Ángeles González-Sinde Reig (Madrid, 7 aprile 1975) è una regista, sceneggiatrice e politica spagnola, vincitrice di due Premi Goya e Ministra della Cultura durante il governo Zapatero II.
Figlia del cineasta José María González-Sinde[1], che fu fondatore e primo presidente dell'Academia de las Artes y las Ciencias Cinematográficas[2], Ángeles studiò filologia classica presso l'Università di Alcalá, per poi proseguire la sua formazione presso l'Università autonoma di Madrid e l'American Film Institute[3][4]. Lavorò successivamente come redattrice per Cosmopolitan[5].
Intrapresa l'attività di sceneggiatrice, vinse il Premio Goya per la migliore sceneggiatura originale nell'edizione del 1998, per via del suo lavoro nel film La buona stella. Ai Premi Goya 2004 ricevette la statuetta come miglior regista esordiente con la sua opera prima, La suerte dormida. Cinque anni dopo, ottenne la nomination nella categoria migliore sceneggiatura non originale per Una palabra tuya.
Nel 2006 divenne presidente dell'AACCE, ricoprendo il ruolo che molti anni prima era stato di suo padre e succedendo all'attrice Mercedes Sampietro[5].
Nell'aprile del 2009, in seguito ad un rimpasto di governo, entrò a far parte del secondo esecutivo di José Luis Rodríguez Zapatero rivestendo la carica di Ministra della Cultura[6]. La sua nomina fu particolarmente osteggiata dalla comunità di internet[7], per via delle posizioni molto nette che aveva espresso contro i download gratuiti, che a suo dire mettevano in pericolo la sopravvivenza del cinema[8]. L'Asociación de Internautas ne chiese espressamente le dimissioni sostenendo che la sua nomina fosse una provocazione di Zapatero contro internet[9] e paventando il rischio di un conflitto di interessi[10]. Sul social network Actuable venne lanciata una raccolta firme per invocare le dimissioni della ministra; furono ottenute oltre 22mila firme. Iniziative simili furono adottate, in concomitanza con le proteste in Spagna del 2011, da comunità di Facebook[11] e da gruppi quali Anonymous[12][13][14] all'indomani della cosiddetta "Legge Sinde". Sotto tale denominazione, si ricorda un'iniziativa del governo portata avanti dalla ministra, con la quale veniva concesso all'autorità giudiziaria di chiudere qualsiasi pagina web che consentiva download di materiale protetto dal diritto d'autore[15][16][17]. La Legge Sinde faceva in realtà parte di un apparato più vasto, la L.2/2011 o Ley de Economía Sostenible, rappresentandone una disposizione relativa alla tutela della proprietà intellettuale[18]. La L.2/2011 fu approvata dal Congresso dei Deputati nel febbraio 2011[19], ma la Legge Sinde non trovò attuazione per via delle differenze di vedute interne all'esecutivo[20][21]. Álex de la Iglesia, che era succeduto alla González-Sinde come presidente dell'AACCE, rassegnò le sue dimissioni in polemica con il governo[22]. Per tale motivo, diversi oppositori della legge proposero che egli diventasse ministro in sostituzione della González-Sinde[23]. Fu nel marzo del 2012, con il governo Rajoy I, che la Legge Sinde trovò piena regolamentazione[24]. A quell'epoca la ministra non era più in carica da tre mesi, quando la compagine di governo aveva cessato il proprio mandato da dimissionaria. La stessa González-Sinde aveva dichiarato la propria volontà di abbandonare la politica per dedicarsi esclusivamente all'attività cinematografica[25].
Nel giugno del 2020 fu eletta all'unanimità presidente del consiglio di amministrazione del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía[26][27]. La vicepresidenza andò invece a Beatriz Corredor[28].
Madre di due figlie[29], fu compagna dell'editore Claudio López Lamadrid fino alla morte dell'uomo nel 2019[30][31][32].
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