ṭānjī, "Abū Manṣūr al-Māturīdī", in Ilahiyat Fakültesi Dergisi, IV/1-2 (1955), pp. 1–12
Ibn Abī l-Wafāʾ, al-Jawāhir al-muḍīʾa, Ḥaydarābād 1332/1914, II, pp. 130–131
Lakhnawī, al-Fawāʾid al-bahiyya, Cairo, 1924, p. 195
Fonti secondarie
(FR) M. Allard, Le problème des attributs divins dans la doctrine d’al-Ašʿarī, Beirut, 1965, pp. 419–427
(DE) M. Götz, "Māturīdī und sein Kitāb Taʾwīlāt al-Qurʾān" in Der Islam XLI (1965), pp. 27–70
(DE) H. Daiber, "Zur Erstausgabe von al-Māturīdī, Kitāb al-Tauḥīd" in Der Islam, LII (1975), pp. 299–313
(EN) Wilferd Madelung, lemma «al-Māturīdī», in: The Encyclopaedia of Islam, Second Edition, Edited by: P. Bearman, Th. Bianquis, C.E. Bosworth, E. van Donzel, W.P. Heinrichs.
(EN) Ulrich Rudolph, Al-Māturīdī and the Development of Sunnī Theology in Samarqand, trad. Rodrigo Adem, Leiden, Boston, Brill, 2015.